di Lucia Pulpo
Da pochi giorni é in libreria "Venditori di fumo", il nuovo saggio di Giuliano Pavone che racconta gli ultimi anni del "caso Ilva" a Taranto, corredato con la descrizione emotiva delle voci che corrono in città, per un'informazione attenta che non si limita alla ricostruzione dei fatti ma rende i lettori spettatori coscienti e attivi della tragedia che sta consumando la città dei due mari.
Il saggio sarà presentato martedì 18 presso la biblioteca civica di Statte, Affatitaliani.it - Puglia ne parla con l'autore Giuliano Pavone.

"VENDITORI DI FUMO", il titolo del suo saggio cita un'intercettazione telefonica. Intendeva dire che la produzione di fumo è più pesante della produzione d'acciaio?
No, mi colpiva la leggerezza con cui gli intercettati scherzavano su questa tragedia. Loro si riferivano al detto "gettare fumo negli occhi", mentre la questione è una vera tragedia. Questo elemento di cronaca mi é sembrato particolarmente emblematico per il titolo.
Il sottotitolo recita "tutto quello che gli italiani devono sapere sul caso Ilva e Taranto"... cosa aggiunge a tutto quello che è stato già detto?
Vivo a Milano da diversi anni, ma scendo a Taranto spesso. Nella città jonica i fatti legati all'Ilva sono conosciuti, non é così per il resto d'Italia. In un certo senso il libro non é per i tarantini, ma per tutti gli altri che vogliono sapere cosa é successo negli ultimi due anni. I libri già scritti raccontano i precedenti e si fermano all'esplosione del caso, inoltre sono editi da case editrici pugliesi per la piazza locale. Quando ho proposto questo lavoro a case editrici nazionali mi hanno risposto che di Taranto non interessava niente a nessuno.
Ci sono ancora i margini per uscire dalla "monocultura dell'acciaio"?
Non so se ci sia ancora la possibilità ma, sicuramente, c'è la necessità. Da almeno 35 anni, con l'industria siderurgica, Taranto gioca al ribasso perché si continuano a perdere vite e posti di lavoro insieme. Monocultura é una parola composta dove 'cultura' ha un'importanza preponderante, perché indica la forma mentis indurita e fissa verso l'unica uscita che ha distrutto lo spirito d'iniziativa dei cittadini.

Dal passaggio di Riva agli Indiani o alla Marcegaglia chi troverà beneficio?
Sono solo voci, però penso anche che come nel 1995 Riva ha comprato a prezzo fallimentare per guadagnare, così gli altri penseranno ai propri interessi e non al risanamento ambientale.
"Fatto l'inganno trovata la legge" così lei scrive in stile dottor Azzeccagarbugli ma questo matrimonio s'ha da fare...
Ho riportato anche la frase dell'allora ministro Orlando "Tutte le attività che non possono essere interrotte sono fuori legge..." il che sottolinea come la produzione sia più importante, per il Governo, del futuro stesso della struttura siderurgica, che sta andando in pezzi portandosi dietro l'intera città.
Dove scrive il giornalista e dove interviene lo scrittore?
Ho cercato di separare l'Ilva da Taranto. Il giornalista scrive la cronaca dei fatti, mentre lo scrittore interviene nella descrizione dei colori e delle voci della città e nella narrazione dei suoi stati d'animo. M'interessava far sapere cosa sta succedendo. Non mi attribuisca obiettività e imparzialità, ma sicuramente onesta intellettuale.