Politica
Riarmo Ue, strada sempre più stretta per Schlein. Elly isolata da Sanchez e Costa
La segretaria del Pd ha perso la considerazione di Sanchez

Troppe incertezze e troppe divisioni in una delegazione che Schlein ha voluto aprire ad elementi certamente divisivi come Cecilia Strada e Marco Tarquinio
È sempre più in difficoltà la segretaria del partito democratico in Europa. Il voto di domani a Strasburgo sul “Rearm Europe” (che alcuni eurodeputati meloniani vorrebbero fosse rinominato “Defend Europe”), deciso dalla von der Leyen, sta creando tensioni all'interno del partito e anche nei rapporti con gli altri partiti socialisti europei.
La segretaria nelle ultime ore sembra sempre più convinta a votare no contro il provvedimento europeo, assecondando la posizione di Conte, che è volato a Strasburgo, con una cinquantina di parlamentari, proprio per testimoniare la sua avversione ad un piano di riarmo europeo.
Sono ore frenetiche a Strasburgo tra gli eurodeputati del partito democratico, che passano da una riunione all’altra per cercare di trovare una mediazione con il Nazareno. Forse alla fine si opterà per il facile compromesso dell’astensione, magari con qualche emendamento ad hoc (anche se qualcuno del partito potrebbe comunque votare sì, magari anche tra i big come Zingaretti, Picierno, Gori e Nardella). Ma la sostanza della cosa non cambia, la segretaria del partito sembra non avere le idee troppe chiare di come posizionare il suo partito nell’emiciclo di Strasburgo.
Troppe incertezze e troppe divisioni in una delegazione che proprio lei ha voluto aprire ad elementi certamente divisivi come Cecilia Strada e Marco Tarquinio. Insomma, sembra proprio che il Pd si sia infilato, con le sue stesse mani, in un sentiero strettissimo, da cui sembra difficile uscirne, se non con le ossa rotte. Il voto sul riarmo è l’ennesima riprova che il partito democratico in Europa spesso ha posizioni divergenti all’interno del suo stesso gruppo, se si considera che il Pse europeo, sul voto di domani, è schierato convintamente e compatto per un voto favorevole.
Ma le divisioni sono forti anche all’interno dello stesso partito e anche tra chi di quel partito ne è stata la storia ed ha ancora un peso rilevante nelle gerarchie del Nazareno. Come i padri nobili Veltroni, e Prodi, che hanno espresso grandi perplessità su quella che potrebbe essere una scelta (e non è certo la prima, a dir il vero) destinata a far discutere e a mettere il partito in una posizione isolata all’interno del gruppo dei socialisti europei.
Ma il rapporto tra la Schlein e l’Europa non è mai stato lineare, malgrado Elly abbia praticamente cominciato la sua ascesa politica, proprio dai banchi di Bruxelles. Dopo le elezioni del giugno scorso, malgrado la componente italiana fosse la più numerosa, la Schlein ha preferito lasciare la presidenza del gruppo alla spagnola Iraxte Garcia Perez (i maligni dicono per non favorire Bonaccini o Zingaretti, che avrebbero voluto avere quella carica).
Troppo forte la riverenza verso quella che è considerata una delle ultime icone della sinistra europea, Pedro Sanchez, alle prese con grossi problemi al suo interno, per non concedergli un necessario rafforzamento di immagine a livello europeo. Quel particolare ha contribuito ad aumentare i malumori all’interno di una delegazione, zeppa di possibili avversari interni della Schlein. Ma anche sulla scelta dei commissari, la posizione della Schlein verso il candidato italiano alla vicepresidenza esecutiva, Raffaele Fitto, nello scorso novembre, troppo ondivaga e incerta, aveva creato grandi malumori nel partito e nell’elettorato.
Alla fine, anche lì era prevalsa la linea spagnola, che in cambio del voto per la commissaria e vicepresidente esecutiva Teresa Ribeira, aveva acconsentito a votare per Fitto (dando una grande lezione ai democratici su quale debba essere in Europa l’interesse primario di ogni partito, quello nazionale). Ora arriva questa “grana” del riarmo, che pone la segretaria in una posizione scomoda sia verso il proprio partito sia verso i propri elettori.
È come se la Schlein, a corto di argomenti per contrastare il governo, cerchi di appiattire la linea del partito verso le posizioni più oltranziste di sinistra e cinque stelle. Invece di essere la guida dell’opposizione, forte del doppio dei voti dei cinque stelle, la segretaria Pd sta commettendo l’errore di apparire come una copia sbiadita dell’avvocato di Volturara Appula.
Ed è proprio questo che l’ala più moderata del partito sta rimproverando alla segretaria. La proposta di Franceschini di presentarsi da soli alle elezioni, per poi unire le forze appare come una sorta di riconoscimento del fallimento della leader del Pd a creare un'alleanza con i cinque stelle. Ma proprio Franceschini, che avrebbe ormai “mollato” la segreteria, allo stesso tempo starebbe lavorando per arrivare ad una soluzione alternativa, convinto ormai che con l’attuale leadership sia impossibile vincere contro le destre.
Anche i sondaggi delle ultime settimane, che erano sempre stati, in questo ultimo anno e mezzo, un importante appiglio per la Schlein e la sua leadership, stanno deludendo. L’effetto traino sembra ormai essere svanito, e le troppe incertezze su molti temi, soprattutto in politica estera, rischiano di far perdere ulteriori consensi, a scapito proprio di Conte, che sembra invece più convincente sul fronte dell'opposizione al governo, in Italia ed in Europa.
Evidentemente, come fa notare un fonte autorevole all’interno del partito, la segretaria dei democratici, sta soffrendo anche moltissimo l’autorevolezza con cui Giorgia Meloni, si sta muovendo in Europa e nel contesto geopolitico internazionale. E questi continui tentennamenti sarebbero un maldestro tentativo di prendere le distanze dalla premier e di distinguersi per non lasciare il campo aperto a Conte e alla sinistra di Avs. Sempre i soliti bene informati, fanno notare come anche la manifestazione per l’Europa del 15 marzo a Roma, stia producendo effetti controversi sulla linea politica del partito.
La Schlein, infatti, non vorrebbe rischiare di essere messa in una scomoda posizione, di fronte alla piazza, quando magari Conte partirà all’attacco contro il piano di riarmo europeo. Ma i guai europei della Schlein non finiscono qui, perché anche sul fronte migrazione, la linea del Pd rischia di essere clamorosamente sconfessata. Ieri, infatti, l’Europa ha aperto al piano sui migranti del governo italiano, compreso i tanto criticati centri in Albania, cosa che ha mandato su tutte le furie la Schlein, che vede ora la von der Leyen come il fumo negli occhi (qualcuno nel partito tra i più duri e puri, sembra che le abbia rinfacciato il fatto che, a questo punto, forse sarebbe stato meglio votare allora contro la commissione).
La Schlein poi sembra sia anche rimasta malissimo che all’assise del partito socialista europeo, prima del consiglio straordinario, abbiano relegato il suo intervento per ultimo, quando i big come Sanchez e Costa erano andati via già da un pezzo. Ma forse anche questo è un segnale tangibile di come il peso del Pd e della sua segretaria sia sceso ai livelli minimi a Bruxelles.
La segretaria del partito democratico, soprattutto a causa dei suoi tanti errori, ha perso la considerazione dei big del partito a partire proprio da Pedro Sanchez, con il quale sembra non sia riuscita a scambiare nemmeno una parola a Bruxelles. Insomma, non è esagerato forse azzardare che la parabola della segretaria del Pd possa concludersi così come era cominciato, e cioè sul palcoscenico europeo.