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Politica
Riforma fiscale, i renziani a Conte. "E' insufficiente, affrettare i tempi"

Italia viva ha sollevato diverse critiche alla riforma fiscale anticipata dal governo. Quali sono a suo avviso gli elementi che andrebbero rivisti? Quali le modalità e le tempistiche di questa riforma?
"La prossima legge di bilancio è ricca di interventi ma relativamente alla riforma fiscale non c’è ancora molto, guardando nel dettaglio. Una misura presente e concreta sull’IRPEF riguarda la conferma della detrazione  aggiuntiva a favore dei lavoratori dipendenti con un reddito complessivo tra 28.000 euro e 40.000 euro, decrescente da 1.200 a 960 euro per i redditi tra 28.000 e 35.000 euro e da 960 euro a zero per i redditi da 35.000 a 40.000 euro, introdotta inizialmente per il solo secondo semestre 2020 ed ora prorogata a tutto il 2022. La riduzione del cuneo fiscale riguarda i soli lavoratori dipendenti mentre per gli autonomi restano sul tavolo molte proposte da attuare.
L’altra misura presente, in tema di “riforma fiscale”, è l’avvio della riforma dell’assegno unico per i figli. Un intervento di riordino e potenziamento delle attuali detrazioni IRPEF per figli a carico. Si tratta del primo capitolo del Disegno delega Family Act fortemente voluto da Italia Viva. A tale misura sono destinati 3 miliardi nel 2021 e 4,8 miliardi nel 2022 (per un totale di circa 8 miliardi nel biennio). Altra misura fiscale cui vengono destinate risorse per il 2021 è quella degli incentivi per il Sud (6,8 miliardi di euro), fermo restando che anche questi incentivi risultano finanziati per il solo anno 2021 e non sono ancora “strutturali”. Tutta la restante parte della riforma fiscale sarà introdotta a partire dal 2022, mi riferisco alla riforma dell’IRPEF (ridisegno aliquote e scaglioni per un fisco più equo e semplice), alla revisione del sistema della riscossione, alla riforma del contenzioso e del processo tributario, al riordino degli adempimenti. Se siamo critici è perché riteniamo ci voglia maggiore determinazione e velocità. Probabilmente anche qualche competenza specifica che rafforzi la squadra al MEF. Resto infine molto scettica rispetto all’annunciato sistema degli acconti mensili. Così come descritto è un sistema che, facendo pagare prima e forfettariamente i contribuenti, risulta unicamente a vantaggio del fisco e no semplifica gli adempimenti dei contribuenti. Invece, a mio avviso, il tema del riequilibrio del rapporto fisco-contribuente, resta basilare e da ripristinare.

Tutti gli occhi sono puntati sul dossier Atlantia. Eppure ce ne è uno altrettanto strategico che è quello del futuro dell’A22, meglio conosciuta come l’autostrada del Brennero. Snodo essenziale tra l’Italia e il resto d’Europa. A che punto siamo nella trattativa?
"L’autostrada del Brennero è la principale infrastruttura di collegamento tra Italia ed Europa. E’ un’infrastruttura strategica considerando anche la fase avanzata di completamento del tunnel di base del Brennero. La concessione va rinnovata quindi stiamo lavorando affinché il rinnovo avvenga il prima possibile.
In questa fase stiamo dialogando con la Commissione europea per verificare l'applicabilità anche a livello nazionale di alcune regole europee applicate in altri stati. In particolare mi riferisco alla possibilità di rinnovare le concessioni a delle società in house quale è  A22 secondo la normativa europea: cioè anche se tra i soci di questa società figurino soci privati in misura inferiore al 20% e che non abbiano ruoli di governance. Altra verifica che stiamo facendo è un rinnovo breve della concessione vincolata alla realizzazione di opere ed investimenti strategici. Quindi abbiamo invitato il Governo a dialogare al livello europeo con ben due ordini del giorno e stiamo anche autonomamente dialogando con la Commissione Europea per avere risposte. Il Governo italiano in questa fase si è arenato su una ipotesi cosiddetta “del riscatto” che risulta molto problematica sotto il profilo costituzionale, di diritto societario e aziendale, per le pesanti ricadute economico-finanziarie, anche per il rischio di minare l’operatività della società attualmente concessionaria. Sono molto determinata affinchè la Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli faccia le citate e necessarie verifiche europee prima di ripiegare su ipotesi molto problematiche, come quella “del riscatto” che risulta anche non idonea a sbloccare subito gli investimenti.

