Adamoli (Pd): "Renzi c'è, e gli altri?"

Finalmente ieri Matteo Renzi ha dichiarato che si candiderà alla guida del Pd nel prossimo congresso.
Era l’unico modo per lasciarsi alle spalle le lunghe e noiose discussioni su regole e data del congresso che interessano solo gli addetti ai lavori.
Era ciò che, in numerosa compagnia, chiedevo da tempo. Renzi ha detto: “Le assise nazionali sono il momento fondamentale in cui si definiscono l’identità di un partito e la sua proposta politica, non solo la leadership”.
Adesso sia coerente e spieghi a tutti cosa sarà il Pd se lui vincerà il congresso.
Tocca ora ai suoi antagonisti decidere quanti e chi saranno i candidati alternativi. In campo ci sono Cuperlo, Pittella, Civati. Si parla di Barca e Zingaretti. Troppi.

E allora Bersani e D’Alema, che non vogliono Renzi, trovino un solo emergente da candidare o si mettano in disparte. Tra i due non possono esserci diverse identità di partito ma solo incomprensioni personali. Le risolvano. I loro veti ormai fanno solo sorridere.
In caso contrario per Renzi sarebbe una passeggiata e attirerebbe pericolosamente tutti gli opportunisti più scaltri e nocivi. Non abbiamo bisogno né di un trionfatore già deciso ai nastri di partenza né di una gestione unitaria confusa e insulsa.
Il rilancio deve essere basato sulla chiarezza della natura culturale del Pd e sulla prospettiva politica decennale.
(da varesepolitica.it)