La segreteria Pd ha poco di unitario. Le minoranze resteranno in trincea
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Altro che segreteria unitaria, quella del Pd di Renzi, semmai, è una segreteria pluarale e allargaata. Da 13 a 15 membri per "accontentare" le minoranze: quella dalemiana con Enzo Amendola, quella bersaniana con Micaela Campana e quella di Cuperlo con Andrea De Maria. Di fatto, però, come spiegano fonti renziane ad Affaritaliani.it, la maggioranza resta saldamente nelle mani del premier-segretario. Renzi ha aumentato il numero dei componenti proprio per mantenere forte il controllo sulla testa del partito. E anche le deleghe, che verranno distribuite a breve, vedranno i rappresentanti delle minoranze non avere incarichi particolarmente rilevanti e di peso. Si tratta, in sostanza, di un'operazione di facciata e mediata, giusto per tentare di non dare l'idea di un Pd controllato dal padre-padrone di Firenze.
Attenzione, però, perché né D'Alema né Bersani sono pronti a consegnarsi al presidente del Consiglio. Solitamente nella segreteria non si vota e le decisioni, dopo un lungo dibattito, vengono prese all'unanimità. Il problema è che - secondo quanto risulta ad Affari - né i dalemiani né i bersiani-cuperliani si sentiranno vincolati al 100% dalle decisioni della segreteria del Pd. Le minoranze - spiegano fonti parlamentari - vorranno comunque tenersi uno spazio di manovra e la possibilità di muoversi in autonomia rispetto al segretario soprattutto sui temi chiave, come le riforme istituzionali, la legge elettorale e le scelte economiche.