Politica, anacronismi
e malvezzi diffusi
Quanto il modus operandi della politica italiana sia ancora dettato da meccanismi obsoleti e per nulla in sintonia con i ritmi e le pulsioni della fibra ottica, lo testimonia la cronaca “dell’inciampo” di Luigi d’Ambrosio Lettieri: su una vicenda di tessere false, in occasione di un congresso di partito.
Un malvezzo, beninteso, che risulta piuttosto diffuso, in forma e tasso di penetrazione decisamente trasversale, se solo poche settimane fa assemblee provinciali, elezioni territoriali e le Primarie per la segreteria del PD - le stesse che hanno portato Matteo Renzi alla guida del partito - sono state contrassegnate da accese polemiche, sulle improvvise impennate “a macchia di leopardo” dei vari tesseramenti. In controtendenza manifesta con la crisi di adesioni e credibilità, che da tempo attraversa e sconvolge l’intera politica italiana.
Ma la vicenda Lettieri assume i risvolti del paradosso politico-anacronistico, nella presa d’atto analitica che, mentre indagini e giustizia avanzano al rallenty in slow motion (come di consueto), il partito o compagine politica, al cui interno si presume sia stato consumato l’illecito, non esiste più: il Popolo della libertà s’è liqueso (diceva Gigi Proietti in una celebre gag), e lui non è più coordinatore cittadino di quella coalizione.
Certo, va lasciato al lavoro dei magistrati tutto quanto concerne la sfera delle responsabilità personali dei protagonisti della vicenda. La riflessione politica, però, non può non rilevare - qualsiasi piega prenderanno le ipotesi giudiziarie - l’anomalia dell’impossibilità di metter riparo a effetti prodotti e non sanabili: scissioni nel partito, azzeramento dello stesso, un quadro politico odierno completamente diverso e fortemente influenzato dai passaggi elettorali interni, che oggi sono sotto la lente d’ingrandimento. E questo, come detto, è cosa che ha riguardato tutti gli schieramenti: sia a destra che a sinistra.
Si direbbe surreale e invece è inquietantemente concreto. Si direbbe che il tempo non sia trascorso oppure ci si sforzi nell’illusione in tal senso. Avevo i calzoni corti quando si biasimavano le campagne tessere della/nella DC. Da circa tre lustri siamo entrati nel nuovo millennio, ma alla base della contesa politica tutto gira ancora attorno alle tessere.
Riforma elettorale ed urgente revisione dell’assetto organizzativo degli strumenti di partecipazione e di rappresentanza sociale, nonché istituzionale, necessitano di lungimiranza e prospettive moderne da proiettare nel futuro. Il passato, più o meno glorioso, sia pietra di monito e di stimolo per il cambiamento, piuttosto che macina al collo di un’incapacità diffusa di lettura politica, di coraggio e di governance in scenari e contesti da terzo millennio.
Ma vi pare che il mero ritorno al “Mattarellum” possa rappresentare quella sintesi di alto profilo, lo slancio fantasioso o il piglio innovativo, da tempo auspicato, e finora vanamente atteso, di una classe dirigente di nuova generazione? Si dirà: “Comunque meglio del porcellum”! Capirai lo sforzo! E si festeggerà il vecchio topolino ri-partorito dalla montagna.
(gelormini@affaritaliani.it)