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Palazzi & potere
Un centro-destra liberale è possibile, e può nascere da Genova

Nel nostro Paese c'è spazio per le posizioni liberali? La spesa pubblica si può tagliare? Un fisco equo è possibile? Ne abbiamo parlato con Elisa Serafini, opinionista, divulgatrice economica e candidata consigliere comunale nella città di Genova.

 

In un momento politico dominato dall'incertezza che vede la sinistra storica emarginata e messa in minoranza dal Pd renziano mentre a destra c'è, al momento, una spaccatura sostanziale tra le posizioni più moderate e quelle più integraliste secondo te il pensiero liberale ha o può trovare un suo spazio?

 

"Lo spazio per una visione liberale c'è e può essere anche ampliato, l'importante però è avere un centro-destra pluralista in cui si possa dar vita ad un confronto interno sulle diverse posizioni ed esprimere le priorità politiche con metodi democratici interni alla coalizione oppure con la normale dialettica che dovrebbe esserci internamente ad un qualsiasi partito.

La sfida deve essere quella di cercare una sintesi tra le varie sensibilità politiche, i "sovranisti" ad esempio intercettano un malessere a cui bisogna dare risposte, parallelamente sulle posizioni economiche ci sono figure liberali che in questi anni si sono poste molto bene e a cui credo si possa e si debba dare spazio così come accade anche nel partito Repubblicano negli USA in cui convivono in sinergia i liberali, i conservatori, i riformisti e altre correnti."

 

Che cosa significa essere liberali in un contesto, come quello italiano, con un apparato pubblico molto sviluppato e con una forte presenza dello stato in diversi settori?

 

"Essere liberali in Italia per me significa avere come priorità lo snellimento dello stato, la riduzione della spesa pubblica e il rinnovamento dell'economia.

Concretizzando questi tre punti si potrebbero avere nuovi posti di lavoro e soprattutto si permetterebbe al Paese di tornare a crescere dopo vent'anni, riconoscersi nell'idea liberale significa proprio dar vita a politiche capaci di liberare l'economia permettendo così alle aziende di restare in Italia o di ritornarci e ai cittadini di avere maggior sicurezza economica e capacità di spesa, rilanciando così anche i consumi."

 

Ecco, proprio sulla spesa dello stato leggendo i dati relativi alla spesa per il sistema pensionistico e a quella per il sostegno al reddito emerge che l'Italia destina alla prima voce il quadruplo della seconda, gli unici Paesi UE che hanno valori simili ai nostri sono, e forse non a caso, Portogallo e Grecia. Con questa premessa per te quale sarebbe una riforma economica capace di guardare si al sistema pensionistico ma anche al sostegno al reddito e alla disoccupazione giovanile?

 

"Il problema di fondo è che i giovani sono una "categoria" non rappresentata e troppo spesso non considerata perché rappresentano una percentuale elettorale decisamente inferiore rispetto agli over65, per questo motivo nessun politico si è mai davvero interessato a loro.

Questo, oltre ad essere sbagliato, creerà dei grossi problemi nel futuro anche perché la spesa per le pensioni continua a crescere ulteriormente, un riforma interessante a proposito sarebbe quella della privatizzazione del sistema pensionistico, lasciando liberi i cittadini di scegliere l'ammontare dei contributi da versare, l'ente a cui versarli e l'età a cui andare in pensione.

Altro tema è il sostegno al reddito che si deve esserci ma che deve essere legato al sostegno per la ricerca di lavoro, dare un sussidio senza accompagnare il disoccupato nella ricerca di una nuova occupazione non serve a nulla e, anzi, crea una dipendenza sbagliata dallo stato."

 

Restando sul tema lavoro e in particolare sull'occupazione giovanile nei mesi scorsi abbiamo assistito all'abolizione dei voucher, strumento che permetteva a tanti di lavorare in modo onesto e di godere anche di alcune tutele, tu cosa ne pensi?

 

"Abolire i voucher è stato assolutamente sbagliato ed è stato il risultato di un compromesso del Governo Renzi/Gentiloni con i sindacati, il Governo evidentemente non ha avuto la forza di portare avanti una riforma giusta e bipartias che avrebbe trasformato parte del lavoro nero in lavoro certificato portando così anche degli introiti allo stato, quell'abolizione in sostanza ha certificato la debolezza di una politica da troppi anni ostaggio dei sindacati."

