Imprenditori superati dall'anagrafe, schiacciati dalle tasse. Insomma, i “padroni” della piccole e medie imprese di Roma e del Lazio faticano più degli altri per rispondere alla crisi. A questo elemento, emerso dalla ricerca "La predisposizione delle piccole imprese verso l'innovazione", realizzata dalla Cna di Roma con il contributo della Camera di Commercio va aggiunta la tendenza alla sottocapitalizzazione societaria e al conseguente ricorso al credito per la sopravvivenza. Se poi le banche, come sta accadendo dall'inizio della crisi, chiedono i rientri immediati, l'effetto è il crollo dell'economia.
TARTASSATI. Dice la ricerca: "Roma detiene il triste primato nazionale di tassazione per le imprese, con il 74,4% complessivo tra l’imposizione fiscale statale e comunale. Ciò determina, primariamente, il conseguente taglio degli investimenti".
BUROCRAZIA INVINCIBILE. "Nonostante i proclami in senso inverso, in Italia la burocrazia continua a rafforzare lacci e lacciuoli alle imprese. L’appesantimento delle norme e il continuo mutare delle regole, l’astrattezza dei tempi, l’episodicità e l’incertezza dei flussi di finanziamento sono solo alcuni fattori di cronica criticità. Tra gli esempi più recenti di norme discutibili: l’obbligo del Pos e della 'formazione continua' per i professionisti iscritti agli albi, che pesa soprattutto su Roma".
IL MONOPOLIO DEI NANI. "Il tessuto imprenditoriale italiano è da decenni monopolizzato dalle piccole e medie aziende, che costituiscono circa il 95% di tutto il settore produttivo. A Roma il quadro non cambia. Le grandi imprese sono poco numerose, le multinazionali quasi del tutto assenti. Al contrario di quanto si registra nei principali Paesi occidentali".
I PADRONI DELLE FERRIERE. "L’Italia è il secondo Paese più anziano d’Europa, continente già di per sé con le più alte percentuali di ultrasessantacinquenni al mondo. E per questo destinato a cedere ad altri continenti, nei prossimi anni, parte della ricchezza accumulata dal secondo dopoguerra ad oggi. A Roma l’indice di vecchiaia (21,8%) è più alto di un punto rispetto alla media nazionale del 20,8%. Ciò incide anche sull’età media della classe imprenditoriale e quindi su una minore propensione all’innovazione rispetto a tessuti imprenditoriali caratterizzati da titolari più giovani".
ROMA PADRONA. Roma e la sua provincia incarnano un’indubbia centralità nel Lazio: pur avendo meno della metà dei residenti regionali (2.654.215 contro 5.595.758 a novembre 2013), ingloba, però, oltre il 75% dell’occupazione regionale e, con la provincia, ben cinque occupati su sei. La mobilità lavorativa, il fenomeno delle seconde case, le reti economiche e sociali locali confermano come il Lazio sia fortemente 'romanocentrico'. La pubblica amministrazione, il turismo, il mercato immobiliare, il commercio e la cultura rappresentano gli assi portanti dell’economia locale. Comparti che alimentano la caratterizzazione primaria dell’economia capitolina: la quota nettamente dominante dei servizi. Nella Capitale, le imprese addette al settore dei servizi sono il 65,5% (in Italia il56%), quelle addette all'industria il 20% (in Italia il 24,7%), quele addette all'agricoltura e alla pesca il 2,9% (in Italia il 13%).
CONSERVATORI VS INNOVATORI. Secondo la ricerca, la vocazione economica e produttiva, per essere analizzata e “compresa” appieno, va inserita in quella forte dicotomia, in quella caratterizzazione fortemente “duale” ed antitetica che rappresenta la principale peculiarità di Roma e della sua provincia: da un lato sopravvive una realtà decisamente “conservativa”, fatta soprattutto di “rendite di posizione” legate al suo ruolo di Capitale (amministrativa, turistica, culturale, religiosa, mediatica, ecc.) con un buon grado di benessere individuale ed un settore produttivo strettamente legato alle istituzioni pubbliche; dall’altra c’è la “città flessibile”, con le sue sacche di criticità (soprattutto giovanile), ma anche con i suoi slanci creativi e innovativi, il maggiore hub, i consorzi universitari di innovazione e advisors, i comparti industriali forti, che vanno dalla difesa all’elettronica, dalle telecomunicazioni alla chimica e alla farmaceutica. Città, tra l’altro, che ha resistito alla crisi meglio di altre, anche del Nord Italia.
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