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Politica
Autostrade, Toninelli: "Guardiamo flussi denaro a fondazioni e partiti"
Foto: LaPresse

 "Se andiamo a guardare i flussi di denaro girati intorno ai concessionari, sono arrivati a fondazioni politiche e a partiti. Il sistema era un sistema chiuso e c’erano dentro i ricchi e i potenti, non i problemi dei cittadini. Se ci fossi ancora io al Mit, i privati si sarebbero dovuti adeguare agli standard europei anziché incassare il 60%". Danilo Toninelli, dai microfoni di 'L'Italia s'e' desta' su Radio Cusano Campus, rivendica così che da ministro per le Infrastrutture "ho seminato perché oggi si possa raccogliere. Se tutto va bene, il 1 gennaio diminuiscono i pedaggi sulle autostrade e aumentano gli investimenti per la sicurezza. Spero che la ministra De Micheli porti a casa tutto questo”.
    “Era tutto pronto - prosegue l'esponente M5s - per la doverosa revoca della concessione ad Aspi, gestita da Benetton a sua insaputa. L’unica cosa che conosceva erano i miliardi che incassava. Per mesi e mesi sono andati avanti a difendere se stessi, dopo un anno hanno mandato via l’Ad dandogli 13 milioni di euro in buonuscita. Ci hanno messo un po’ tanto".

"Benetton - riprende Toninelli - deve capire che non c’è odio nei suoi confronti, c’è la consapevolezza della gestione disastrosa delle autostrade. L’odio è la sua paranoia, noi siamo gente concreta. Il lavoro di equilibrio tra Stato e concessionari che avevo fatto io deve essere portato avanti, non solo con la revoca delle concessioni. I Benetton e i concessionari sono così potenti e molto più forti dello Stato perché la politica gliel’ha permesso. Negli anni ’90 hanno dato ai privati le autostrade, ma la vera catastrofe è stata fatta tra i governi Prodi e Berlusconi quando hanno messo addosso un’armatura a questi contratti inserendo clausole capestro. Se tu Stato revochi legittimamente la concessione a un privato, tu Stato devi pagare gli utili che avrebbero incassato fino a fine concessione. Per evitarlo bisogna fare una legge che tolga queste clausole capestro. L’alternativa non c’è mai stata perché il sistema era compatto".
    Quanto al dossier viadotti, il senatore pentastellato rileva che "i concessionari se la cantavano e se la suonavano. Lo Stato controllava solo le carte dell’autocontrollo che il concessionario stesso si faceva. Noi siamo intervenuti col decreto Genova e abbiamo creato un’agenzia indipendente per cui tra poco tempo ci saranno più di 500 ingegneri che andranno senza preavviso a controllare i piloni, i viadotti, le gallerie e gli imporranno standard di sicurezza, quindi avranno paura a continuare a non fare manutenzione”.

M5s: Toninelli, le gaffe? Ero nemico pubblico numero 1 certa stampa

 “Penso che in questi 2-3 mesi in cui non sono più ministro, si sia capito bene che stavamo facendo un lavoro concreto. Quello delle gaffe sono stupidaggini. Se prendiamo una parola sbagliata e la mandiamo in loop a reti unificate la gente cosa pensa? Il sottoscritto, con tutti i limiti del caso, da grande lavoratore quale è, stava mettendo le mani dentro un sistema. Questi si sono mangiati una certa politica e una certa stampa, e quindi Toninelli era il nemico pubblico numero uno”. Danilo Toninelli dai microfoni di 'L’Italia s’è desta' su Radio Cusano Campus guarda così' alla sua stagione da ministro.   

Toninelli: "dopo di me il Mit è tornato dietro una cortina di fumo"

 “Prima che arrivassi io - rivendica allora il senatore M5s - del Mit non si parlava mai. Quando hanno capito il metodo che stavo attuando, c’è stata un’attenzione particolare nei confronti del Mit, e si parlava sempre di cantieri bloccati. Ora il Mit - accusa - è tornato in una cortina di fumo".    "Con la De Micheli ci siamo incontrati e lei sa perfettamente che per qualsiasi chiarimento su qualsiasi dossier che aveva portato avanti il sottoscritto, io sono a disposizione. Per adesso - annota Toninelli - non è ancora capitato”. 

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