FI allo scontro frontale, Brunetta silura Chiarelli. Fitto: “Surreale”
Bari – Le possibilità di ricucitura in Forza Italia sono ormai al lumicino, in Puglia tanto quanto nella Capitale. L’ultimo caso scoppia a Montecitorio, dai cui scranni il tarantino Gianfranco Chiarelli sferra un duro attacco allo stato maggiore del partito, nascosto tra le pieghe delle dichiarazioni di voto sulle norme per la prescrizione: “Non ho avuto modo di confrontarmi con chi come Maria Rosaria Rossi e Giovanni Toti utilizza le proprie energie per fare epurazioni e distruggere solo quanto fatto da Berlusconi. A loro non interessa il destino del nostro partito”, invia per direttissima alla responsabile amministrativa e al consigliere politico dell’ex premier. E la bordata gli costa l’immediata sostituzione dalla carica di capogruppo in commissione Giustizia, ad opera di Renato Brunetta.
Una “divagazione” la definisce il diretto interessato, fittiano di ferro ed ex coordinatore provinciale degli azzurri nella città dei due mari: “Consegnerò il mio intervento all'onorevole Bergamini affinché lo possa far conoscere a Toti o a chiunque altro in modo che possano dire cose sensate quando appaiono in televisione”, scandisce al microfono davanti ai colleghi. A fare quadrato è proprio l’ex Ministro di Maglie, la cui candidatura a Governatore del Tacco appare sempre più inevitabile e destinata a destabilizzare l’intero centrodestra: “Non mi preoccupo per Gianfranco Chiarelli, a cui esprimo amicizia e sostegno, ma per noi tutti, per cosa siamo diventati. Che situazione avvilente! Da partito liberale di massa, cosa siamo diventati? Il partito delle censure, dei commissariamenti, delle sostituzioni, delle epurazioni. Ciascuno può giudicare”, manda a dire l’europarlamentare salentino, ottenendo la sponda di Daniele Capezzone, Saverio Romano e del toscano Maurizio Bianconi, per nulla tenero contro “il califfato berlusconiano”.
Non va meglio neppure sulle coste dello Ionio. Lo stesso Chiarelli aveva firmato, in mattinata, l’autoconvocazione dei forzisti di Martina Franca in aperto dissenso con i commissariamenti del plenipotenziario Luigi Vitali: “Ogni altra ulteriore nomina, accordo, decisione, calata dall'alto, e assunta senza l'avallo della maggioranza degli iscritti, non può che essere destituita di ogni legittimità ed efficacia”, recita la nota siglata dall’avvocato fittiano, seguendo la scia di quanto fatto a Ceglie Messapica dal dissidente Nicola Ciracì. La testa d’ariete sarebbe l’articolo 33 bis dello statuto di Forza Italia, riguardante la possiblità di convocare gli organismi dirigenti se a chiederlo è il 50% degli iscritti, ma da Vitali arriva la piena scomunica: “Allo stato non esiste per Ceglie Messapica un elenco ratificato di iscritti, né la prova della richiesta effettuata dal 50 percento degli aderenti”, taglia corto, precisando che “i congressi cittadini e provinciali sono convocati sulla base del calendario autorizzato dal segretario regionale” e che i prossimi saranno in agenda dopo le regionali. “Continua ad abusare di poteri che non ha”, ribatte a distanza Ciracì, chiarendo che “a commissariare gli organi periferici elettivi e il Comitato di Presidenza” e pertanto, “i commissariamenti di Ceglie Messapica, Martina Franca e Corato sono da considerarsi carta straccia”.
Molto prima dei Congressi, però, potrebbero essere le urne a sancire anticipatamente la resa dei conti definitiva. Francesco Schittulli lo sa, non esclude il passo indietro da testa di serie designata della coalizione ed è pronto a tentare l’estrema mediazione: “Chiunque si renderà responsabile di divisioni si assumerà la responsabilità di riconsegnare la Regione nelle mani della sinistra perché è evidente che non ama le sorti della Puglia e dei pugliesi”, accompagna all’ennesimo appello alla coesione. E le probabilità che resti inascoltato sono quantomai elevate.
(a.bucci1@libero.it)