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Politica
Referendum, i disobbedienti politici di destra: "Votiamo No, governo a casa"
(fonte Lapresse)

Referendum, i disobbedienti politici di destra: "Votiamo No, governo a casa"

Il Referendum del 20-21 settembre sul taglio dei parlamenatri si avvicina e così le perplessità dei politici. Aumentano i dissidenti soprattutto a destra. "Votiamo No e mandiamo a casa il governo". E' questo il messaggio più diffuso - si legge su Repubblica - tra deputati e senatori, pronti a disobbedire alla linea del loro partito. Salvini e Meloni si sono espressi per il Sì, ma molti parlamentari hanno deciso di andare controcorrente. "Io voto No. A titolo personale e per un motivo squisitamente politico: voglio mandare questo governo a casa e non attendere fino al 2022 per ridare la parola agli elettori». Nel cortile della Camera, nell’ora più calda, mostra il suo volto l’ultimo “ribelle” del centrodestra: è Paolo Grimoldi, il segretario della Lega in Lombardia, non esattamente un comprimario del partito di Salvini. "A chi si esprime in modo contrario mica cavo gli occhi", aveva detto il segretario della Lega.

"Sarebbe un delitto far passare un taglio dei parlamentari che allarga i collegi e fa perdere ogni contatto fra eletti ed elettori", dice il deputato Alessandro Pagano, originario di Caltanissetta. In mezzo, ci sono i toscanissimi No pronunciati da Alberto Bagnai e Claudio Borghi, consiglieri economici di Salvini. Fuori e dentro il parlamento: un appello a “disobbedire ai leader” e votare contro la riforma viene lanciato da un centinaio di intellettuali di centrodestra, fra cui molti ex parlamentari di An, come Mario Landolfi, Silvano Moffa, Luca Bellotti, Pasquale Viespoli, Nicola Bono. Stesso discorso tra parlamentari di Forza Italia e di Fratelli d'Italia.

Ma, a sorpresa - prosegue Repubblica - ci sono anche alcuni grillini ribeli. "Non voglio violentare la Costituzione con una porcata demagogica: quella di Di Maio è una campagna becera", tuona la deputata grillina Mara Lapia, suscitando la forte irritazione dei vertici. Mentre il collega Andrea Colletti da giorni partecipa alle tribune elettorali e ad incontri pubblici per spiegare, lui eletto di 5S, le ragioni del No. "Ufficialmente siamo in sei su questa posizione - spiega Cappelli - ma credo che oggi il 20 per cento dei parlamentari la pensi come me. E non solo per la paura di perdere il seggio".

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