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Miulli, chiesta archiviazione per Vendola.
Gentile replica su Esiti

Il pm Giorgio Bruno della Procura di Bari ha chiesto l'archiviazione per i sette indagati, Vendola compreso, coinvolti nell'inchiesta sulla maxi transazione da 45 milioni di euro deliberata dall’ente di Via Capruzzi nel marzo 2009, e poi annullata in autotutela, in favore del nosocomio di Acquaviva. A beneficiare della richiesta sarebbero anche l’ex assessore regionale alla Salute Alberto Tedesco, Tommaso Fiore, successore del primo ed autore del ritiro della delibera nel 2010, e mons. Mario Paciello, vescovo di Altamura-Acquaviva e finito nella lista degli indagati in quanto a capo dell’Ente ecclesiastico dell’Ospedale, che alla Regione chiedeva il risarcimento per spese già sostenute negli anni precedenti. E se sul contestato documento della Giunta era arrivato anche il disco verde del Consiglio di Stato a dissipare ogni dubbio, le accuse che gravavano sui sette andavano dal peculato all’abuso d’ufficio, passando per il falso.
Sul fronte interno, invece, ad increspare le acque è stato il responso del report Esiti che ha passato al vaglio le Regioni incrociando indicatori e variabili con risultati non proprio lusinghieri per il Tacco dello Stivale, scivolato in penultima posizione e battuto al ribasso solo dalla Campania. “La questione non può essere ridotta a una classifica del tipo hit parade”, ha replicato la titolare della Sanità, Elena Gentile, guardando ai dati nel complesso e non alle singole note di demerito segnalate: “Nonostante i problemi storici di riparto del fondo nazionale sanitario che penalizzano la Puglia e nonostante il piano di rientro, la Puglia nel complesso del suo sistema regionale è alla pari con Toscana ed Emilia Romagna per i migliori risultati di mortalità nel trattamento dell’infarto miocardico acuto”, segnala e rispedisce la palla proprio alla prima delle capolista: “Anche la Toscana, per la mortalità a 30 giorni per infarto ha un dato negativo del 24,1% in un caso e, rispetto alla mortalità ad un anno per uguale causa, ci sono tre strutture toscane ampiamente fuori media come S. Giuseppe, Valdarno e Piombino, in confronto alle due pugliesi di Francavilla Fontana e Galatina”. Per non dire dei meriti del Policlinico barese: “Tra il 2007 e il 2012 migliora in maniera impressionante i trattamenti per i femori rotti”. O del SS. Annunziata di Taranto “che passa dal 4% di femori trattati in 48 ore nel 2007 al 71% del 2012”. Numeri da prendere con le pinze dunque? Dall’opposizione sembrano tutt’altro che concordi e l’ex vicecapogruppo Pdl Cassano parla di “bocciatura senza riserve” per “una sanità ridotta ai minimi termini”.
a.bucci1@libero.it