PugliaItalia
La comunicazione è relazione
L'analisi di Enzo Quarto
Il libro-analisi di Enzo Quarto sulla Comunicazione
Passato, presente e futuro dell’informazione, un viaggio plurisecolare nel rapporto dell’Uomo con la notizia. Un rapporto travolto e sconvolto dalla tecnologia e dai nuovi paradigmi dell’informazione, influenzati prima e condizionati dopo dal marketing e dalla pubblicità. Una “rivoluzione” che ha avuto nella televisione il suo strumento principe per segnare una mutazione profonda, capace di trasformare le persone in consumatori.
![quarto comunicazione quarto comunicazione](/static/upl2015/quar/quarto_comunicazione.jpg)
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È un’analisi per nulla indulgente quella che Enzo Quarto, giornalista pugliese di conclamata professionalità in forza alla sede regionale pugliese della Rai, fa nel suo libro “La Comunicazione è Relazione” (Gelsorosso - 96 pagine - 10 euro). Una rotta che attraversa i mari in tempesta di una deontologia formale, ma genera il naufragio dell’etica della verità. Una navigazione a vista in cui autoreferenzialità, sensazionalismo, pietismo e suggestione prevalgono su approfondimento, analisi, confronto e ascolto.
Intendiamoci, non è, in senso stretto, un manuale per addetti ai lavori. Non lo è perché si muove sul terreno dell’etica della comunicazione, coinvolgendo in pieno una categoria che, muovendosi abilmente sul piano dei tecnicismi, sposa la religione del verosimile e non della verità.
Il testo assolve in modo esemplare a due funzioni. Si rivela un potente stimolo per i giornalisti che hanno scelto il mestiere per spirito di servizio e sono pronti a un esame di coscienza per una piena, totale verifica della professionalità, bandendo titoli tossici e ricostruzioni manipolate: un passo fondamentale nel rispetto del destinatario delle loro attività troppo spesso considerato residuale nella catena del valore e ridotto al rango di mero consumatore.
![Quarto exposte Quarto exposte](/static/upl2015/quar/quarto-exposte.jpg)
Utopia? C’è realmente il rischio che il lavoro di Enzo Quarto possa essere confuso come l’opera di un... visionario. Soprattutto da parte di chi crede che il mestiere di giornalista e/o di comunicatore sia nella ricerca spasmodica delle emozioni (titoli urlati e spot con modelli di consumo privi di contenuto). Nell’epoca in cui sembriamo dominati dal chiacchiericcio e dalla suggestione, l’autore individua proprio nei giovani e nella nuova tecnologia una combinazione in grado di affrancarci dalla palude di un’informazione mediocre e approssimativa.
Perché la “forza” dirompente della nuova tecnologia è nella relazione, in quella che i massmediologi chiamano “orizzontalità” e fa giustizia di quell’informazione gerarchico-funzionale che sotto la spinta delle esasperazioni del mercato ha ridotto i pubblici a massa di consumatori. La tecnologia oggi “impone” dialogo e relazione, favorisce la critica, anche se in realtà esalta, in modo esponenziale, la manipolazione. Tuttavia la mistificazione non è più occulta, ma plateale: si rivela più facilmente che un tempo. Cresce, cioè, la consapevolezza della manipolazione e con essa la ricerca di fonti affidabili sul piano dell’etica della verità.
![Quarto Enzo pp3 Quarto Enzo pp3](/static/upl2015/quar/quarto-enzo-pp33.jpg)
![Quarto Enzo pp3 Quarto Enzo pp3](/static/upl2015/quar/quarto-enzo-pp33.jpg)
Quarto, inoltre, fa giustizia di un luogo comune così caro a novellini del mestiere di giornalista e cioè che “ai giornalisti tocchi dire tutto”. Un mantra dell’imperizia giornalistica. Il che non solo non è vero in assoluto, giacché un giornale o un telegiornale sono un “recinto” limitato dallo spazio o dal tempo. Ma non è vero anche sul piano della responsabilità e della scommessa educativa. I giornalisti sono sempre un filtro, avverte l’autore, e devono sapersi assumere le responsabilità.
Il lavoro giornalistico è capacità di “pesare” le notizie, di verificarle e di pubblicarle in piena coscienza e con un linguaggio adeguato, inclusivo e abbordabile per tutti, evitando di essere strumento di interessi terzi. Per questo una parte (assai) significativa del testo è dedicato alla Relazione con l’informazione che investe i bambini, per i quali sotterfugi e tecnismi (“consigliamo di non far vedere queste immagini ai più piccoli...”) evitano penalizzazioni professionali, ma non premiano la professionalità.
È un libro ispirato e ispirante. La simbiosi tra caratura professionale e fervida fede religiosa dell’autore costruiscono l’architrave di un libro vulcanico. Un testo che ad ogni eruzione scuote la coscienza di chi fa il mestiere più bello del mondo.
Quando è al servizio delle persone.
Dionisio Ciccarese - EPolis Bari