Politica
Virginia Raggi e i 4 amici al bar: le chat dimostrano lo strapotere di Marra

il virus Marra era determinante per il M5s. Le chat dimostrano il suo strapotere nella giunta Raggi
Le chat che dimostrano lo strapotere di Marra nella giunta Raggi
Raffaele Marra decideva la strategia del M5s romano già prima dell’insediamento di Virginia Raggi in Campidoglio. Questo trapela dalle chat depositate nell’ambito dell’inchiesta per corruzione a carico dell’ex finanziere attualmente a Regina Coeli, in attesa dell’udienza del 25 maggio che lo vedrà comparire assieme al costruttore Sergio Scarpellini.
Marra dettava la macrostruttura, dettava le possibili nomine (anche quelle di Marcello Minenna e Carla Raineri, divenuti poi i suoi più acerrimi nemici prima di andarsene dalla Giunta), dettava la linea di condotta da attuare contro gli avversari politici, in primis Roberto Giachetti, attaccabile e "sputtanabile" (per usare le parole di Salvatore Romeo) in quanto “non laureato e in Parlamento da anni a spese dei cittadini”.
Il tutto non veniva direttamente comunicato alla sindaca bensì al suo ex sottoposto in Comune, per l'appunto l'attivista dell'Ottavo Municipio Romeo, affinché questi riferisse poi a “Madame” o a “V.” (la Raggi) e a Daniele (presumibilmente Frongia, il quarto amico al bar).

Uno fra i ventitremila dipendenti del Comune, l’errore di valutazione, per citare le parole della sindaca, Raffaele Marra era invece colui che reggeva la baracca capitolina fin da prima dell’insediamento del Movimento Cinque Stelle in Campidoglio, mentre Romeo, “l’infiltrato”, passibile di “TSO” citando sempre la Raggi, era una sorta di intermediario e factotum. La Raggi e Frongia, malgrado divenuti poi poi sindaca e vicesindaco, sceglievano paradossalmente di ricoprire un ruolo più marginale, ruolo che ha continuato a essere tale con l’arresto di Marra, con l’allontanamento di Romeo e con l’arrivo di Beppe Grillo a “commissariare” de facto il Campidoglio e la prima cittadina.
La Raggi, quindi, è passata dall’ausilio di Marra ai dettami di Grillo, è questa la triste somma che si può trarre da quanto si evince dalle chat, e con l’arresto del quarto amico, quello più influente, strategicamente capace e carismatico, gli altri tre sono caduti progressivamente in disgrazia.
Fra un malore, un pianto e un viavai di assessori, la sindaca si regge ormai a stento e i sondaggi la vedono perdente su tutta la linea. Non soltanto la maggior parte dei romani non la rivoterebbe più, ma la sua popolarità è colata a picco anche fra i grillini, che giornalmente si lamentano sui social network stigmatizzando le sue politiche troppo vicine ai costruttori – che invece ai tempi delle Olimpiadi rifiutate erano visti come la peste – e definendola un danno per il M5s.
Daniele Frongia, dal canto suo, è stato costretto a subire il castigo di Beppe Grillo e si è visto ridimensionare l’incarico, passando da vicesindaco ad assessore allo Sport. I suoi legami con l’ISM, organizzazione filopalestinese legata al movimento BDS che propugna il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele gli hanno alienato le simpatie degli ebrei romani; la vicenda del dossier De Vito e la sua presunta responsabilità nel compilarlo gli hanno creato non pochi nemici nel M5s romano, e ormai deve accontentarsi di un ruolo di secondo piano rispetto a quello cruciale che occupava prima.
Salvatore Romeo, allontanato dalla Giunta, malgrado egli dica di aver fatto un passo indietro di sua spontanea volontà, è il più disastrato di tutti. Fin dalla carcerazione di Raffaele Marra, non glien'è andata bene una.
Smentito sulla faccenda delle cimici dalla sindaca stessa, finito nella bufera per le tre polizze intestate alla Raggi, che poi lo ha definito un possibile infiltrato degno di un TSO, l’ex caposegreteria continua a condividere i contenuti di Virginia sulla sua pagina personale, lasciando forti dubbi che la loro rottura professionale sia in realtà soltanto una facciata per nascondere un rapporto di collaborazione mai interrotto. Tanto da rimanere un supporter sfegatato della Raggi, malgrado lei abbia detto di averlo denunciato. In compenso si pente di averle presentato Marra. Mah.
La morale, è lo dimostrano ancora una volta le chat, è che senza più Raffaele Marra, la squadra che ha portato la Raggi in Campidoglio si è disgregata rivelando tutte le opacità e le debolezze del M5s. E che Marra era un “virus”, citando le parole di Roberta Lombardi, da cui il Movimento era stato invece ben felice di lasciarsi “infettare” fin quando almeno l’ex finanziere era utile e determinante. Motivo per cui lo stesso Luigi Di Maio, che ora lo scarica, lo difendeva a spada tratta. Il tragicomico paradosso, e lo apprendiamo dallo stesso Marra, è che fu implorato di restare quando invece lui aveva chiesto di andarsene. Forse, anch’egli disgustato da quanto aveva visto nella galassia pentastellata.