Vincono le donne e il M5S: i nuovi paradigmi del voto - Affaritaliani.it

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Vincono le donne e il M5S: i nuovi paradigmi del voto

La tornata elettorale di Giugno 2016, che ha coinvolto un totale di 1342 comuni italiani, è stata vissuta da molti come un banco di prova per risolvere alcune incognite sulla situazione politica del Paese: quanto è solido il consenso in favore del Partito Democratico e del Presidente del Consiglio Matteo Renzi? A che punto è arrivata la maturazione del Movimento 5 Stelle? Il centrodestra è ancora un progetto politico capace di slanci di vitalità?
L’attenzione di cittadini e media si è concentrata soprattutto su cinque tra le più grandi città del Paese: Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli.
Il primo turno ha consegnato una fotografia ancora sfocata delle cinque principali città italiane che infatti sono andate tutte al ballottaggio: il PD ai blocchi di partenza, prima delle elezioni, aveva 3 città e mezzo su 5 rappresentate da Fassino, Pisapia, Merola e Marino, commissariato dai vertici del partito romano.
Gli esiti del primo turno ci hanno restituito una situazione di questo tipo: a Milano, la distanza tra i due principali contendenti (Sala per il PD, Parisi per il centrodestra) è stata inferiore all’1%, a Bologna Merola ha staccato la candidata di centrodestra di più di 17 punti percentuali. Ma è stato il risultato di Torino a suscitare dubbi e ansie nel partito del Premier. In una città nella quale l’unico dubbio sembrava essere legato alla possibilità del sindaco uscente Piero Fassino di vincere al primo turno, il PD si è ritrovato catapultato in un insidioso ballottaggio in cui la distanza con la giovane Chiara Appendino, candidata del M5S, era di circa 10 punti percentuali. Significativa, ma non tanto da far dormire sonni tranquilli all’ex Ministro. Poche sorprese nelle altre due grandi città, Napoli e Roma, in cui il primo turno ha assegnato un netto vantaggio ai candidati “divergenti”: a Napoli il sindaco uscente Luigi De Magistris - che ha orientato la propria campagna elettorale in maniera decisamente avversa al Premier - ha staccato di quasi 20 punti il candidato del centrodestra, Gianni Lettieri e la candidata a Sindaco della Capitale del M5S, Virginia Raggi ha guadagnato più di 10 punti percentuali sulla proposta del PD, Roberto Giachetti. In quest’ultimo caso, il centrodestra sembra aver pagato la divisione interna riuscendo solo a sfiorare il secondo turno con Giorgia Meloni, parzialmente danneggiata dalla candidatura di Marchini con l’appoggio di Forza Italia.
Il ballottaggio del 19 giugno ha restituito al Paese uno scenario politico per certi versi inedito: la vittoria di Sala a Milano (51,7% contro il 48,3% di Parisi) e quella di Merola su Borgonzoni a Bologna con il 54,6% sono rimaste al PD anche se proprio in queste due grandi città abbiamo registrato una buona prestazione del Centro Destra che ha perso “nel miglior modo possibile”. A Milano la rincorsa di Parisi è stata infatti costante e crescente e l’analisi dei flussi dimostra come determinante sia stato l’appoggio a Sala dei voti dell’area di estrema sinistra della coalizione e della pattuglia dei Radicali guidati da Marco Cappato; a Bologna la Borgonzoni seppur sconfitta raggiunge in una città storicamente “rossa” il 45,4% dei voti staccata solo di 4,6 punti percentuali considerando che nei ballottaggi ogni punto percentuale vale doppio.
Ma a destare scalpore sono state le vittorie delle due candidate del M5S a Roma e Torino. Negli “heads up” a stupire per quanto riguarda Virginia Raggi è stata la dimensione della vittoria: avvolgente, plebiscitaria e senza appello (arrivata con una proporzione di più di 2 voti a 1 rispetto a quelli presi dal candidato del PD); a Torino i molti che si attendevano una vittoria, magari non particolarmente netta, del sindaco uscente Piero Fassino, sono rimasti sbigottiti: qui è arrivata la maggiore sorpresa di questa tornata elettorale, con una vittoria netta di Chiara Appendino, che ha ribaltato il risultato del primo turno raggiungendo il 54,6% delle preferenze (sembra infatti che la candidata del M5S abbia drenato, come del resto Virginia Raggia, i voti del Centro Destra).
A questo punto tralasciando il dettaglio asettico dell’analisi dei flussi sembra più opportuna un'analisi circolare delle possibili interpretazioni di questo voto. Il dato immediato è quello di una vittoria netta del M5S, magari non a livello nazionale ma sicuramente a livello locale: oltre ai risultati schiaccianti nei ballotaggi in cui era coinvolto, ha anche indirettamente fatto sentire il suo peso nelle città in cui ha appoggiato “inconsciamente” i candidati antisistema. Hanno vinto le donne, forti, decise, convincenti e con un profilo d’immagine da un lato “semplice e pulito” dall’altro “netto e travolgente”. 
A questo punto Alice nel paese delle meraviglie chiede allo stregatto: “potresti dirmi, per favore, quale strada devo prendere per uscire da qui?” “tutto dipende da dove vuoi andare” disse il gatto del Cheshire. Forse venerdì durante la riunione della direzione del PD potrebbe essere questa una tematica da affrontare. Il nodo per il Presidente del Consiglio e più in generale per il PD potrebbe non essere infatti rappresentato dall’analisi degli errori passati ma da quale scenario futuro sia desiderabile per il Paese, per il partito e per le persone che continuano a manifestare dei problemi di una concretezza tale da non lasciare spazio ad astrazioni ideologiche: lavoro, salute, meritocrazia e sicurezza.
Questa tornata elettorale ci dimostra infatti come stia cambiando di nuovo il paradigma del voto della gente: sembra non essere più così lineare il sillogismo giovane +nuovo=migliore; migliore=vincente; giovane+nuovo=vincente. Raggi, Appendino, De Magistris, di certo non sono “il nuovo che avanza” ma rappresentano a livelli diversi una materializzazione concreta di ancoraggio sul territorio, una messa in discussione del sistema in essere, molto probabilmente una volontà di cambiamento e sperimentazione sociale. La “meritomania giovanile” sembra lasciare il posto alla concretezza “disarmante”, anche se prevede paradossalmente una certa dose di rischio della democrazia attiva e partecipativa.

Roberto Baldassari


Roberto Baldassari
Presidente Istituto Piepoli S.p.A.
Twitter: @BaldassariR