Taranto, Ilva: si guarda al dopo Bondi
Eni, Stefàno scrive a Marcegaglia
Taranto sempre al centro delle vicende legate alla produzione industriale delle sue aree, in particolare all'Ilva e allan raffineria dell'Eni, registra il doppio intervento del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e del senatore di Sel, Dario Stefàno, ex Assessore alle Politiche Agricole regionale e probabile candidato alla corsa per la successione al Governatore pugliese.
“Io auspico che si possa mettere un punto a questa questione e voltare pagina”, ha commentato l'ipoetsi di una nuova nomina governativa del nuovo commissario dell’Ilva.
“Il mio auspicio – ha continuato Vendola – è che si volti pagina, perché quando si è fatta la scelta di nominare come commissario governativo, che doveva quindi in qualche modo estromettere dal governo dell’Ilva la famiglia Riva, la stessa persona che la famiglia Riva aveva scelto come amministratore delegato, si è fatta una scelta per me incomprensibile”.
“Enrico Bondi è stato chiamato come salvatore della patria – ha concluso Vendola - ma non si vede in cosa consista il salvataggio, non si vede un vero piano industriale, non si vede ad oggi un’operazione autentica di rilancio del grande siderurgico tarantino. Ecco perché auspico che si possa mettere un punto a questa questione e che si possa voltare pagina”.
Arriva, così, il cambio della guardia per la gestione dell'Ilva. Piero Gnudi è stato nominato Commissario all'Ilva al posto di Enrico Bondi, il cui mandato è scaduto. L'economista è stato ministro ministro con Monti ed ex ad di Enel ed consigliere dell'attuale ministro Federica Guidi (Sviluppo economico).

Altro fronte scottante la Vertenza Eni: "Urge individuare una soluzione migliore, insieme ai lavoratori di Taranto, perchè al territorio va data un’altra opportunità”. Lo scrive il senatore pugliese Dario Stefàno, in una lettera alla presidente di Eni Emma Marcegaglia, sottolineando l'urgenza e la necessità di trovare una soluzione alternativa che tenga in equilibrio gli interessi dell’azienda e gli interessi dei lavoratori “con la prospettiva - sottolinea Stefàno - di evitare un ulteriore rischio di isolamento economico ed occupazionale e dunque di impoverimento sociale di Taranto”.
“Quella messa in atto nella raffineria Eni di Taranto è una protesta legittima - prosegue Stefàno - perché esprime ad “alta voce” l’ennesimo sentimento di precarietà che agita le vite di centinaia di lavoratori, qui in quel lembo della Puglia che ha già pagato, e continua a pagare, un prezzo altissimo in tema di lavoro e disagio sociale. L’attuale accordo non può essere accettato perché penalizza i lavoratori. Penalizza la propria ambizione a lavorare. Penalizza le rispettive famiglie, private di colpo della prospettiva di una legittima serenità. E penalizza ancora una volta l’indotto industriale ed il territorio ad essa collegati” .
“Ecco perché non può bastare la rituale manifestazione di solidarietà – così il senatore motiva le ragioni della lettera - ma anzi porgo la più ampia disponibilità personale ed istituzionale a collaborare con l’obiettivo di individuare una soluzione sostenibile, che tenga conto delle note difficoltà del contesto territoriale tarantino”.
“Eni, sottoposta al controllo pubblico, – conclude Stefàno - interpreta azioni ed attività industriali profondamente strategiche per tutto il Paese. Quel Paese di cui anche Taranto ed il suo territorio fanno orgogliosamente parte e che, al pari di altri territori ed altre realtà, meritano di beneficiare degli obiettivi strategici dell’azione industriale di una delle principali aziende italiane”.
(gelormini@affaritaliani.it)