Il Mes continua a dividere la maggioranza. Che cosa ci dobbiamo aspettare?
"Il tema del MES resta delicato perché attualmente il dibattito è superficiale e fisso sulla dualità ‘Mes sì, Mes no’. La cosa che bisogna fare è approfondire spiegando ‘Mes perché’. Bisogna sottolineare che si tratta di risorse per potenziare tutto il sistema sanitario nazionale e territoriale. Questo approfondimento è in corso nell’intergruppo costituito dai colleghi di Italia Viva, a cui hanno aderito parlamentari di ogni forza politica: un luogo per approfondire il tema dal punto di vista tecnico e convincere anche i più scettici. Siamo convinti che sia un prestito più conveniente di altri e come tale vada assunto".

Un peso importante della nuova manovra 2020 annunciata dal Governo poggia sui fondi del Recovery Fund. Quali sono le priorità di investimento?
"Le priorità di investimento del Recovery Fund sono prioritariamente tre: la transizione digitale, la trasformazione verde e la coesione sociale. Per la transizione digitale l'accordo europeo stabilisce che vengano destinate il 37% delle risorse, per la transizione verde il 20 % delle risorse mentre per la coesione sociale, in particolare per la parità di genere, non è stabilito un floor di risorse impiegabili. Noi stiamo insistendo perché il Governo italiano assuma un impegno e ci siano risorse certe da destinate al riequilibrio di genere che aiuterà l’Italia, grazie ad un incremento del lavoro e del coinvolgimento femminile, a incrementare punti di PIL, a incrementare la natalità e anche di conseguenza a equilibrare conti previdenziali".

Lei come componente  dell’ufficio di presidenza della commissione sul femminicidio ha lanciato un allarme:  “Attenzione ad un nuovo lockdown o coprifuoco, può generare un’escalation della violenza sulle donne’ . Ci può spiegare quali sono i rischi reali?
"I rischi sono concreti e purtroppo li abbiamo già visti avverarsi. Sappiamo che oltre l’80% delle violenze sulle donne avviene in ambito familiare quindi è evidente che nel momento in cui si verificasse un lockdown totale o parziale i casi di violenza aumenterebbero. Abbiamo già visto cosa è accaduto a marzo ed aprile. In quell’occasione è stato necessario assumere delle decisioni importanti per arginare il fenomeno della violenza domestica. Tra queste la App 1522 per poter chattare oltre che chiamare il numero verde nazionale d’emergenza e un potenziamento delle risorse per i centri antiviolenza, per le case di accoglienza. Il sistema resta comunque fragile perché il fenomeno della violenza è ampio: 8 milioni di donne nella loro vita hanno subito una qualche forma di violenza in Italia. Questo significa una donna su tre. Parliamo inoltre di un fenomeno trasversale che accompagna la nostra società indipendentemente dalla condizione sociale, di formazione e culturale. E’ evidente peró che le situazioni di disagio aumentate con la crisi economica, aggravano le difficoltà nelle relazioni interpersonali e possono ancor più aggravare le situazioni di violenza. L’attenzione della Commissione d’inchiesta sul femminicidio è sempre molto alta e lavoriamo quotidianamente, tassello dopo tassello, per assorbire questa piaga. Resta un fatto. Il costo annuale diretto e indiretto della violenza ammonta a 17 miliardi mentre l’investimento annuale in risorse per quanto importante, ad oggi si ferma a 38 milioni. Nel decreto agosto abbiamo istituito un ulteriore fondo di 1 milione all’anno a decorrere per potenziare su scala nazionale i centri per il recupero degli uomini maltrattanti, sempre con il fine di tutelare le donne".

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