Unioni gay, Bondi e Galan scuotono il Pdl
"A differenza dell'on. Roccella e di tanti miei amici, non capisco, proprio non capisco, perche' i cattolici debbano fare delle battaglie contro chi invoca il riconoscimento delle unioni fra omosessuali, al di la' delle diverse e legittime posizioni sul significato del matrimonio". Sandro Bondi bacchetta il Pdl e prende spunto dalla lettera "o meglio, la vibrante testimonianza cristiana del giovane Davide Tancredi pubblicata sul quotidiano La Repubblica" come fatto che "rompe il muro delle ideologie, si' anche quelle ideologie che deturpano il significato piu' vero della fede religiosa, parlando semplicemente dell'amore, quella realta' - sottolinea il coordinatore Pdl - che nessuno puo' conculcare e che fonda ogni relazione vera e umanamente ricca di senso".

"E' giunta l'ora che si riconosca il diritto di essere cittadini italiani anche agli omosessuali, garantendogli quei diritti civili che tutt'oggi si vedono negati". E' un 'azzurro' della prima ora, Giancarlo Galan, a dirsi d'accordo con il tema sollevato da Sandro Bondi per osservare che "se e' vero che e' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la liberta' e l'uguaglianza dei cittadini, questa legislatura sara' occasione di piu' diritti".

Presidente della commissione Cultura alla Camera, Galan confessa che "la lettera di Tancredi mi ha commosso. Una richiesta di vita, di liberta', di poter amare ed essere se stesso come chiunque altro, una richiesta matura, consapevole, profonda. Ma le sue parole non mi hanno stupito perche' sono vere, dice la verita'". "Cio' che purtroppo ancora mi stupisce - aggiunge l'esponente Pdl - e' che ci sia bisogno di spiegare, o peggio giustificare, emozioni e sensazioni e ci sia, ancora, la necessita' di dover chiedere un diritto che dovrebbe essere alla base della nostra societa'". "La verita' che Tancredi e' riuscito a spiegare con le sue parole e' scomoda, imbarazzante per molte persone. Il perche' del presunto imbarazzo delle parole di questo ragazzo - riprende il deputato Pdl - risiede non solo in forme di ottusita' e arretratezza culturale, bensi', forse peggio, in una forma di ignoranza, ovvero mancanza di conoscenza. Lo Stato deve garantire diritti e non negarli. La nostra carta costituzionale lo sancisce molto chiaramente all'art 3, laddove si proclama il principio di uguaglianza, formale e sostanziale. Un divieto di discriminazione chiaro che - conclude - dovremmo tenere tutti ben presente, a prescindere dall'appartenenza ad un partito politico".