Ma Bari ama
l'Arte Contamporanea?
di Antonio V. Gelormini
Forse c’è un eccesso di valutazione nell’attribuire quotazioni da 10-12mila euro a lavori o espressioni d’arte contemporanea, relegati o abbandonati in un angolo dietro la porta della Sala Murat a Bari, a quanto racconta la donna delle pulizie. La stessa che, trovando questi “cartoni e fogli di giornali" tra bottiglie di birra vuote e altri rifiuti, ligia al dovere: ha ramazzato e consegnato il tutto al camioncino dell’Amiu, che nelle prime ore del mattino passa per la quotidiana raccolta della nettezza urbana.
“Situazioni di sana ambiguità, tra arte e vita” è stato il commento di Achille Bonito Oliva, che ricorda la lunga letteratura di casi simili, dalla porta di Duchamp ridipinta da un imbianchino alla Biennale di Venezia, a una sua stessa mostra, sempre a Bari, nel fossato del Castello Normanno-Svevo, che provocò le lamentele di alcuni abitanti della Città Vecchia, per un’istallazione di copertoni di Allan Kaprow scambiata per una discarica in un bene comune.

L’Assessore Comunale al Marketing, Antonio Maria Vasile, si direbbe in sintonia con l’illustre critico d’arte, ha provato a gettare acqua sul fuoco: “Siamo ovviamente molto dispiaciuti per quanto accaduto. E’ evidente che l’addetta alle pulizie della sala non si è resa conto di aver buttato via due opere. Ma questo è tutto merito degli artisti che hanno saputo interpretare al meglio il senso stesso dell’arte contemporanea, cioè quello di interagire con l’ambiente circostante. Ad ogni modo l’assicurazione coprirà i danni procurati”. E questa potrebbe essere la chiave di lettura relativa alla valutazione.
Si parla di risarcimento, ma al di là di un verosimile ‘concorso di colpa’, ritengo che nel concetto di 'contemporaneità' debba considerarsi implicito il rischio dell'incomprensione e, pertanto, tutto quanto ne possa derivare. Secoli di Storia dell'Arte non fanno altro che raccontarci il riconoscimento postumo degli artisti (salvo rare eccezioni). Pertanto, alla signora che ritiene aver fatto il suo dovere, nessun risarcimento può esserle fatto carico. Casomai la richiesta andrebbe girata agli allestitori, alquanto incauti nel non segnalare o evidenziare la cosa. Il fatto, nella sua dinamica, è specchio di decadenza e, per restare in tema, potrebbe essere definito: una straordinaria installazione contemporanea. Un chiaro segno dei tempi!

L’imponderabilità del caso, poi, vuole che la vicenda si verifichi a qualche ora dal secondo appuntamento di un ciclo di conferenze, programmato nell’adiacente Circolo della Vela, che porta l titolo: “Ma Bari ama l’arte contemporanea?”.
Sulla scorta del successo del primo incontro, venerdì 21 febbraio Maria Mininni (Architetto paesaggista e docente dell’Università della Basilicata) discuterà di arte, architettura e paesaggio. Temi interdisciplinari che influiscono in modo notevole sul costume della società, soprattutto contemporanea e sull’Arte pubblica.
L’obiettivo di tutta l'iniziativa - ha raccontato Simonetta Lorusso, presidente del Circolo della Vela Bari -.è quello di indagare, con esperti del settore, gli aspetti culturali e attuativi necessari per realizzare in città un “sistema dell’arte” moderno e innovativo”.

Il terzo degli appuntamenti in calendario (28 febbraio), avrà per tema “Bari, una città di teatri senza musei”. Pierpaolo Forte (professore universitario di Diritto Amministrativo e presidente del Museo Madre) e Vito Labarile (ingegnere e consigliere incaricato per le Arti Visive del Sindaco di Bari) si confronteranno sul Sistema dell’Arte a Bari.
Al centro dell’incontro l’analisi della proposta dell'amministrazione comunale e il rapporto, spesso conflittuale, fra collezionismo pubblico e privato che, in una delle declinazioni dell’Economia della Cultura, spesso rappresenta il sostegno vitale per le collezioni dei musei..
(gelormini@affaritaliani.it)