C’è un’intesa crescente fra il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, parlamentare del gruppo misto, e il movimento politico «Vox Italia» che vede fra i suoi fondatori il filosofo Diego Fusaro e Francesco Toscano. Il movimento sovranista «che unisce valori di destra e idee di sinistra» e che in questi mesi si è sempre più radicato sui territori attraverso l’apertura di nuovi circoli, sembrerebbe attrarre un battitore e uno spirito libero come Sgarbi nell’ottica di instaurare una sempre più radicata collaborazione. Sinergia fra il professore e Vox Italia che si potrebbe tradurre in importanti battaglie culturali e politiche comuni. Abbiamo raggiunto Vittorio Sgarbi per un’intervista esclusiva sul tema.
Professor Sgarbi, come e quando nasce la collaborazione con Vox Italia e Diego Fusaro?
Mi sono sentito con Fusaro la prima volta per una questione che riguardava il comune di Castiglion Fiorentino. Abbiamo delle posizioni che si possono in qualche modo congiungere rispetto al primato della politica e della cultura ma avevo inizialmente dei dubbi rispetto a delle esperienze del passato, a cominciare da quella con Pannella del 1996, a Liberal Sgarbi, che fece dei consiglieri provinciali in Puglia e Lombardia, fino all’accordo con i repubblicani. Tutte vicende che si sono concluse in modo insoddisfacente proprio per via della mancanza di organizzazione; fino all’ultima, con Rinascimento, che se si fosse concretizzata avrebbe consentito al centro-destra alle ultime elezioni di raccogliere un 1,5% in più e vincere le elezioni (per via del mancato accordo con il gruppo Grandi autonomie e libertà, il Gal, ndr.). Da lì ho capito che serve una struttura organizzativa solida.
Quali sono i punti in comune con Vox Italia e Fusaro?
Abbiamo avuto una posizione comune sul tema del coronavirus, ma anche in generale, nei dibattiti… A parte il fatto che lui è un po’ più paludato e accademico di me. 4-5 persone che hanno una capacità di elaborazione intellettuale piuttosto riconoscibile potrebbero essere dei riferimenti utili per un elettore disorientato; per il resto la denominazione Vox Italia non so se possa essere quella giusta o magari se sia più seduttiva proprio la parola Rinascimento che ha dentro di sé ha un elemento di salute, sia letterale, rinascere, che storico nel principio stesso del Rinascimento nella sua meravigliosa identità. Ma certo si possono mettere insieme dei loghi, anche se di questo non abbiamo ancora parlato.
C’è una potente concezione umanistica in me e Fusaro, cioè l’idea che l’uomo debba essere valorizzato nei suoi valori fondamentali, di rispetto delle tradizioni, dei valori cristiani, ci sono molti elementi su cui si può lavorare a livello alto. Molto spesso ti accorgi che quelli che fanno politica sono su posizioni molto rozze.
Rimango un tenore, un solista, che può ottenere consenso come ho sempre dimostrato, ma lo faccio entrando dentro un teatro dove tutto è stato predisposto, come può essere Vox.
Quindi sostanzialmente è una fase dialettica fra due realtà che potrebbe presto arrivare a un sodalizio…
È un momento di dialogo fra la struttura, quella che sopravvive di Rinascimento, che era piuttosto ramificata, e che potrebbe confluire nella struttura organizzativa di Toscano. Poi si valuterà quale denominazione sia più attraente nella proposta politica.
Questa nuova collaborazione potrebbe andare a coprire quel vuoto politico lasciato, per esempio, dal Movimento cinque stelle?
Assolutamente sì, quello è lo spirito. Grillo rappresenta peraltro il caso più interessante di questi partiti nati su una persona dominante e su un solista, ma il nesso Grillo-Casaleggio ha qualcosa a che fare con quello che sto evocando. Casaleggio rappresenta la struttura organizzativa sulla quale si esibiva lo spettacolo di Grillo. Da questo punto di vista rappresenta un interessante esperimento riuscito, con un uomo che aveva qualcosa da dire, ma sopravvalutato per alcuni versi, e con minori elaborazioni di principi filosofici e culturali di me e Fusaro. Un’abbinata, seppur più rozza, che è risultata vincente, perché aver raccolto il 33% significa andare al di là delle parti politiche. Quello è stato magistrale. In fondo era come un po’ l’evoluzione del partito del non voto o della scheda bianca; scrivi merda e la scheda risulta nulla, scrivi Grillo e la scheda diventa valida.
fonte https://oltrelalinea.news
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