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Politica
Regionali, è caos non solo a destra. L'alleanza Pd e M5S non decolla

In attesa del via libera definitivo al decreto elezioni, le date fatidiche per le 7 Regioni al voto - oltre che in Liguria, Campania, Veneto, Toscana, Marche e Puglia, gli elettori si recheranno ai seggi anche in Val D’Aosta, dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio regionale - saranno il 20 e 21 settembre. Ma scavallato questo scoglio ne rimane un altro insormontabile da superare e cioè il nodo candidature. Una partita difficile non solo nel centrodestra. Se Sparta piange, infatti, Atene non ride. Tirando le somme, a quanto pare, di replicare l’alleanza di governo anche su scala regionale non se ne parla proprio. O quasi. In barba agli appelli dello stesso segretario dem Nicola Zingaretti che, non più tardi di qualche giorno addietro, in occasione della direzione PD, aveva lanciato un appello chiaro agli alleati: “Non ostacolate nei territori le alleanze che si potrebbero creare, l'obiettivo è battere le destre". Un messaggio rivolto innanzitutto al primo partito di maggioranza e cioè al M5S.

LIGURIA
Peccato, però, che in una delle Regioni al voto come la Liguria, contro Giovanni Toti, attuale governatore e ricandidato alla carica per il centrodestra, sia proprio il Pd a mettersi di traverso rispetto ad un accordo, con il M5S e con i partiti che fanno riferimento a Leu in Parlamento (Sinistra italiana e Articolo1), che sembrava quasi chiuso. E così l’intesa raggiunta su Ferruccio Sansa, giornalista del Fatto Quotidiano, è tornata di nuovo in bilico. A far saltare il banco sono stati i dem locali che spingono per un volto civico. In attesa di capire se e come il nodo sarà sciolto, una cosa è certa: Italia Viva correrà da sola in Regione. Dal partito di Matteo Renzi non fanno fatica a denunciare il fatto che siano stati esclusi dal tavolo delle trattative: “Se pensano di poterci semplicemente comunicare il nome che hanno deciso, sbagliano di grosso. Non funziona così. E non ci si venga neppure a dire che, alla fine, siamo noi i guastatori. Hanno sbagliato i conti e stanno andando dritti verso la consegna della vittoria a Toti”. Alla fine, da diverse indiscrezioni raccolte, Italia Viva potrebbe puntare sul nome di Elisa Serafini, ex assessore della giunta Bucci.

CAMPANIA
Anche in terra partenopea è il caso di dire: “Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”. Proprio oggi sulla piattaforma Rousseau si sono pronunciati gli iscritti M5S e hanno benedetto la candidatura della consigliera regionale uscente Valeria Ciarambino. Nel campo del centrosinistra sarà lei, dunque, a dover sfidare Vincenzo De Luca, governatore uscente appoggiato sia dal PD, sia da Liberi e Uguali e sia da Italia Viva. Il partito di Renzi, appunto, sabato annuncerà in una conferenza stampa l’accordo raggiungo con il governatore. Riavvolgendo il nastro, però, quella campana è la storia di un accordo abortito in culla. PD ed M5S, infatti, stavano lavorando sulla candidatura unica dell’attuale ministro dell’Ambiente Sergio Costa. I dem, quindi, parevano intenzionati a sacrificare De Luca. Poi, complice anche la ribalta mediatica del presidente nella gestione dell’emergenza coronavirus, i giochi sono cambiati e il fortino di De Luca è tornato ad essere inespugnabile. Un elemento di disturbo, tuttavia, potrebbe essere alle viste. Il sindaco arancione Luigi De Magistris potrebbe sparigliare le carte e decidere di impegnarsi in prima persona. Nulla di deciso ancora, scioglierà la riserva, come ha detto stamani, “entro una settimana”.

TOSCANA
Addio sogni di gloria anche in Toscana. Guardando alla maggioranza di governo, c’è sempre un alleato che si sfila. E così se PD, LEU e Italia Viva sembrano aver trovato la quadra intorno al nome di Eugenio Giani, presidente uscente del Consiglio regionale, il Movimento Cinque Stelle correrà con la consigliera regionale uscente Irene Galletti. Come spiegano dal Movimento, “nessuna decisione è calata dall’alto. Si ascoltano i territori. Sono loro ad avere l’ultima parola”. Insomma, l’alleanza che regge il governo nazionale non è automaticamente replicabile sul piano locale. “E questo vale per la Toscana come per le altre Regioni”.

VENETO
In ordine sparso pure in Veneto. Neanche lo “spauracchio” Luca Zaia, la cui vittoria pare scontata, ha fatto superare distinguo e divisioni. Conclusione? All’ombra del leone di San Marco, PD e LEU appoggeranno Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova e docente universitario di Economia dell'energia, mentre il Movimento Cinque Stelle farà campagna elettorale a favore di Enrico Cappelletti, senatore pentastellato nella passata legislatura. E Italia Viva? Correrà da sola. O meglio, con un raggruppamento di liste civiche. Il nome in campo non è ancora noto, ma l’identikit corrisponde a quello di una donna.

PUGLIA
Un’altra sfida importante è quella che si preannuncia in Puglia. Nella regione del Tavoliere, ça va sans dire, non trova ospitalità il motto “tutti per uno e uno per tutti”. E così il presidente uscente Michele Emiliano sarà appoggiato da PD e da LEU ma non da M5S e da Italia Viva. Il Movimento schiera, infatti, la consigliera regionale Antonella Laricchia. L’idea di poter appoggiare Emiliano, d’altronde, non ha mai sfiorato la mente dei pentastellati. “La nostra posizione è rimasta ferma sul ‘no’ sin dai tempi in cui Emiliano ci offrì addirittura un posto in giunta - spiegano fonti del partito -. Un ‘no’ che, se possibile, si è rafforzato col passare degli anni, tanto che il governatore è vissuto un po’ come una sorta di Toti del Tavoliere”. Capitolo chiuso anche per il partito di Renzi che, secondo indiscrezioni, è orientato ad appoggiare il sottosegretario foggiano Ivan Scalfarotto. Su questa candidatura, inoltre, si sta ragionando in queste ore poi con +Europa e con Azione di Carlo Calenda.

MARCHE
Nelle Marche, infine, è a buon punto l’intesa tra PD e IV sul nome di Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia. Mentre il candidato M5S è il consigliere comunale Gian Mario Mercorelli. In casa Cinque stelle continuano ad essere respinte al mittente (i democratici, appunto) le sirene di accordi. Il “no, grazie” l’ha pronunciato appena due giorni fa lo stesso candidato governatore pentastellato, come riporta Cronachemaceratesi.it: “Pantomime ridicole - ha detto Mercorelli -. La base nelle Marche ha votato no all’alleanza col PD, siamo persone serie che tengono fede a quanto deciso”. E poi ancora: “Non c'è nessun accordo sul tavolo, io non ho avuto nessun contatto col PD. Questa è la pura verità”.

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