Cosimo Argentina presenta
'L’umano sistema fognario'
di Lucia Pulpo
Cosimo Argentina è uno scrittore dalla mente e dallo spirito anticonformista con una spiccata sensibilità, che lo induce a reagire alle convenzioni imperanti fino ad innalzare a protagonista l’ultimo degli sfigati, il perdente nato che tale vuole rimanere.
Argentina rompe il vetro dietro cui si espongono bellezze di plastica rifatta, con sorrisi perfetti e denti finti, pronte a sbandierare motti comuni per accarezzare gli occhi e le orecchie dei benpensanti della domenica.
Lo scrittore tarantino ribalta la crosta terrestre, e lo fa a modo suo - con rabbia - in un delirio crescente, nel quale il lettore è coinvolto, suo malgrado, con inconfessabile soddisfazione: un po' come tirare pugni contro un sacco da boxe, una pratica estenuante ma liberatoria.

Emiliano Maresca è il protagonista di “L’umano sistema fognario” - Manni Editore, che Argentina presenterà il 4 Gennaio presso la libreria Ubik di Taranto e il giorno seguente presso la Feltrinelli di Lecce. Affaritaliani.it ne parla con l’autore:
Kubrick con “Arancia meccanica” denuncia la violenza dilagante… quali sono le intenzioni di Argentina con questo romanzo?
Non c’è presunzione di critica letteraria. Vorrei mettere la letteratura a disposizione della "realtà collaterale" che mi interessa. Avevo voglia di dare voce a un personaggio, che non trova spazio nella storia e nelle storie. Se entri in un luogo dove ci sono 4-5 persone fra cui Emiliano, a lui non dedicheresti attenzione.
Maresca sarebbe un tipico ricercato da criminal thriller … perché lei ha scelto di vedere la storia con i suoi occhi?
Questo personaggio è tante cose insieme, come ognuno di noi è un intreccio di storie e situazioni. Inoltre nel racconto si evolve, non è solo vittima e carnefice; e se c’è un lato folle che lo porta a estremi improponibili c’è anche una autenticità, il rapporto diretto con la verità cruda, senza fronzoli, per cui naturalmente rifiuta gli orpelli. Parla poco, ma và al nocciolo della faccenda. In fondo, anche le parole possono diventare sovrastrutture inutili. Emiliano è sensibile e onesto e non usa sofisticazioni, almeno nella prima parte del libro.
Leopardi scriveva della Natura matrigna, anche lei parla di Natura ma come salvezza…
Quando parlo di natura intendo quella umana. Quando gli uomini s’allontanano dalla loro natura sbagliano. Il nostro percorso di vita, dalla nascita alla morte, passa attraverso poche cose, che hanno davvero valore. In pochi accettano consapevolmente questa realtà e preferiscono costruire ad arte diversivi come amanti, soldi e viaggi extra-sensoriali, per riempire il tempo e tirarsi addosso l’importanza che non hanno.

Le sue pagine sono ricche di citazioni musicali. Qual è il rapporto del protagonista con la musica e quale il suo?
Il personaggio ha con la musica un rapporto ideologico, estremista e ultra-tutto, come con lo zio Adolfo. Per me, la musica non sfugge alla regola dell’arte: deve trasmettere emozioni. L’emozione è fondamentale, in ogni forma d’arte io cerco un’emozione che sia una canzone o un quadro non m’interessa la perfezione o il rapporto tra le dimensioni: l’armonia, la proporzione o la coerenza e la fedeltà del messaggio. Per me importa solo la parte emozionale.
È tornato all’editore pugliese Manni, perché?
Agnese Manni si è subito entusiasmata quando ha letto il manoscritto. Per me, questo è molto importante. Questa storia ha bisogno di un editore che ne apprezzi la folllia. Con questo tredicesimo romanzo credo che si chiuderà una fase. Non so ancora, ma dopo 13 libri sento di evolvermi. Vedremo.
Taranto è molto presente con le sue vie, i suoi locali e la sua costa… E' solo una location o una specie di omaggio alla città natia?
Emblematico il passaggio sull’autobus di linea numero 8, che attraversa la città tutta dal quartiere Tamburi alla Salinella, mostrando due città: quella fatta di carne umana - che ha come punto di riferimento la stessa tribù, malgrado le singole diversità - e l’altra, la città ferita da chi le si è attaccato come ad una mammella e le ha succhiato la linfa, lasciandola secca e arida. Non è giusto, perché è una città che ha, ancora, grandi potenzialità.