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Roma
Andreotti: rispunta il ritratto del 1978 firmato da Mino Pecorelli su OP

di Patrizio J. Macci

Il racconto di Giulio Andreotti datato 28 marzo 1978 con annesso ritratto, sbozzato in dieci fulminanti righe sul settimanale Osservatorio Politico (OP) diretto dal giornalista Mino Pecorelli ucciso un anno dopo da mani rimaste ignote, salta fuori da un anfratto della Storia a cento anni esatti dalla nascita dello Statista.

 

 

Il testo era noto ma anche sul web, nel mainstream come lo definiscono i fanatici dell’ultima ora, il numero della rivista nella quale era stato pubblicato appare irreperibile: è il numero 1. Pecorelli pubblica il ritratto del “Divo Giulio” il 28 marzo del 1978 quando sono trascorsi dodici giorni dal rapimento dello statista democristiano all’interno di una rubrica intitolata “Conoscere gli uomini dai tratti del volto”.

Gli altri personaggi ospitati nei numeri successivi sono Gianni Agnelli, Enrico Berlinguer, ministri in ordine sparso, il Presidente Leone. La fonte della descrizione è un artista del Seicento dal quale Pecorelli mutua la descrizione del politico romano, ignota la mano autrice del ritratto ma questa era una tradizione di tutti gli articoli e i contributi pubblicati dal settimanale; Mino Pecorelli non rivelava o meglio voleva proteggere le sue fonti che si annidavano nei servizi segreti, tra i boiardi di Stato e nelle file della Loggia Massonica di Licio Gelli e nei ranghi dell’Arma.

Pecorelli era dotato di spiccato senso storico e si dimostrò sempre un acuto esegeta della realtà politica, militare, economica e criminale italiana. Le sue pubblicazioni sono state oggetto di una mole impressionante di smentite (soprattutto dopo il suo assassinio), ma una minima parte di esse è stato poi demolito da sentenze giudiziarie. Pecorelli aveva fonti valide e incuteva timore. Si è discusso se egli avesse nelle sue analisi inviato talvolta messaggi in codice. La peculiarità del lavoro di inchiesta che svolse, sia per gli argomenti trattati che per il modo in cui li affrontò, fece sì che molte delle sue indicazioni venissero definite da alcuni colleghi "profezie”.

Nel corso dei primi anni '70 Pecorelli aveva allacciato buoni rapporti con Franco Evangelisti e altri politici in quota DC, entrando anche in contatto con la loggia P2 (alla quale risultò iscritto nel 1982). All'inizio del 1978 «OP» si trasformò da foglio di agenzia in una rivista settimanale, per una spesa annuale di 300 milioni l'anno e una tiratura di 20.000 copie (distribuite su abbonamento). La rivista aveva una foliazione di 64 pagine e recava la sottotestata elusiva «Settimanale di fatti e notizie». Le ultime rivelazioni di peso di «OP» furono le lettere di Aldo Moro prigioniero delle Brigate Rosse. Guardato con il senno di poi il ritratto somiglia a un requiem scritto in anticipo per Aldo Moro che sarebbe stato ucciso da lì a poco più di un mese, stritolato forse dalla “caparbietà” del fronte della fermezza nella trattativa con i terroristi delle Brigate Rosse del quale Andreotti fu uno dei più strenui sostenitori.

 

 

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