'Cara' Bari, Losito:
"Assurdo tanto disagio"

Bari – Si torna nuovamente a parlare delle condizioni di vita del Cara di Bari-Palese. E ancora una volta, lo si fa a tragedia consumata: un giovane immigrato curdo di 26 anni è stato ucciso durante una rissa scoppiata tra gruppi di varie nazionalità. “Come per magia, una parte dei media e la politica istituzionale – hanno osservato i ragazzi di Rivolta il Debito Bari - si accorgono dell'esistenza del centro di accoglienza per i richiedenti asilo solo quando si verificano episodi di violenza su cui speculare. Ciò che è successo ieri notte nel Cara non è legato a fantasiose guerre etniche, ma ad un'esasperazione drammatica condivisa tra tutti i migranti e le migranti ospitati nel centro”.
Duro il commento del primo cittadino di Bari, Michele Emiliano: “Non è possibile che a Bari arrivi un numero smisurato di richiedenti asilo, per i quali i tempi di verifica delle domande si allungano inevitabilmente. Così come non è possibile che nulla sia stato fatto negli ultimi anni per potenziare le commissioni incaricate di vagliare la posizione dei singoli immigrati”. Solo due mesi fa 400 migranti avevano manifestato pacificamente tra le vie di Bari per chiedere la chiusura definitiva dei centri di identificazione ed espulsione, permessi di soggiorno temporanei di un anno, l'abolizione della Bossi-Fini e migliori condizioni di vita nei centri.
Era stato proprio uno dei manifestanti a raccontarci: “La situazione nei centri si è fatta complessa non per tensioni tra di noi, bensì perché siamo al culmine. Io la notte non riesco più a dormire, ho costantemente bisogno di ansiolitici. E’ una situazione che ti divora dentro”.
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Per cercare di capire meglio la situazione dei migranti a Bari e quali sono i suoi diritti abbiamo intervistato l’Assessore alle politiche educative e giovanili, pace e accoglienza del Comune di Bari, Fabio Losito.
Assessore Losito, è ancora un dramma a riportare all’attenzione pubblica il malfunzionamento del sistema di protezione internazionale e le condizioni di vita all'interno del Cara di Bari-Palese: un giovane immigrato curdo di 26 anni è stato ucciso la notte scorsa durante una rissa scoppiata tra gruppi di varie nazionalità, proprio all’interno dello stesso centro di accoglienza per richiedenti asilo. Quali i prossimi passi, cosa chiedete al Governo?
“Al governo ribadiamo la richiesta di destrutturare il CARA. Bari è una grande città, che sarebbe capace di accogliere 1200 migranti senza particolari problemi, se questi venissero distribuiti sul territorio cittadino. Abbiamo diverse caserme dismesse che potrebbero essere trasformate in luoghi d'accoglienza, a cominciare dall'ex ospedale militare Bonomo. È assurdo concentrare tanto disagio in un non luogo, privo di ogni requisito urbanistico per immaginare che possano viverci delle persone. Quando la struttura è stata realizzata prevedeva 744 posti e rappresentava un passo avanti rispetto ad una situazione assai più degradata, che si era storicamente determinata anche in virtù di una logistica che favorisce i trasferimenti per via aerea. Il susseguirsi delle emergenze ha trasformato il CARA di Bari - Palese in una piattaforma logistica nazionale per lo smistamento di esseri umani”.
La realtà all’interno dei centri di accoglienza è una quotidianità che per molti degli stessi migranti rasenta quasi la follia. In più di un’occasione abbiamo parlato con alcuni di loro (riportando sulle nostre pagine le loro testimonianze) e ci hanno spiegato di essere più di 1200 in un campo che potrebbe al massimo ospitare 800 persone. Le scarse condizioni igienico-sanitarie, la malnutrizione, in molti sono costretti a dover assumere dei medicinali pur di poter dormire. Attualmente in quale stato versa il Cara di Bari-Palese? Non c’è il rischio di una nuova guerriglia, come accaduto due anni fa?
“Il rischio è sempre alto ed ogni giorno si determinano focolai di tensione. Gli operatori lavorano in una condizione di grande difficoltà e l'ultima gara per l'affidamento del servizio di gestione del CARA è stata espletata con il criterio del massimo ribasso. Sono convinto che questa situazione sia conseguenza di scelte politiche precise, tese a dissuadere chi voglia realizzare un progetto migratorio raggiungendo il nostro paese”.

