Politica
Elezioni Palermo, Bordonaro: "Progettare la città fino al 2032"

Franco Miceli (in foto) prova a lanciare una nuova stagione per Palermo, come racconta il candidato al consiglio comunale Valerio Bordonaro
"A Palermo vivono 200.000 ragazzi e ragazze che hanno il diritto di vivere la versione migliore di questa città"
Palermo si trova di fronte a due bivi, il primo è il rinnovo del Consiglio Comunale e del Sindaco, esattamente come Genova, L’Aquila e Catanzaro. Il secondo bivio è tutto palermitano e riguarda la strada da intraprendere dopo l’era Orlando, sindaco per 22 degli ultimi 37 anni.
A Palermo ci sono chiari riflessi di quanto accade a livello nazionale tra un centrosinistra che prova a formare un "campo largo" e un centrodestra che prova a ritrovare unità dopo le spaccature tra le sue diverse anime conservatrici e sovraniste. Questo paradigma si intreccia nel capoluogo siciliano con la questione del post Orlando, che è solo (si fa per dire) una questione di continuità o discontinuità di gruppi di potere. La visione di Leoluca Orlando di una Palermo libera, aperta, accogliente e sicura è stata a lungo considerata un modello, ma il suo metodo di gestione non ha convinto tutti. Una stagione si è conclusa e il candidato del centrosinistra, Franco Miceli (in foto), prova a lanciarne una nuova, come racconta il candidato al consiglio comunale Valerio Bordonaro.
Ci sono tante emergenze a Palermo. Alcune le ha già citate, ma penso anche ai teatri e alle sepolture. Da dove si comincia?
Ognuno di noi può avere una visione per Palermo, ma Palermo diventerà quello che noi vogliamo che diventi solo quando sarà una città accogliente e giusta per tutte le persone che ci vivono. Quindi si parte dai fondamentali, uno alla volta e col piglio giusto. Non è possibile che non riusciamo a riscuotere le imposte e facciamo pagare di più chi già le paga. Non è possibile che si faccia la differenziata solo in una parte della città e non è accettabile che la filiera di smaltimento si inceppi così spesso. Non è tollerabile che intere zone della città siano marginalizzate perché non servite dai mezzi pubblici e con disagi della viabilità. La lista sarebbe lunga e fa tremare le vene ai polsi, ma siamo la quinta città d’Italia e raccogliamo la sfida. A Palermo vivono 200.000 ragazzi e ragazze che hanno il diritto di vivere la versione migliore di questa città, delle sue strade, delle sue scuole, dei suoi eventi e che hanno il diritto di progettare a Palermo il proprio futuro. Chi governerà la città dovrà contemporaneamente risanare l’esistente e coinvolgere nella progettazione di quella che sarà Palermo nel 2027 e nel 2032.
Franco Miceli ha effettivamente parlato di partecipazione ma allo stesso tempo Enrico Letta ha chiesto ai big palermitani di candidarsi. Come si conciliano i due concetti?
Le candidature dovrebbero nascere dall’offerta politica concreta e sincera e, di certo, chi ha raccolto l’invito del segretario Letta la possiede. Credo tuttavia che sia necessaria una rivoluzione dei metodi e delle norme che governano le dinamiche dei partiti. Nell’attesa di una riscrittura delle regole, è con il voto che si orienta il progetto del centro sinistra palermitano verso un movimento aperto e permeabile alle istanze di gruppi più dinamici, preparati e ambiziosi. In particolare è l’espressione delle preferenze per i consiglieri comunali a registrare le istanze della città. La mia candidatura rappresenta esattamente questo: la possibilità che Palermo, il PD e il centro sinistra palermitani siano interpreti autorevoli della vita politica nazionale ed europea. Se ci saranno i big, la lista sarà più forte ed eleggeremo più consiglieri, diversamente sarà una partita giocata alla vecchia maniera: idee, progetti, coinvolgimento e abnegazione. C’è un gruppo trasversale di ragazzi e ragazze, forse un po’ì disillusi ma pronti a combattere, che stanno osservando attentamente la scena e aspettano solo l’occasione giusta e le persone giuste per riprendere possesso delle scelte che riguardano il proprio presente e il proprio futuro.