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Roma
I costosi social di Zingaretti, dalla D'Urso alla melina sul caso mascherine

La macchina social di Nicola Zingaretti presenta un conto salato per i cittadini del Lazio: 200mila euro annui. Professionisti costosi che sono all'origine del rapporto amichevole, che ha fatto scalpore, del Presidente del Lazio con Barbara D'Urso e che, all'epoca dello scandalo mascherine, hanno provato, invano, a fare melina.

Alla fine Nicola Zingaretti, per la sua prima intervista post dimissioni da segretario del Pd, è andato nel salotto di Barbara D'Urso a Live Non è la D'Urso. La realtà ha superato ogni fantasia. Non solo la vignetta di Osho che qualche giorno fa prefigurava questo scenario, ma a mo' di sfottò, di meme incentrato su un fatto ritenuto assurdo ma che tale evidentemente non era. E' anche andata anche oltre le scomuniche di diversi personaggi, noti e non, di sinistra, che il 24 febbraio scorso erano saltati sulla sedia nel leggere il tweet con cui l'allora numero uno del Nazareno esprimeva apprezzamento e solidarietà alla D'Urso il cui programma, si veniva a sapere, sarebbe stato chiuso prima del tempo. Quel tweet fece scalpore perché nessuno se lo sarebbe aspettato. In breve si scoprì quale fosse il fil rouge che univa il Presidente del Lazio a Barbarella: Carlo Guarino, amico della conduttrice Mediaset e social media manager della Regione. Ora Guarino finisce al centro di un'interrogazione urgente a risposta scritta mandata dalla consigliera regionale di Fdi Chiara Colosimo al Presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mauro Buschini, per capire chi fa cosa, e perché, all'interno del ben nutrito team che si occupa della comunicazione social di Zinga.

“Il 29 marzo 2018, a distanza di pochi giorni dalla modifica del Regolamento di Organizzazione della Giunta regionale, il Presidente Zingaretti ha firmato il Decreto n. T00100 avente oggetto: Conferimento dell'incarico di Responsabile della Struttura Social Media di cui all'art. 4, comma 1, lett. a), n. 10, del regolamento regionale 6 settembre 2002, n.1. - si legge nell'interrogazione - Nel Decreto si specifica che, visto che nell’ambito dell’ufficio di gabinetto del Presidente sono organizzate talune strutture autonome tra le quali la Struttura Social Media e atteso che l’incarico di responsabile della Struttura Social Media rientra nell’alveo della diretta collaborazione e in considerazione della natura fiduciaria che lo caratterizza, si procede nel conferimento dell’incarico di responsabile della Struttura SocialMedia, con decorrenza dal 29 marzo 2018 e fino alla fine della legislatura, al dott. Carlo Guarino, soggetto esterno alla pubblica amministrazione. Il trattamento economico da corrispondere al dott. Carlo Guarino, nell’ambito di quanto previsto dall’allegato BB del regolamento regionale n. 1/2002, è pari ad euro 90.000,00 (novantamila)”.

Nel 2103, durante il primo mandato di Zingaretti alla Regione Guarino, che lavora per l'ex segretario del Pd fin dai tempi in cui questi era presidente della Provincia di Roma, percepiva 60mila euro. Ma non basta, perché Guarino oggi non è il solo a rivestire questo delicato ruolo a fianco di Zinga. Si legge ancora nell'interrogazione di Colosimo che "l'incarico dirigenziale e l’enorme esborso di denaro che ne consegue, non è stato ritenuto sufficiente dalla Presidenza della Giunta regionale per la gestione dei social media. Infatti, contestualmente alla nomina di Guarino, il Presidente della regione, Nicola Zingaretti, invia una nota all’Ufficio del Personale per assumere altri due funzionari esterni all’amministrazione per l’esigenza dell’ufficio social media. Con la nota prot. n.0178393 del 27.03.2018 il Presidente della Regione Lazio comunica che, per la funzionalità della Struttura Social media, intende avvalersi della collaborazione, a tempo pieno e determinato, del Dr, Paolo Massari e del Dr, Francesco De Vecchis, soggetti esterni alla pubblica amministrazione. Di conseguenza, il 30 il Direttore Regionale, Alessandro Bacci, firma due Determinazioni dirigenziali: la n. G04155 avente oggetto Attuazione artt. 4, comma 1, lett.a), n.10, 9 e 13 del Regolamento di Organizzazione degli Uffici e dei Servizi della Giunta Regionale n. 1/2002 e successive modificazioni. Conferimento dell'incarico fiduciario di collaboratore presso la Struttura Social media dell'Ufficio di Gabinetto con contratto individuale di lavoro a tempo pieno e determinato, al Dr. Paolo Massari, soggetto esterno alla pubblica amministrazione. E la n. G04156 avente oggetto Attuazione artt. 4, comma 1, lett.a), n.10, 9 e 13 del Regolamento di Organizzazione degli Uffici e dei Servizi della Giunta Regionale n. 1/2002 e successive modificazioni. Conferimento dell'incarico fiduciario di collaboratore presso la Struttura Social media dell'Ufficio di Gabinetto con contratto individuale di lavoro a tempo pieno e determinato, al Dr. Francesco De Vecchis soggetto esterno alla pubblica amministrazione. Due funzionari esterni all’amministrazione che, presumibilmente, - mette nero su bianco la Colosimo - portano al raddoppio della spesa per personale per la gestione dei social media. La cifra, secondo stime che comprendono, oltre ai 90.000 euro spettanti a Guarino e le indennità spettanti ai due funzionari esterni, arriva quindi ad un importo vicino ai 200.000 euro l’anno”. Di soldi pubblici. Non male.

