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Roma
La Nazionale finisce al verde. Fratelli d'Italia dice no: azzurro e tricolore

di Sergio Moschetti

Non è una delle tante dichiarazioni di uno dei tanti economisti che, in questi tempi di governi bicolorati, forniscono le previsioni più tragiche sul futuro economico degli italiani ma è una notizia ancora più inquietante che rischia di far perdere all’Italia quel poco di azzurro di cui ancora era orgogliosa perché rappresentava il messaggio solare di una delle squadre calcistiche più blasonate del mondo.

La Federazione Italiana Gioco Calcio ha deciso di far scendere in campo la Nazionale per le qualificazioni a Euro 2020 con la nuova maglia verde con colletto e bordo manica blu, realizzata dallo Sponsor tecnico Puma, per di più priva dello storico scudetto tricolore e così è avvenuto allo Stadio Olimpico di Roma il 12 ottobre nell’incontro contro la squadra della Grecia. Il risultato è stato positivo grazie ai gol di Jorginho e Bernardeschi che hanno dato la vittoria ai verdi, pardon agli azzurri, consentendo alla squadra italiana di qualificarsi agli Europei con tre turni di anticipo.

La squadra italiana nel 1954 aveva già indossato la maglia verde, e fu la prima volta, quando scese in campo per una amichevole contro l’Argentina: era il 5 dicembre 1954, sempre allo Stadio Olimpico di Roma, ed anche allora l’Italia vinse per 2 a 0 ma dopo questa occasione la squadra italiana si rivestì d’azzurro.

Presentando la nuova maglia, il Presidente della Figc Gabriele Gravina ha voluto precisare che con il verde si vuole “celebrare il rinascimento del calcio italiano con un colore che non sostituisce l’azzurro, ma lo rende ancora più luminoso”; ma ciò non convince nemmeno chi il “rinascimento” lo sta effettivamente realizzando con una squadra totalmente rinnovata e con 9 vittorie consecutive, quel Mancini che in proposito di maglie ha dichiarato: “Preferisco l’azzurro... Io sono un po’ old fashion sulle maglie”.

E come Mancini in tanti hanno gridato “aridatece l’azzurro”. Tra questi Bruno Vespa che in proposito ha precisato: “L’Italia gioca con la maglia verde. Bella. Ma quella azzurra è più bella. Perché è la nostra. Non si svende la storia”. Ed il vicedirettore della Gazzetta dello Sport Andrea De Caro ha scritto che “la Nazionale non è un club, il colore è sacro”, mentre per Stefano Agresti, direttore di Calciomercato.com si tratta di “un’offesa alla storia del nostro Paese”. Contro il verde anche i giocatori di grande prestigio come Roberto Boninsegna (“La maglia verde, che sacrilegio!”), e Claudio Gentile, campione del mondo ’82, che sulla nuova maglia precisa che “Non mi ispira, non dà la giusta grinta per giocare”.

Quasi portavoce del mondo degli indignati si è espresso Fratelli d’Italia che, oltre al Presidente Giorgia Meloni, è “scesa in campo” Lavinia Mennuni, Consigliere Comunale di Roma Capitale, che, con Alessandro Cochi, Responsabile di FdI Roma per le politiche dello Sport, ha incontrato, alla vigilia della partita Italia-Grecia il Presidente della Figc Gabriele Gravina per “rappresentare la sorpresa e lo sconcerto di tutti i tifosi di calcio romani e italiani per la sostituzione della tradizionale maglia azzurra della Nazionale con una anonima maglia verde, priva, peraltro di quello scudetto tricolore che fu inventato, proprio 100 anni, fa da Gabriele D’Annunzio durante l’impresa fiumana”.

A conclusione dell’incontro Gabriele Gravina, ha assicurato che la maglia verde sarà utilizzata solo per un paio di partite e che la maglia azzurra sarà quindi prontamente ripristinata. Lavinia Mennuni, ha ringraziato il Presidente per la grande sensibilità dimostrata nell’essere in sintonia con tutti gli italiani, tifosi del calcio, e innamorati della nostra Patria e della maglia azzurra precisando, nel comunicato emesso sull’incontro, che la sostituzione della maglia della Nazionale avrebbe rappresentato “un attentato non solo alla nostra tradizione calcistica ma anche alla nostra storia e alla nostra identità nazionale. Con la maglia azzurra e con lo scudetto tricolore, infatti, l’Italia ha vinto quattro Coppe del Mondo ed è stata motivo di orgoglio per tutti gli italiani, in particolare per i nostri emigranti che all’estero, spesso derisi e umiliati, hanno potuto, anche grazie alle imprese calcistiche della Nazionale, andare a testa alta nei Paesi che li ospitavano”.

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