Renzi? Non conosce i renziani. Inside

di Fabio Massa
Matteo Renzi tace. E' in vacanza negli Stati Uniti con la famiglia. Il suo ritorno è previsto per il 26 agosto, al Franchi. La Fiorentina gioca con il Catania e il sindaco, secondo indiscrezioni, ci sarà sicuramente. E' l'inizio della stagione più calda, per il sindaco che sogna di fare il premier. La situazione politica si sta deteriorando rapidamente. Il Pdl promette fuoco e fiamme se Silvio Berlusconi verrà fatto decadere da senatore. Lo stesso governo Letta è a rischio e potrebbe collassare nel giro di poche settimane. Matteo Renzi, intanto, tace. Studia la scacchiera. E si prepara alla battaglia interna al partito, con l'assemblea convocata il 20 e 21 settembre sulle regole del congresso. "Sempre che questo si faccia", confida un renziano doc ad Affari. Perché la realtà è che se le urne dovessero incombere prima della fine dell'anno, Renzi potrebbe anche esprimersi per un rinvio proponendosi subito per la premiership. Insomma, lasciando di fatto la guida del Pd ad altri ed entrando subito nell'agone elettorale per la conquista del parlamento. La soluzione, per il giovane democratico che non vuole essere segretario ma premier, sarebbe perfetta.
Il problema sono i renziani. Se il paragone non suonasse irrispettoso, si potrebbe dire che si stanno formando con uno spontaneismo simile a quello dei gruppi di autoacquisto. Vicini di casa "politici" si associano e si mettono insieme per comprare un prodotto a prezzo scontato. Non lo ordina il medico, ovviamente, ma ognuno ne ha il suo tornaconto. Nell'Emilia che fu di Bersani, un quarto delle tessere ha cambiato padrone. Il segretario Bonaccini è renziano, così come il sindaco di Bologna. In Liguria il governatore Burlando è renziano, così come il capogruppo Pd Miceli. In Puglia il sindaco di Bari è con Renzi. E poi via via, un fiorire di strutture, coordinamenti, gruppi. In Lombardia, ad esempio, sono renziani un po' tutti. Da Pisapia (che votò Vendola e Bersani alle primarie) a Lucia De Cesaris, vicesindaco, già presidente del comitato per Bersani. La "struttura" è composta dal capogruppo nonché segretario regionale Alessandro Alfieri, dal sindaco Eugenio Comincini, da Gabriele Messina e altri. "Il problema? E' che Renzi di tutta questa 'autoorganizzazione' non ne sa nulla", spiegano fonti renziane ad Affari. Il sindaco di Firenze non si sta minimamente occupando della macchina territoriale. Pare non conosca neppure i suoi referenti sul territorio. Tutti si muovono per lui, ma lui si muove in autonomia. Niente caminetto, niente comitati ristretti. Addirittura Goffredo Bettini, ex potentissimo veltroniano, promotore di un documento filo-renziano, pare si sia mosso in autonomia. C'è chi dice che Renzi abbia avallato, c'è chi dice che non si sia espresso. Perché questo è il grande rebus di Renzi. Tutti lo vogliono. Ma non si capisce chi voglia lui. E chi siano davvero i suoi fedelissimi.
@FabioAMassa