Ma non sono solo i costi a finire nel mirino della consigliera. Un anno fa, con l'inizio dell'emergenza sanitaria, esplose alla Regione il caso delle “mascherine fantasma”: ovvero la fornitura di dispositivi di protezione, per 35 milioni di euro di cui 14 anticipati, commissionata alla società Eco. Tech Srl, che mai aveva prodotto mascherine e che non rispettò le scadenze né inviò la merce. Poco dopo, a maggio 2020, Zingaretti ha ammesso il passo falso, risolvendo i contratti con la EcoTech e annunciando: “Se qualcuno se ne è approfittato, dovrà pagare e pagherà, niente sconti, si indaghi su tutto”. Ma a caldo, ad aprile, l'opposizione era andata all'attacco sulla vicenda. La struttura social di Zingaretti rispose: “Solo chiacchiere”. Ripercorriamo quegli eventi ancora con il testo della Colosimo: “Il 7 aprile 2020 dalla pagina facebook ufficiale della regione Lazio è partito un attacco scomposto contro la scrivente, contro il partito Fratelli d’Italia e contro Giorgia Meloni: 'Mascherine: da Giorgia Meloni e Fdi ennesima fake news - La protezione civile della Regione Lazio, nella stretta osservanza della normativa nazionale emanata nel contesto emergenziale, e dopo aver effettuato tutte le verifiche del caso, ha ordinato presso un'azienda tre forniture per Dispositivi Individuali di Protezione, anticipando come espressamente previsto dalle norme, un acconto sul prezzo. L'azienda al momento non è stata in grado di adempiere a due delle tre forniture richieste e per questo è stata avanzata l'immediata richiesta formale di restituzione dell'anticipo. La società, a differenza di quanto sostenuto, non è sparita nel nulla ma è quotidianamente in contatto con la protezione civile. Tutto in piena corrispondenza con gli atti amministrativi adottati dalla protezione civile e che rivelano la realtà dei fatti e la piena legittimità delle procedure seguite. Siamo quindi in presenza di un'ennesima fake news'”. Un mese dopo, il governatore ha cambiato idea. “Su comportamenti di operatori di mercato che possono avere compiuto iniziative opportunistiche a danno della Regione si esprimerà la magistratura. Con essa tutti gli organismi inquirenti con cui stiamo collaborando e stiamo tenendo costantemente informati”, ha detto Zingaretti nel maggio del 2020. Dopo un anno, di quei 14 milioni versati sull'unghia dalla Regione "è stato proposto ricorso per l’emissione di decreto ingiuntivo e sono state ad oggi recuperati complessivamente 1.746.000 euro", ha reso noto il mese scorso in Consiglio regionale Alessandra Sartore, assessore al Bilancio della giunta Zingaretti. Non c'erano fake news, quindi. C'era solo, e c'è, una struttura ottimamente retribuita il cui scopo è fare comunicazione e, se del caso, menare il can per l'aia com'è tipico dei social network. Oltre a curare i rapporti con Barbarella D'Urso, sia mai che un leader di sinistra appaia troppo schizzinoso e radical chic.

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