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Politica
Scricchiola l’ipotesi responsabili, i numeri (per ora) non ci sono
(fonte Lapresse)

Aperta virtualmente la crisi, ora è il tempo delle trattive. O, per dirla meglio, dei responsabili, con annesso valzer di pontieri e soccorritori della patria, da ieri sera ancora più in fermento. Anche perché la situazione del Paese non consente di tirarla per le lunghe. E, dunque, l’ipotesi in campo, seppure debole, se non si riuscisse a recuperare il rapporto con Matteo Renzi e Italia viva, come ancora qualcuno spera soprattutto tra le fila dem (leggi intervista), è quella di riuscire a sostituire i renziani in maggioranza con un gruppo di “costruttori” creato ad hoc. Le variabili sono al momento queste due. Con una sola costante e cioè Giuseppe Conte saldo in sella. Perché è proprio questo, almeno per ora - col passare delle ore gli scenari politici potrebbero cambiare e, quindi, potrebbero per esempio salire le quotazioni anche per un governo Lamorgese - uno dei primi effetti prodotti dalla conferenza stampa tenuta ieri da Renzi e dalle critiche severe rivolte al presidente del Consiglio. Con una sola mossa, infatti, è riuscito a ricompattare nel fare quadrato intorno alla figura del giurista pugliese, sia il Pd che il M5s.

La strada che dovrebbe condurre, però, alla creazione di gruppi di sostegno all’attuale maggioranza è davvero in salita. Intanto, la componente “Cambiamo” che fa capo a Giovanni Toti, come Affari aveva scritto già ieri, conferma la sua indisponibilità. Sempre al nostro giornale, il senatore Paolo Romani ha scandito: "Non facciamo parte dei responsabili e non è più tempo di responsabili. Non si può andare in Parlamento a cercare una maggioranza raccogliticcia per aggiungere parlamentari a una maggioranza che ormai non esiste più". Dello stesso avviso la senatrice dell’Udc Paola Binetti che, contattata da Affari, ha subito messo in chiaro: “I responsabili come monadi isolate lasciano il tempo che trovano. Con l’armata Brancaleone non si va da nessuna parte. Ciò che serve è un gruppo coeso”. Binetti, dopo aver ribadito che la sua linea sarà quella decisa dal partito (ieri il segretario Lorenzo Cesa, tra l’altro, ha partecipato al vertice di centrodestra), ha insistito: “Occorre un cambio culturale sostanziale” che non significa “aggiungere qualche persona in più al governo”. Tradotto: “C’è bisogno di un patto di legislatura che apra ad una componente culturale organica e coesa, ma nella massima trasparenza”. Per la senatrice, infatti, un gruppo “non può nascere con i ‘furbetti’ del Parlamento, deve nascere con una responsabilità politica condivisa. L’importante è capire che serve un progetto per l’Italia e non per Conte”. Le formule di collaborazione, a quel punto, potrebbero essere diverse, da un appoggio esterno a un coinvolgimento maggiore sul Recovery plan. Una forza così convoglierebbe al suo interno di sicuro diversi moderati di Forza Italia, ma pure della stessa Italia viva. Iv, appunto. Tra i suoi esponenti, racconta un insider a palazzo Madama, “non si aspettavano che finisse in questo modo. Molti di loro sono spiazzati dall’iperattivismo di Renzi ed ora stanno cercando di metabolizzare le eventuali conseguenze”.  A sentire sempre Binetti, comunque, alla fine, le probabilità che Renzi rientri ci sono, tuttavia questo non è sufficiente. E’ convinta, infatti, che per dare stabilità alla legislatura “un gruppo che abbia già una storia di condivisione e una sua tradizione, penso all’accoppiata Berlusconi-Cesa, sia una strada obbligata”.

Obbligata forse, ma difficile di sicuro. Sui contenuti, per esempio, basta pensare al Mes (l’Udc è sempre stato a favore del Fondo salva-Stati) per rendersi conto che un ipotetico cambio della guardia tra Iv e un nascente gruppo farebbe ripiombare il governo nella stessa impasse di oggi.  Pure tra le fila del Pd, inoltre, comincia a crescere un certo scetticismo rispetto alla riuscita dell’operazione Responsabili. Sebbene non manchi chi ancora nutra qualche speranza. Una fonte dem, interpellata da Affaritaliani, infatti, dice di non essere così “pessimista” e la butta lì: “Non dimentichiamo che Berlusconi non vuole saperne di andare al voto. Magari qualche responsabile lo farà saltare fuori”. Al borsino dei responsabili bisogna aggiungere, infine, l’iniziativa del sindaco di Benevento. Anche su questo fronte, tuttavia, cominciano a fiorire i dubbi: “Ma un Clemente Mastella fuori dal Senato che federa un gruppo parlamentare che garanzie di futuro offre?”, ci si domanda. Il tempo per gli interrogativi, però, è davvero poco. E col passare dei giorni il cerchio dovrà chiudersi in qualche modo. E questo il primo a saperlo è proprio il premier Conte. Se, infatti, una ricomposizione con Italia viva non è alle viste e la strada dei responsabili non decolla, allora sì che il progetto di Renzi potrebbe prendere quota, con un nuovo inquilino a Palazzo Chigi.

 

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