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Ravanelli, companatico pezzente

di Pino De Luca

Rafe, in antico persiano, può essere espresso come “rapida apparizione”.

E davvero ci vuole poco dalla semina alla raccolta, specialmente perché non bisogna attendere che la pianta faccia frutto, anzi è la radice che si gonfia, diventa tonda o ovale secondo la razza e assume, dopo tante selezioni, un bel colore rosso all’esterno. Una cuticola rossa brillante che nasconde un candore dal profumo pungente e il sapore piccante. Raphanus Sativus si chiama. O ravanello.

In realtà ben più complessa è la storia di questa radice così saporita. Probabilmente le origini appartengono ad una famiglia giapponese (raphanistroides) e ad una famiglia caucasica (niger). L’ironia della sorte è che nessuno di loro ha colore rosso …

Il raphnistroides ha dimensioni ben più grandi delle specie Europee, si dice che nell’isola di Giava vi siano radici del peso di 50 Kg, così come il niger o raphanus di Miller ha, ovviamente colore nero e forma allungata ….

Ma noi ci fermiamo ai nostri, alle ”radici d’inverno” che, quando forzate, vanno a maturazione dopo un mese dalla semina. Radici che possono piacere o meno ma che, insieme ad aglio e cipolle, per molti secoli sono state il companatico dei pezzenti e li hanno sostenuti nei giorni freddi e in quelli roventi.

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Grande contenuto di acqua, vitamine C e B e sali minerali rendono il ravanello una specie di miniera contro lo scorbuto e per il drenaggio renale.

Ma le foglioline verdi, scottate in acqua bollente, con olio e sale non son da meno … che il ravanello è così buono crudo che trascuriamo la possibilità di usarlo nelle minestre e nelle frittate riservandolo ad insalate e pinzimonio.

Nel mondo trova mille e una applicazione, i tedeschi ad esempio, sono persuasi che sia rilassante e aiuta a dormire e lo usano in … agrodolce.

Un mazzetto di ravanelli freschissimi, teneri, meglio se tondi, del diametro di uno o due cm. Lavarli per bene, mondarli del fittone finale e delle foglie, asciugarli e metterli in un contenitore a chiusura ermetica.

Aggiungere due foglie di alloro, una decina di grani di pepe nero e uno o due chiodi di garofano.

In un pentolino mettere a bollire per un paio di minuti aceto bianco e zucchero in proporzioni 25grammi di zucchero ogni decilitro di aceto, con questa mistura colmare il vasetto lasciando lo spazio per aggiungere del sale disciolto in acqua tiepida quanto basta, mezzo cucchiaino dovrebbe bastare, io amo più l’iposodico che l’eccessivamente salato.

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Chiudere e lasciar riposare per 12 ore. Si conserva in frigorifero anche per una settimana se non si interrompe la catena del freddo e si tiene coperto.

Provate ad accompagnare un bollito o della trippa in bianco, non so se concilia il sonno ma certamente riconcilia con la vita.

Ramolaccio bianco, ramolaccio nero e ravanello rosso appartengono alla medesima famiglia anche se il ramolaccio nero ha proprietà molto più marcate. Si può piantare ovunque, anche in poca terra purché molto ricca di humus ed esposta al sole, coabita con chiunque tranne che con i cocomeri.

Accompagnato con aglio fresco è una manna per i reni, la vescica e, dicono, con tutto ciò che vi è connesso. Sulle avventure di Oldrico da Sciaffusa (mangiava ravanelli crudi a iosa) e Cresto di Bisanzio (inventò la raffanata) non è il caso di soffermarsi . Buona Pasqua a tutti.

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