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Bif&st - Le relazioni tra Sarah e Saleem, e la missione salvifica della donna

Ad accendere animi ed interesse del pubblico serale del Bif&st a Bari, già ravvivati dal concerto in onore di Armando Trovajoli e dal passaggio simpaticamente ‘scapigliante’ di Antonio Albanese (Premio Fellini), sono stavolta i riflessi controversi di una capitale plurale e “senza pace”, come Gerusalemme, nell’anteprima al Teatro Petruzzelli della vigilia del 25 aprile: anniversario della Liberazione.

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La vicenda, in scena sul grande schermo, potrebbe essere la classica storia di una relazione-scappatella dagli appassionati contenuti sessuali, ma a complicare le cose è la cosiddetta “location”: una Gerusalemme in pieno conflitto arabo-israeliano e se non bastasse, anche il fatto che i due “fedifraghi” sono l’una ebrea e l’altro palestinese.

E così, nella psicosi da sicurezza di una nazione quotidianamente angosciata da risentimenti generazionali e territoriali, anche il tradimento coniugale assume i caratteri e i risvolti paradossali del tradimento più infamante: quello verso il proprio Paese.

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Nel film girato con mano decisamente più sicura da Muayad Alayan (regista palestinese, che aveva già affrontato la tematica in precedenza) “The Reports on Sarah and Saleem”, i due protagonisti mettono in gioco la propria felicità domestica, perché entrambi alla ricerca di un appagamento sessuale che tra quelle mura è diventato alquanto sfuggente. Nonostante la serenità familiare dovrebbe essere garantita dalla presenza-collante dei figli: adolescente in un caso e in arrivo nell’altro.

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Complicazioni e malintesi faranno prendere alla vicenda la piega inaspettata del sospetto socio-politico, aggravato dal coinvolgimento dei familiari della moglie di Saleem (Adeeb Safadi), nelle attività clandestine dell’Intifada, e dalla funzione di Ufficiale superiore nei Servizi Segreti israeliani del marito di Sarah (Sivane Kretchner).

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Le riprese a mano e l'illuminazione naturalistica del direttore della fotografia Sebastian Bock catturano ed esaltano il ventaglio di contrasti tra Gerusalemme Est e Ovest e le strade che Sarah e Saleem prendono, mentre fanno la spola tra i due settori, che spesso sono ripresi dall’interno di un’auto in movimento.

Una sorta di sguardo “dal” mondo che tra freddezze domestiche, orgoglio malcelato, dignità di facciata, ragion di Stato, passioni, speranze e illusioni alla fine individua e indica la via d’uscita dal dedalo intricato di strade “sofferte e impossibili”, che da tempo soffocano la questione delle questioni, quella relativa allo stallo medio-orientale.

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L’uscita da quel labirinto, anziché ai deludenti e ipocriti tentativi dei potenti di turno, ancora una volta - forse - andrebbe affidata a una donna. Anzi, alle donne: le sole capaci di individuare, anche nel più angosciante e crudele dei conflitti, il filo sottile e resistente di una solidarietà di genere particolarmente efficace per portare in salvo la speranza smarrita.

Per la sceneggiatura di questo film Rami Alayan, fratello del regista, ha ricevuto il premio speciale della giuria Hubert Bals Fund Audience Award, IFFR 2018 per risultati artistici eccezionali.

(gelormini@gmail.com)

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