Insight/ "Il 70% del Pd mi vota contro". La telefonata di Renzi al Cav
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Domenica sera. Squilla il telefono a casa Berlusconi. Dall'altra parte dell'apparecchio c'è Matteo Renzi. Proprio lui, il presidente del Consiglio. Tema della chiamata la legge elettorale, alla vigilia di quella che è detta di tutti sarebbe stata e di fatto è una delle settimane cruciali per l'Italicum in Parlamento. Il premier arriva subito al dunque e più o meno si appella al Cavaliere usando queste parole: "Caro Silvio, il 70% dei parlamentari del Partito Democratico è pronto a votarmi contro. Troviamo una soluzione insieme. Per favore, dammi una mano". Il nodo è quello dell'approvazione della nuova legge elettorale solo per la Camera e di fermare tutto per il Senato in attesa della sua trasformazione in Camera delle autonomie. Proprio quello che Berlusconi e Forza Italia osteggiavano fino alla scorsa settimana e poi con un colpo di scena hanno accettato al termine di un vertice a Palazzo Grazioli.
In sostanza Renzi ha chiesto un favore all'ex premier, forte dell'apertura di credito del leader azzurro. Pena una sconfessione a 360 gradi del segretario democratico e una figuraccia non solo nazionale. Il Cav ha voluto fare la parte del responsabile e ha accettato pur dicendosi deluso da Renzi. Ma, al di là delle dichiarazioni ufficiali, Berlusconi avrebbe ottenuto in cambio del via libera al nuovo patto sull'Italicum due cose molto importanti: un occhio di riguardo sulla Giustizia, in sostanza la riforma non dovrà essere invisa agli azzurri, e l'assicurazione che il governo non metterà mano al conflitto di interessi, nonostante le pressioni della minoranza del Pd e del Movimento 5 Stelle. Una telefonata ha sbloccato tutto, insomma, ma il premier ha dovuto fare concessioni rilevanti.