Per i fondi Ue una commissione parlamentare di inchiesta
12 settembre 1996, La Repubblica titola: “Monito di Ciampi:‘Sprecati i fondi UE’ “. Di fronte alla Commissione Bilancio della Camera il Ministro del Tesoro non usa mezzi termini e parla di “un delitto per la collettività” riferendosi alla incapacità del nostro paese ad utilizzare la massa di risorse che la Comunità mette a disposizione delle aree depresse. Semplice e impietosa la diagnosi del Ministro: “Il vero nodo delle politiche di sviluppo è la complessità delle procedure … che, a diversi livelli, hanno ostacolato il sollecito avvio degli interventi”.
14 luglio 2013, Il Corriere della Sera titola: “La partita dei fondi UE. L’Italia rischia di perdere almeno cinque miliardi”. Di fronte alle Commissioni riunite Bilancio e Politiche UE del Senato il Ministro per la Coesione Territoriale, Carlo Trigilia, non usa giri di parole: “In una situazione di crisi sociale ed economica estremamente seria quale quella che stiamo vivendo, e che colpisce in modo grave le regioni del Sud, ritengo prioritario fare il possibile perché sia evitata la perdita di risorse”. Netta la indicazione di responsabilità da parte del Ministro: “debolezze progettuali, organizzative e amministrative sono il tratto negativo ricorrente dei cicli di programmazione” dei fondi comunitari.
Bene. Forse è arrivato il momento di dire basta. Forse è arrivato il momento di veder sfilare davanti ad una commissione parlamentare di inchiesta coloro i quali – ministri, presidenti e assessori regionali, dirigenti e funzionari di ogni ordine e grado – hanno avuto la responsabilità della gestione dei fondi comunitari in quest’ultimo quindicennio. Forse è arrivato il momento di sentire le loro giustificazioni, se ne hanno. Forse è arrivato il momento di sapere come e quando la Corte dei Conti ha cercato di impedire che questo fiume di denaro pubblico finisse nel nulla. Forse è arrivato il momento della responsabilità. Se e dove sarà possibile individuarle.
Indro Montanelli scrisse che i fondi stanziati per il terremoto dell’Irpinia (1980) avevano non solo trasformato una regione ma addirittura una classe politica. Forse non si sbaglia molto se si presume la stessa cosa per i fondi strutturali.
Di Italia Futura