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Covid, la crisi dei teatri vista da Michelangelo Busco

Michelangelo Busco, originario di Fasano, è direttore del Teatro Fusco di Taranto, restituito alla città dopo un lungo periodo di chiusura, e del Teatro Forma di Bari uno dei contenitori culturali più vivaci di Puglia.

Teatro Fusco Taranto

Una lunga esperienza alle spalle, come direttore artistico e di produzione, è considerato fra i migliori organizzatori teatrali e musicali in Italia. Lo scopo dell’intervista è fare, a freddo, un’analisi sulla situazione di emergenza Covid e sulle relative penalizzazioni subite dai luoghi della cultura.

Arte e cultura continuano ad essere colpiti al cuore dalle chiusure e dai distanziamenti causati dal Caronavirus. Cinema e teatri sono sicuramente i settori più mortificati dagli eventi e, pertanto, profondamente segnati.  Tantissimi i concerti e gli spettacoli annullati, con conseguente e significativo danno: non solo per gli artisti, ma anche per chi ha acquistato i biglietti e non ha potuto goderne.

E’ sicuramente un danno enorme per tutti e non solo economico, operatori del settore a vario titolo e spettatori. Purtroppo la Pandemia è il male oscuro che sta mettendo in ginocchio un intero sistema produttivo, che sta facendo i conti con il rischio di morire per il perdurare della prolungata inattività. 

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Quale è la cosa che fa arrabbiare di più di questa chiusura, e cosa soprattutto fa temere per il futuro?

Mi fa arrabbiare l’impossibilità di intervenire per risolvere il problema, ma ragionevolmente penso che, per la riapertura, l’applicazione delle normative per accogliere il pubblico in sicurezza fossero assolutamente sufficienti. Purtroppo, la chiusura autunnale ha vanificato gli sforzi enormi fatti per una ripartenza controllata. Ora, l’arrivo dei vaccini ci dà un po' di fiducia, ma i tempi per la soluzione definitiva del problema Covid non sono altrettanto rassicuranti. Nel contempo, penso che alcuni settori con un rischio più alto dei contenitori culturali, abbiano avuto un trattamento inspiegabilmente diverso.

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La cultura è stile di vita, tradizioni, aggregazione, passione, progresso sociale e tanto altro, e chi lo sa ne ha sofferto tanto l’assenza. Quali sono state le iniziative promosse e realizzate in questi mesi dal Tetro Fusco di Taranto e dal Teatro Forma di Bari, finalizzati a mantenere alta la motivazione per gli artisti e vivo il legame con il pubblico?

Il teatro Forma si era attrezzato per una ripartenza importante con il solito cartellone variegato, fatto di musica e prosa, che ovviamente è stato accantonato causa chiusura forzata. Al momento, il Teatro Forma è completamente inattivo, in attesa di sapere quando sarà possibile riaprire. Il Teatro Comunale Fusco di Taranto, allo stesso modo, è stato penalizzato: avendo già pronto un prestigiosissimo cartellone di prosa e di musica. Dopo la chiusura, per volontà dell’Amministrazione comunale - in particolar modo dell’assessorato alla Cultura in capo a Fabiano Marti - si è deciso di portare avanti una serie di iniziative in streaming, tra cui concerti e presentazioni di libri con gli autori relativi, che hanno permesso al Teatro di assolvere al proprio ruolo di spazio pubblico, nel quale diffondere esperienze culturali. Questo ha consentito di poter mantenere in vita, seppur parzialmente, anche alcuni rapporti di lavoro.

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Si sa che le risorse pubbliche sono limitate e concentrate in questo difficile momento sull’emergenza Covid. L’industria dell’arte, secondo lei, può sopravvivere alla crisi pandemica, ed eventualmente, per quanto tempo ancora?

Il comparto era già in difficoltà prima della pandemia. Oggi la situazione è ancora più difficile, ma non completamente compromessa. La sopravvivenza è necessaria, non solo per salvare centinaia di migliaia di posti di lavoro, ma anche perché senza arte l’uomo non può vivere. Musica, prosa, danza, letteratura, arti figurate sono il cibo per la mente e per i sogni di ognuno di noi. Il virus non può uccidere i nostri sogni!

Ora più che mai è fondamentale ponderare attentamente il futuro della Puglia, ma anche dell’Italia, guardando alla Cultura e al Turismo Culturale come asset strategici, nonché motori della rinascita e della crescita economica, sociale e culturale. Si potrà tornare, quando, alla normalità?

Credo che per tornare alla normalità servano tempo e idee. Mi piace che si parli di rinascita; credo che in questo frangente sia necessario aiutarci reciprocamente, solo così la rinascita sarà possibile. Penso, inoltre, che è il momento di cedere agli individualismi inutili e di pensare al bene comune, come soluzione per affrontare il problema in tutti i settori che generano bellezza ed economia. C’è da dire, ancora, che l’arrivo del neo assessore Regionale, Massimo Bray, dovrebbe essere la garanzia che siamo in buone mani e che il futuro può diventare una opportunità.

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Non volendo ricorrere ai termini rassegnazione o resilienza, quali possono essere i punti strategici fondamentali all’interno di una nuova programmazione, che riesca a garantirne la sostenibilità di una ripresa? Quali sono i mezzi necessari per rimanere in contatto con i visitatori e mantenere attivo il coinvolgimento del pubblico?

Ho molta fiducia nel pubblico. La gente è stanca e vorrebbe tanto tornare a vivere come un anno fa, quando godeva dei cartelloni di teatro, musica e danza, affollando gli spazi che proponevano spettacoli live. La scorsa estate ne ho avuto la conferma, quando - seppur in parte - si sono svolti festival e concerti ai quali si è accorsi numerosissimi. Non cambieranno le strategie, ma salirà il livello di attenzione del pubblico nella scelta di ogni singolo spettacolo, quindi da parte nostra occorrerà maggiore attenzione ai contenuti. In questo momento dobbiamo monitorare l’evoluzione del contagio e sperare che, prima dell’estate, si possa tornare a vivere!

a cura di Evelina Giordano - Ovunque Puglia

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