In più di un’occasione i migranti del Cara hanno manifestato affinché il permesso di soggiorno temporaneo per chi riceve il primo diniego dalle commissioni territoriali sia della durata non di sei mesi, come l'attuale, ma di un anno: quasi sempre, infatti, il permesso di soggiorno scade prima che il tribunale si esprima sul primo ricorso.
“Si tratta di meccanismi che inducono alla disperazione ed espongono le donne e gli uomini coinvolti, che vivono già una condizione di difficoltà, a problemi di natura psicologica, che a volte degenerano in vere e proprie patologie psichiatriche. Il tutto rientra nella strategia della dissuasione che è alla base delle scelte operate dai Governi che si sono avvicendati negli ultimi anni. La legge Bossi - Fini è stata l'abominio che ha suggellato questa strategia”.
A cosa ha diritto un richiedente asilo appena arrivato nelle nostre terre? Quali sono i Paesi attualmente accettati affinché il migrante possa essere considerato rifugiato politico?
“Ha diritto a ricevere informazioni circa la sua posizione e ad essere inserito in una struttura di prima accoglienza come il CARA. Solo i minori hanno diritto alla tutela in strutture loro dedicate. I maggiorenni non hanno orizzonte e dovrebbero vivere secondo le regole del Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo, rimanendo isolati dalla città. Infatti essi non dispongono di denaro contante, anche se si sprecano le leggende metropolitane in merito alle somme che verrebbero erogate ai migranti ospiti. Maturano un pocket money, pari a 3 € al giorno, che possono utilizzare solo presso lo spaccio del Centro e che quasi sempre viene investito in schede telefoniche, per comunicare con i propri affetti ormai lontani.
Lo status di rifugiato viene riconosciuto a singoli individui dopo un'audizione in commissione, non esistono dunque paesi di provenienza che determinano un automatico riconoscimento. Il Governo, dopo aver rafforzato la commissione territoriale, con l'Istituzione di una sezione aggiunta durante l'emergenza Nord Africa, ha pensato bene di sopprimerla, determinando un ulteriore allungamento dei tempi ed un sostanziale peggioramento della qualità delle audizioni. Sarebbe utile ripristinare con urgenza la sezione aggiunta per abbreviare i tempi e consentire uno svolgimento più sereno delle audizioni”.

Un’altra richiesta consolidata dei migranti rimane quella di una residenza virtuale, affinché sia possibile la domanda di un lavoro. Qual è la vostra posizione? Dal Governo che risposte avete ricevuto? Da noi, a tal proposito, si è creato anche un vero e proprio mercato nero degli affitti con proprietari che arrivano a chiedere fino a 500 euro al mese.
“La residenza virtuale è stata inibita da una circolare del ministero, in quanto ha prodotto effetti rilevanti nell'ambito di alcuni procedimenti penali. Il mercato delle residenze si mette in moto per il rinnovo del permesso di soggiorno e per i ricongiungimenti familiari, che prevedono alcuni requisiti dell'abitazione. Tutto il sistema spinge verso una condizione di illegalità. Sono innumerevoli gli ostacoli di natura burocratica ed ognuno di questi produce fenomeni di sciacallaggio ai danni di soggetti vulnerabili”.
Molti rappresentanti della classe politica si sono affrettati a gridare all’allarme. Eppure, giusto per citare un esempio, lei era uno dei pochi politici presenti alla manifestazione dei migranti del 23 maggio scorso.
“Se si gridasse meno e si prendesse coscienza del fatto che si tratta di un fenomeno naturale e strutturale, si potrebbe evitare di perpetuare questa situazione. Personalmente sono convinto che questo flusso rappresenti una speranza per l'intero vecchio continente, ma le strategie adottate fin qui, dall'unione europea e dal nostro paese, non vanno in questa direzione. I migranti non hanno diritto di voto e sono portatori di nuove istanze e nuovi bisogni, per questo la politica sembra disinteressarsene, salvo costruire campagne elettorali fondate sulla paura dell'invasore straniero”.
Ancora recente la diatriba tra la sinistra barese e l’opposizione a proposito della presenza dei migranti in Piazza Umberto. Com’è andata a finire?
“Di nuovo c'è che si è costituito un comitato che si preoccupa di questa splendida Piazza. Per il centrodestra cittadino Piazza Umberto è una carta buona per tutte le stagioni. Si sprecano le polemiche ed i blitz folkloristici a scopo propagandistico. Per quanto ci riguarda si tratta di uno spazio pubblico, praticabile da tutte e tutti, nel rispetto delle regole della civile convivenza. Se in alcune ore c'è una consistente presenza di cittadini di nazionalità diversa da quella italiana non vedo dove sia il problema”.
“Flash - immigrati: rissa nel Cara di Bari, un morto e 3 feriti. Stop immigrazione selvaggia!!!”: questo il tweet del Presidente della Regione Lombardia e segretario della Lega Nord, Roberto Maroni. Cosa si sente di rispondere?
“Maroni ed il suo movimento politico dovrebbero essere consapevoli che questi morti sono conseguenza delle loro scellerate scelte. Sono patetici quando parlano di respingimenti e rimpatri. Nel caso dei respingimenti si tratta di una pratica inumana, che è valsa al nostro paese una condanna da parte della corte europea dei diritti umani. I rimpatri sono semplicemente una barzelletta, in quanto risultano impraticabili nella stragrande maggioranza dei casi”.
L’Italia sembra non poter fare a meno di vivere di ossimori. Se da uno parte lo ius soli appare come un sogno irrealizzabile dall’altra, sin dall’insediamento del Governo, genere e nazionalità del Ministro Kyenge hanno rischiato di metterne in secondo piano l’operato. Che ne pensa?
“Penso che la scelta di nominare una ministra nera, per quanto altamente simbolica, sia solo un'operazione estetica. Inoltre non mi convince lo schema secondo il quale l'immigrato si può occupare di immigrazione. Il Governo Berlusconi-Letta non ha prodotto ancora alcun elemento concreto di cambiamento in materia di politiche dell'accoglienza. Mi auguro di essere smentito dai fatti, ma temo che dovremo aspettare ancora tanto”.