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Fisco e Dintorni
Licenziamenti nel settore beverage: quali diritti per i lavoratori?

Negli ultimi giorni si vocifera che uno dei più noti brand del beverage procederà al licenziamento di centinaia di lavoratori in Italia e, in particolare, a Milano.

Abbiamo ritenuto opportuno fornire alcune domande a due esperti del settore, l’Avv. Sergio Patrone e l’Avv. Matteo Sances di Iuris Hub, per capire quali siano i diritti dei lavoratori in questi casi.


 

Avv. Sances, come ci si muove in situazioni delicate come questa?

Il licenziamento rappresenta sempre un evento traumatico per il lavoratore, indipendentemente dai motivi da cui lo stesso scaturisce. La perdita del posto di lavoro, infatti, determina per il dipendente non soltanto gravi ripercussioni a livello economico, ma anche immaginabili conseguenze dal punto di vista psicologico, sociale e purtroppo familiare. Ciò è ancor più vero quando il licenziamento colpisce lavoratori aventi un’età tale da non consentire di trovare agevolmente un’altra occupazione.

Ritengo, pertanto, che la gestione di un evento così delicato non possa prescindere da un’attenta e ponderata analisi della posizione di ciascun soggetto coinvolto, al fine di valutare in primis la fondatezza delle ragioni poste a sostegno del licenziamento e, in secondo luogo, l’adeguatezza delle eventuali compensazioni pecuniarie offerte.

 

Avv. Patrone, in quale fase è consigliabile richiedere l’assistenza di un professionista?

In casi come quello da Lei citato, ritengo imprescindibile per i lavoratori incaricare un professionista qualificato ancor prima che venga formalmente intimato il licenziamento. In molte circostanze, infatti, il lavoratore, una volta venuto informalmente a conoscenza del prossimo licenziamento, potrebbe “giocare di anticipo” ed esplorare con il datore di lavoro una possibile uscita “incentivata” dall’azienda.

Uscita che non può prescindere dall’adeguato e giusto riconoscimento in favore del lavoratore di un congruo sostegno economico. Ciò anche in considerazione dell’investimento e dell’affidamento che il lavoratore ha fatto – spesso anche per molti anni – nella stessa azienda che adesso vuole, invece, mandarlo via per cause del tutto estranee al lavoratore.

In questi casi, infatti, l’obiettivo principale è far sì che il lavoratore riceva un concreto incentivo economico da parte dell’azienda, che gli consenta, per tutto il tempo necessario a trovare una nuova occupazione, di continuare una vita dignitosa, sia per sé che per la propria famiglia.

Capita frequentemente, infatti, che le grandi aziende, in situazioni come quella in parola, siano propense ad individuare soluzioni concordate con i lavoratori, piuttosto che imbattersi in centinaia di contenziosi che, oltre a non giovare all’immagine aziendale, possono trascinarsi per anni e presentano risvolti, il più delle volte, incerti ed insidiosi.

 

Avv. Patrone, in assenza di un accordo preventivo con il datore di lavoro e di successivo licenziamento, quali tutele l’ordinamento riconosce al lavoratore?

 

Il lavoratore ha, in primo luogo, l’onere di impugnare il licenziamento entro i termini di legge.

Successivamente, in assenza di un accordo stragiudiziale con il datore di lavoro, potrà esperire la relativa azione giudiziaria finalizzata a fare accertare l’illegittimità del licenziamento e, conseguentemente, in caso di esito positivo del giudizio, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro (ove sussistano le condizioni) e/o un risarcimento di natura economica.

Tuttavia, sebbene il contenzioso rappresenti un possibile strumento di tutela, lo stesso non sempre risulta essere agevole. Ritengo, pertanto, che sia necessario effettuare una preventiva analisi costi/benefici relativamente alla posizione di ciascun lavoratore coinvolto, con l’obiettivo di valutare, tenuto conto della specificità del caso concreto, l’opportunità o meno di intraprendere un’azione giudiziaria nei confronti dell’azienda.

In ogni caso, anche successivamente all’intimazione del licenziamento, ritengo che non debba ritenersi tramontata la possibilità di trovare un accordo con il datore di lavoro. In tali ipotesi, infatti, il datore di lavoro, posto dinanzi ai rischi che potrebbero scaturire da un giudizio, potrebbe essere indotto a riconoscere al lavoratore un congruo “incentivo” economico, a fronte della rinuncia del lavoratore all’azione giudiziaria nei confronti dell’azienda.

 

In conclusione, quali suggerimenti Vi sentite di dare ai lavoratori coinvolti? 

Consigliamo vivamente ai lavoratori interessati dal licenziamento di rivolgersi tempestivamente a un professionista qualificato e specializzato nella materia, che sia in grado di garantire loro una tutela adeguata ed efficace nei confronti del datore di lavoro, soprattutto in una situazione delicata come quella in parola, in cui la posta in gioco per i lavoratori è altissima, sia dal punto di vista economico sia da quello sociale/familiare.

 

Ringraziamo dunque gli Avv.ti Sergio Patrone e Matteo Sances della disponibilità e professionalità dimostrata, speriamo che tali suggerimenti possano risultare utili ai nostri lettori.

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    Tags:
    #cocacola #cocalicenzia #dirittideilavoratori





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