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Politica
Referendum giustizia, al voto nel silenzio dei media: perché andare a votare
Marta Cartabia

Referendum 2022 perchè sì: le ragioni per cambiare il volto della giustizia 

Di questo referendum non ne parla nessuno. Tv e giornaloni in silenzio, politici pure. Tutti o quasi hanno paura di intestarsi la battaglia referendaria sol perché potrebbero perderla a causa del mancato raggiungimento del quorum. Proviamo a parlarne noi quando mancano poco più di due settimane al voto.

Domenica 12 giugno, dalle ore 7 alle ore 23, gli italiani sono chiamati a votare per il referendum abrogativo in materia di giustizia. Cinque sono i quesiti ammessi dalla Corte costituzionale: sistema di elezione del Csm; equa valutazione dei magistrati nei consigli giudiziari distrettuali; separazione delle carriere; limiti agli abusi della custodia cautelare; abrogazione della legge Severino.

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Nel frattempo, il Parlamento è alle prese con un disegno di legge che riforma l’ordinamento giudiziario, ddl che – tra i molteplici punti affrontati – tratta anche tre materie oggetto di referendum: sistema di elezione del Csm, equa valutazione dei magistrati nei consigli giudiziari distrettuali e separazione delle carriere. Se approvato da entrambe le Camere, il Parlamento delegherebbe il governo ad emanare uno o più decreti legislativi entro un anno.

Ma il nuovo sistema di elezione del Csm - secondo le norme contenute nel disegno di legge - non è oggetto di delega e pertanto entrerebbe in vigore subito dopo la pubblicazione della legge delega sulla Gazzetta Ufficiale. In tal caso il quesito referendario verrebbe evidentemente meno.

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Medesimo discorso sulla separazione delle carriere: la materia non è oggetto di delega ma di diretta applicazione; tuttavia, il quesito referendario abrogherebbe ogni passaggio di funzione giurisdizionale (da magistratura requirente a giudicante e viceversa), mentre il ddl prevede un solo passaggio di funzione rispetto ai quattro attuali.

Spetterà dunque alla Corte di cassazione decidere se mantenere o meno il quesito referendario, ma è probabile che lo mantenga visto l’orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. L’equa valutazione dei magistrati nei consigli giudiziari è invece materia oggetto di delega, dunque il referendum si farà.

In conclusione, i quesiti referendari sicuri al momento sono tre: limiti agli abusi della custodia cautelare; abrogazione della legge Severino ed equa valutazione dei magistrati nei consigli giudiziari distrettuali. In dubbio quello sulla separazione delle carriere (più sì che no): se si tenesse, i quesiti sarebbero quattro. Salterebbe quello sul sistema di elezione del Csm in caso di approvazione da parte del Parlamento della legge delega entro la fine di maggio/inizi di giugno. Ma oramai sembra molto probabile che i quesiti resteranno cinque.

Referendum abrogativo e quorum

Il referendum abrogativo è il principale istituto di democrazia diretta previsto dall’ordinamento costituzionale. Esso è regolato dall’art. 75 della Costituzione e prevede l’abrogazione, totale o parziale, delle disposizioni di una legge o di un atto avente forza di legge oggetto di quesito, che viene sottoposto all’elettore con formula abrogativa. È indetto se ne fanno richiesta cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

Non tutte le materie possono essere oggetto di referendum abrogativo: sono infatti escluse le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare i trattati internazionali. Come previsto dal quarto comma dell’art. 75, “la proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”, pertanto è necessario che si rechi alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto.

Il 12 giugno i referendum sulla giustizia si terranno in concomitanza col primo turno delle elezioni amministrative in quasi mille Comuni, tra cui parecchi capoluoghi di provincia.

Referendum giustizia, tutti i quesiti 

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