 

Il total tax rate italiano, ossia l'aliquota fiscale totale sulle società, è oltre il 63% contro, ad esempio, il 43% degli USA o il 24,5% della Danimarca; la pressione fiscale italiana è sostenibile? Quale sarebbe una riforma fiscale capace di ridare ossigeno alle imprese?

 

"Partiamo dal presupposto che la pressione fiscale italiana non è sostenibile e il risultato di questa insostenibilità è quello di veder molte imprese italiane emigrare all'estero o nascere direttamente all'estero, sulle pressione fiscale esiste un punto di equilibrio che, studi alla mano, va ricercato in una percentuale inferiore al 50%, secondo me un valore ideale sarebbe tra il 25 e il 35% a seconda dei servizi, e della qualità dei servizi, che vengono erogati dallo Stato.

Con un fisco più sostenibile si potrebbe incoraggiare l'imprenditorialità e favorire il rientro di tante società. La riduzione delle tasse ovviamente deve andare di pari passo con una riduzione dell'apparato statale, una riduzione del pubblico non deve essere vista come una bestemmia, anzi, si deve avere il coraggio di dire che l'apparato statale italiano ha costi veramente eccessivi e che vanno ridotti."

 

Emmanuel Macron, neo Presidente della Repubblica francese, ha promesso un taglio della spesa pubblica del suo Paese pari a 60mld in 5 anni, un taglio simile in Italia sarebbe possibile? E su quali voci di spesa si dovrebbe tagliare?

 

"Sicuramente un taglio della spesa italiana non solo si deve fare ma è assolutamente necessario e i tagli vanno fatti sugli sprechi, che sono tantissimi.

La riduzione dei costi però deve essere reale e non fittizia come, ad esempio, con la pseudo-abolizione delle Provincie che ha visto semplicemente i dipendenti spostati in altri enti, servirebbe una classe dirigente coraggiosa che guardi al bene e allo sviluppo del Paese prima che al consenso politico.

E' indicativo poi che solo il 3% dei dipendenti pubblici sia under 30, questo significa che manca anche un ricambio generazionale e che l'apparato statale è fermo ad una gestione anacronistica."

 

Passando a dinamiche più locali, nella città di Genova, con tutto il centro-destra unito a sostegno di Marco Bucci, c'è un esperimento politico in corso che poi potrebbe venir esportato in altre realtà e, perché no, anche a livello nazionale. Tu cosa ne pensi?

 

"Per iniziare va detto che per la prima volta il centro-destra genovese, insieme alle forze civiche, è veramente competitivo e ha tutte le carte in regola per arrivare al ballottaggio e vincerlo.

Nella coalizione a sostegno di Bucci ci sono varie sensibilità politiche che dialogano tra di loro ed è questo il modello che si potrebbe esportare anche a livello nazionale, non è impossibile far dialogare tra di loro il mondo liberale con quello conservatore oppure i nuovi socialisti con i cattolici, è una sfida ma può portare ad ottimi risultati"

 

Cosa ti ha spinto a candidarti consigliere comunale a sostegno di Bucci?

 

"Ho scelto di candidarmi a sostegno di Marco Bucci perché secondo me incarna perfettamente l'idea di politico/commissario capace di portare nella pubblica amministrazione le sue competenze manageriali e di buon governo al di là delle posizioni ideologiche, posizioni ideologiche che per troppo tempo hanno frenato e limitato il nostro Paese e la città di Genova.

La candidatura di Bucci si è dimostrata capace di dare nuovo slancio al centro-destra e alla compagine civica a suo sostegno, siamo stati in grado di superare contrapposizioni di pensiero e di dar vita ad una sintesi per poter veramente dialogare con tutti i cittadini. Personalmente credo fermamente in questo progetto e cercherò in ogni caso di portare il mio apporto, in particolare su temi come supporto all'imprenditoria giovanile, commercio, promozione del territorio e degli eventi, riduzione dei costi e della burocrazia."

Giacomo Tamborini 

Tags:
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