Il Papa: nessun crimine cancella da figlio Dio chi lo ha commesso
"Non c'e' professione o condizione sociale, non c'e' peccato o crimine di alcun genere che possa cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio uno solo dei suoi figli". Papa Francesco ha voluto ricordarlo commentando "uno degli eventi piu' gioiosi" raccontati dal Vangelo: la conversione dell'esattore usuraio Zaccheo, al quale si ispira anche il motto episcopale del Pontefice: "miserando atque eligendo" che descrive lo sguardo di Gesu', il quale ha compassione del peccatore e lo sceglie quale discepolo. "Quest'uomo - ha ricordato Bergoglio - e' una pecora perduta, e' disprezzato e 'scomunicato', perche' e' un pubblicano, anzi, il capo dei pubblicani della citta', amico degli odiati occupanti romani, ladro e sfruttatore". "Una bella figura, eh", ha aggiunto il Papa rivolto ai 100mila presenti in piazza San Pietro. Il brano del Vangelo ci assicura, sottolinea il Pontefice, che "Dio ricorda, non dimentica nessuno di quelli che ha creato; Egli e' Padre, sempre in attesa vigile e amorevole di veder rinascere nel cuore del figlio il desiderio del ritorno a casa. E quando riconosce quel desiderio, anche semplicemente accennato, subito gli e' accanto, e con il suo perdono gli rende piu' lieve il cammino della conversione e del ritorno". Papa Bergoglio ha illustrato alla folla dei fedeli i diversi particolari del racconto di Luca, a cominciare dal Sicomoro, la pianta sul quale il peccatore era salito. "Impedito dall'avvicinarsi a Gesu', probabilmente a motivo della sua cattiva fama, ed essendo piccolo di statura, Zaccheo si arrampica su un albero, per poter vedere il Maestro che passa". "Questo gesto esteriore, un po' ridicolo - ha spiegato il Papa - esprime l'atto interiore dell'uomo che cerca di portarsi sopra la folla per avere un contatto con Gesu'". Secondo Papa Francesco, in realta', "Zaccheo stesso non sa il senso profondo del suo gesto; non sa perche' fa questo, ma lo fa. E nemmeno osa sperare che possa essere superata la distanza che lo separa dal Signore; si rassegna a vederlo solo di passaggio".
"Ma Gesu' - ha ricordato Bergoglio - quando arriva vicino a quell'albero, lo chiama per nome: 'Zaccheo, scendi subito, perche' oggi devo fermarmi a casa tua'". In sostanza, "quell'uomo piccolo di statura, respinto da tutti e distante da Gesu' e' come perduto nell'anonimato; ma Gesu' lo chiama, e quel nome in quella linguan in quel tempo, ha un significato pieno di allusioni: 'Zaccheo' infatti vuol dire 'Dio ricorda'". Ricordando che in quella fase della sua vita terrena, "attorno a Gesu' si va stringendo un cerchio di ostilita'" Francesco ha voluto sottolineare poi un altro elemento importante del racconto, cioe' le critiche al presunto perdonismo di Gesu'. Il Maestro, ha rievocato, "va nella casa di Zaccheo, suscitando le critiche di tutta la gente di Gerico, perche' anche in quel tempo si chiacchierava tanto: 'Ma come? Con tutte le brave persone che ci sono in citta', va a stare proprio da quel pubblicano?'. Si' - ha scandito il Pontefice - perche' lui era perduto; e Gesu' dice: 'Oggi per questa casa e' venuta la salvezza, perche' anch'egli e' figlio di Abramo'. In casa di Zaccheo, da quel giorno, entro' la gioia". "Fratelli e sorelle - ha esortato allora il Papa - lasciamoci anche noi chiamare per nome da Gesu'! Nel profondo del cuore, ascoltiamo la sua voce che ci dice: 'Oggi devo fermarmi a casa tua', cioe' nella tua vita. E accogliamolo con gioia: Lui puo' cambiarci, puo' trasformare il nostro cuore di pietra in cuore di carne, puo' liberarci dall'egoismo e fare della nostra vita un dono d'amore". "E io dico a te - ha poi concluso ripetendo a braccio l'appello rivolto a ciascuno - a riscoprire il perdono: se hai un peso sulla coscienza, se hai vergogna di tante cose che hai commesso, fermati un po', ricordati che Uno ti aspetta e non ha mai smesso di amarti. Arrampicati sali sull'albero della voglia di essere perdonato Dio e' misericordioso e mai si stanca di perdonarti".