Silvio Berlusconi rinuncia al titolo: non è più Cavaliere del Lavoro
Poco prima che, a causa della condanna, gli levassero il titolo di Cavaliere del Lavoro, Silvio Berlusconi ha deciso di autosospendersi. Insomma, il Cavaliere non è più Cavaliere. Il consiglio direttivo della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro ha concluso infatti l'esame della posizione dell'ex premier, dopo la sentenza di condanna della corte di Cassazione del 1 agosto 2013 per frode fiscale. Poco prima della decisione, Berlusconi ha fatto arrivare al consiglio una lettera nella quale si autosospendeva, rinunciando all'onorificenza. Proprio dopo la sentenza di agosto si erano levate voci da più parti a favore della revoca del cavalierato all'ex premier, in quanto venivano meno i requisiti richiesti dal codice etico della Federazione.
All'indomani della sentenza il M5S al Senato aveva presentato una mozione nella quale si chiedeva di togliere il titolo. Fra i più agguerriti il conte Pietro Marzotto, tramite una lettera al presidente dei Cavalieri del Lavoro del Triveneto, aveva sollecitato la revoca del cavalierato per "indegnità". In passato il titolo fu revocato anche a Calisto Tanzi, responsabile del crac della Parmalat e del fallimento di migliaia di risparmiatori. In quel caso fu il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a firmare il decreto di revoca "per indegnità".
L'iter, previsto dalle norme statutarie, ha avuto inizio ben prima delle sollecitazioni e polemiche sollevate nei media. "Nelle fasi conclusive di questa procedura, alla vigilia della riunione odierna è pervenuta alla Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro una lettera di autosospensione di Silvio Berlusconi - si legge in una nota diffusa consiglio direttivo della Federazione nazionale - pur avendo egli fatto ricorso alla Corte di giustizia europea nonché avendo in corso di presentazione una istanza di revisione del processo che lo ha riguardato. Il consiglio direttivo ha preso atto dell'autosospensione".