Paolo Gentiloni: la rivincita dell'uomo tranquillo - Affaritaliani.it

Politica

Paolo Gentiloni: la rivincita dell'uomo tranquillo

Marco Zonetti

Inizialmente accusato di "governo fotocopia", il premier dei fatti vede crescere la propria popolarità in un Paese dominato dalla sterile demagogia

Fatti, non parole. Seppur abusato, potrebbe essere questo slogan la cifra amministrativa del premier Paolo Gentiloni, arrivato a Palazzo Chigi dopo la sconfitta referendaria che portò alle sofferte dimissioni il suo predecessore Matteo Renzi. Schivo, discreto, tranquillo, uomo che - citando Dostoevskij - "non ama mettersi in luce laddove occorre trarsi in ombra", per i detrattori non sarebbe dovuto durare che lo spazio di un respiro. Fin da subito, infatti, i complottisti lo liquidavano come una sorta di fantoccio manovrato da Renzi al fine di prendere tempo nel tentativo di tornare al potere il più presto possibile

Come dimenticare, il giorno dell'insediamento del nuovo premier, il tweet di Luigi di Maio: "Un'auto blu vuota è arrivata al Quirinale e ne è sceso Gentiloni", citazione di Fortebraccio che citava Churchill. E l'improvvido commento del vicepresidente della Camera grillino intercettava perfettamente il clima politico nel quale l'ex ministro per gli affari regionali saliva al Colle per accettare l'incarico da Mattarella.

Invece, sempre in vena di citazioni letterarie, come il capitano MacWhirr descritto da Joseph Conrad nel breve racconto Tifone, Paolo Gentiloni ha evitato gli strali e le frecce dell'opposizione nonché i nasi storti e i musi lunghi dei renziani più accaniti che lo vedevano come una sorta di usurpatore, ed è andato avanti per la sua strada, raccogliendo nel migliore dei modi possibile i frutti delle politiche del precedente governo renziano, cui - come ricorda Antonio Polito sul Corriere della Sera - l'aristocratico successore ha saputo riconoscere i meriti, portando al tempo stesso a casa vari successi personali. A conti fatti, la concretezza di Gentiloni scevra da guasconerie ispira fiducia da parte dei mercati, dell'imprenditoria italiana e dei suoi omologhi stranieri, ed è lodatissimo il suo chirurgico e risoluto equilibrio nella spinosissima questione sugli sbarchi (diminuiti durante il suo governo), mentre tutt'attorno a lui, da destra a sinistra, infuriavano monotoni discorsi demagogici che hanno sempre le stesse forme e lo stesso linguaggio ma nessuna soluzione.

E stupisce, e questo dovrebbe indurre a una profonda riflessione, che un uomo perlopiù timido, riservato, garbato e di non eclatante appeal mediatico riesca a convincere sempre più elettori, nel mondo politico dominato dall'immagine e dalla volgarità, e nell'Italia che si lascia irretire dalla politica dei selfie dei "grillini del muretto". 

Sempre Polito, nel suo ottimo articolo, ricorda le due imminenti tappe insidiose che attendono Gentiloni sul suo cammino, due tappe che si chiamano ius soli e legge elettorale. Che cosa ne pensi il premier e come si stia preparando ad affrontare queste temibili sfide non è dato sapere. Impassibile e imperscrutabile qual è sempre stato, Paolo Gentiloni Silveri continua a veleggiare nel mare periglioso della politica italiana, rubando la scena a carismatici pirati e a vecchi e navigati lupi di mare, cercando di traghettare il Paese verso le elezioni politiche che si prospettano le più "sanguinose" della storia repubblicana e che potrebbero vederlo come uno dei protagonisti principali. Altro che fotocopia.