Politica
Scurati, Meloni e gli inetti

Fa tanto comodo parlare di fascismi passati e presenti piuttosto che di inettitudine di una intera classe dirigente politica e sociale
Scurati contro Meloni: alle origini storiche del problema di fascismo e antifascismo nel dopoguerra
Sì sì, al di là del caso in sé, ovvero: celebre e notevole scrittore Antonio Scurati (autore di tri/tetralogia di successo su Mussolini) censurato dalla RAI, radiotelevisione italiana, presidiata da funzionari zelanti al servizio del governo di destra, per aver scritto un breve monologo in cui si accusa direttamente il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di non apertamente dichiar di essere antifascista, quindi d'essere l'erede indiretta (e pure in realtà diretta) dei mandanti politici e materiali dell'omicidio di Giacomo Matteotti, ultimo deputato socialista ad essersi opposto al fascismo prima che il fascismo permeasse la società italiana senza freni, per vent'anni, fino al tracollo ed alla disfatta, ignominiosa e tragicomica, nella Seconda guerra mondiale. Il 10 giugno di quest'anno sarà l'anniversario dell'omicidio: cento anni fa. E sembra ieri? Quasi quasi sembra ieri, porcocane. L'Italia si sa, è un paese dotato di troppa o poca memoria, quella giusta fa un po' fatica.
La RAI prima fa orecchio da mercante, poi diffonde voci di mancato accordo economico su base di poche centinaia di Euro, Scurati smentisce, regala il monologo, la conduttrice del programma televisivo che aveva commissionato l'intervento lo legge ugualmente in diretta, la premier anticipa intelligentemente la mossa diffondendo nel meriggio il monologo sui suoi Social, rivendicando la sua contrarietà alla censura in quanto già vittima in passato di tale pratica, nel contempo non rinunciando al suo tipico vittimismo e delirando sulle altrui propagande.
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Roberto Sergio, A.D. della RAI, cade dalla pianta dicendo di non saperne nulla e minaccia punizioni, i giornalisti di sinistra si indignano, quelli di destra negano la evidenza e frignano sulle frigne della sinistra, i giornalisti più avveduti raccontano la unica verità: ovvero che la RAI TV, anche prima della schiforma Renzi, ma soprattutto dopo, è de iure et de facto in mano al governo di turno, destra o sinistra, che poi solo gli asini dietro la lavagna ancora pensano siano due robe diverse.
Ora ovviamente è partito il minuetto e la multipla giga delle opinioni e delle voci di corridoio, di strada e di palazzo che seguono il caso, che giustamente ha il suo peso perché verte su un problemino irrisolto, una cosina così, bagatellare: il senso primigenio della fondazione della nostra repubblica.
La Repubblica Italiana fondata sulla sconfitta del fascismo e sulla Resistenza antifascista, nonché sulla invasione angloamericana, portatrice illo tempore di democrazia, può permettersi l'equivoco nonché il paradosso di Popper non solo di tollerare gli eredi del fascismo al proprio interno, ma pure di averli ricompresi nel sistema e, capolavoro sommo di democrazia e contemporaneamente di nonsense, di elevarli ai vertici dello Stato?
Scurati infatti accusa di mancato antifascismo Giorgia Meloni, già 15enne attivista del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale. Passata poi ad Azione Giovani, organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale, nuovo partito nato dal MSI per iniziativa del delfino di Giorgio Almirante, Gianfranco Fini. Giorgia diventa deputata di AN, poi giovane ministro del governo Berlusconi n.4, dopo che Berlusconi ha sdoganato gli ex paria del vecchio MSI portandoli con sé al governo nel Frankenstein elettorale e politico in tri-tandem con la Lega ex Lombarda di Umberto Bossi.
Caduto quel governo Giorgia fa la presidentessa di Giovane Italia, organizzazione giovanile del Popolo della Libertà, partito unico di Berlusconi in cui confluisce AN, con mossa suicida di Fini, che in seguito determinerà la di lui morte politica. Dopodiché affondato non solo AN e il PdL, ma anche lo stesso Berlusconi, Giorgia nel 2012 fonda con Ignazio La Russa e Guido Crosetto il suo nuovo partito di ennesima destra: Fratelli d'Italia, si fa dieci anni di opposizione finché vince le elezioni del 2022 e viene nominata prima donna Presidente del Consiglio nella Storia della Repubblica Italiana. Un bel giretto che vale la pena di riepilogare pedantemente. Et voilà.
Ma COSA ERA il Movimento Sociale Italiano/MSI-DN, da cui parte la corsa nel dopoguerra? L'MSI-DN era a sua volta la versione post 1972 del Movimento Sociale Italiano, partito fondato nel 1946, chiamato in origine Movimento Italiano di Unità Sociale, messo insieme da Giorgio Almirante e da un gruppo di reduci della decaduta REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA, detta anche impropriamente Repubblica di Salò, e quindi ex membri del Partito Fascista Repubblicano, a loro volta eredi del Partito Nazionale Fascista, morto nel 1943 e nato nel 1921 dai precedenti Fasci Italiani di Combattimento, a loro volta eredi dei Fasci d'Azione Rivoluzionaria fondati da Benito Mussolini nel 1914. So far so good ladies and gentlemen: il gioco delle tre carte all'italiana.
Ora, SIORE E SIORI, si può sottendere, affermare, smentire, rivendicare o rinnegare, attualizzare, modernizzare, cammuffare o reinterpretare anche tuo nonno in carriola, come si diceva un tempo; puoi cambiare nome cento volte in altri cento anni, ma se ci hai il bisnonno, il nonno ed il babbo fascista e ti tieni il busto del Duce in casa, o lo molli definitivamente al rigattiere e non ci pensi più oppure sei in sostanza quella roba lì, non è che puoi prender per il culo tutto il rione oltre un certo limite di cambio carte, soprattutto se è quella roba lì che ti ha portato la cadrega.
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Ma il punto è: quella cadrega è PER TABULAS legittima, visto che IN TEORIA dovresti averci la cadrega targata antifascismo pur restando erede del fascismo? La risposta è SÌ, perché COSÌ fu deciso dai fondatori della Repubblica Italiana nonché, con ben maggiore peso, dai vincitori angloamericani, e non senza una buona dose di una certa saggezza: per disinnescare il fascismo, impossibile da "sterminare" (per modo di dire) come si tentò (e non si fece, anzi) in Germania col nazismo, si pensò di addomesticarlo e ricomprenderlo nel nuovo sistema democratico, educandolo e blandendolo con le gioje del Nuovo mondo euroamericano. In gioco c'era la tenuta delle Istituzioni, rette in gran parte dai funzionari che avevano servito il regime fascista nei precedenti vent'anni, e soprattutto lo strozzamento sul nascere del pericolo comunista, che nel 1946 avrebbe potuto portare l'Italia nel campo avversario, ovvero quello dell'UNIONE SOVIETICA.
Certamente, fa tanto ma tanto comodo parlare di fascismi passati e presenti piuttosto che di inettitudine di una intera classe dirigente politica e sociale. Sissignori, l'Italia non solo non è in grado di esprimere uno straccio di dirigenza di politici di professione che non siano idioti o farabutti o il gelato variegato di entrambi, ma soprattutto non ce la fa a produrre la cosa più importante: una intellighenzia nazionale in grado di controllare e soprattutto di punire e sostituire gli elementi più imbarazzanti approdati al soglio del palazzo.
Perché l'Italia fu preda del fascismo dopo la Prima guerra mondiale? A cagione di una carenza di classe dirigente politica e sociale dell'Italia liberale monarchica. Perché l'Italia fu preda della funesta dicotomia Democrazia Cristiana vs Partito Comunista dopo la Seconda guerra mondiale? Per carenza di classe dirigente politica e sociale. Stessa cosa dopo Tangentopoli, stessa cosa dopo Berlusconi, stessa cosa dopo Draghi e il COVIDDDI. Non siamo capaci, non ci son santi. Anche gli altri grandi paesi europei sono in condizioni analoghe, ma noi, more solito, siamo peggio. E non ci sono prospettive. Giorgia Meloni può vincere o perdere, di misura o meno, le prossime elezioni europee, tanto non cambia niente: la opposizione sarà sempre fatta da pupazzi spompi del tutto fotocopiati dagli sgovernanti, la agenda resta sempre la stessa, dettata da Washington e da Bruxelles. E se Giorgia perdesse la cadrega prima del tempo verrà sostituita da un governo tecnico ennesimo. Non se ne esce.
Nel 1922 il Regio Esercito, vittorioso nella Grande guerra, non sparò sui fascisti scesi dal Nord ad occupare Roma. Cento anni dopo ancora siamo qui a pagarne il conto. Nel 1946 il fantasma del Regio Esercito, sconfitto per essersi svenduto ai fascisti, non sparò sui fascisti sconfitti e rei di collaborazionismo con gli occupanti tedeschi, di stragi di italiani e di genocidio degli ebrei. Nel 2020 l'Esercito Italiano e le Forze dell'ordine subirono passivamente ed anzi attuarono le follie del Lockdown e del Green pass. Oggi nel 2024 ci si stupisce che Giorgia Meloni sia la attuale erede di partiti fascisti. Forse sarebbe stato meglio pensarci prima, quando c'era da sparare. Ora è un po' tardino.