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Il Sociale
Bambini cardiopatici nel mondo: storia di una missione in Giordania

La onlus fondata dal professor Alessandro Frigiola (IRCCS Policlinico San Donato) ha effettuato per la prima volta una missione operatoria ad Ammam (ottobre 2016) per dare una speranza di vita ai piccoli affetti da cardiopatie congenite in fuga dalla guerra in Siria

Il primo giorno sono stati gli occhi di Aisha a incrociare quelli del team medico e infermieristico di Bambini Cardiopatici nel Mondo, appena arrivati al Garden Hospital di Ammam in Giordania. Poi è stata la volta di Ofran, Rawan, Shaid, Jenan, Miriam Zacaria, Lina, Abdullah Youssef, Sabrine, Galia e Aladin.

Dietro ogni nome c’è una storia che si inserisce nella storia più grande, quella appunto dell’associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo, la onlus fondata e presieduta dal professor Alessandro Frigiola, primario di cardiochirurgia pediatrica all’IRCCS Policlinico San Donato, che da oltre 20 anni opera nei Paesi in via di sviluppo per dare una speranza di vita a migliaia di piccoli affetti da cardiopatie congenite. 

La Giordania era uno dei pochi Paesi dove l’Associazione non aveva ancora organizzato una missione operatoria.  Fino al 6 ottobre, quando, per la prima volta, un’equipe medica internazionale di Bambini Cardiopatici nel Mondo e formata da medici italiani, siriani, tedeschi e rumeni è arrivata ad Ammam. Il gruppo è arrivato lì a inizio ottobre per operare più 11 bambini affetti da gravi cardiopatie e avviare i primi percorsi di formazione per medici e infermieri locali, come già successo tante altre volte in Paesi come il Senegal, Marocco, Kurdistan, Egitto, Camerun, solo per citarne alcuni. 

Oggi in Giordania si contano più di 600 mila siriani sfollati.  Un altro milione non ufficiale vive qui, su una popolazione di 9 milioni di abitanti. La situazione generale del Paese è apparentemente calma ma nei campi profughi la tensione è latente: solo nel campo di Al Zaatari sono rifugiati 80.000 siriani. Anche per questo le Nazioni Unite e l’Unione Europea si muovono per aiutare Re Abdullah di Giordania ad affrontare questo esodo infinito. Bambini Cardiopatici nel Mondo è stata scelta come partner della ONG francese Chaine de l’Espoire in un progetto finalizzato e sponsorizzato dalla ECHO (Direzione Generale per gli Aiuti Umanitari della Comunità Europea) per effettuare la prima missione a "cuore aperto" e operare le vittime di una doppia sciagura, vale a dire chi, oltre a vivere il dramma di essere fuggito già da piccolo dal proprio Paese, soffre anche di una grave patologia cardiaca congenita.

Fin dal loro arrivo, i medici di Bambini Cardiopatici nel Mondo hanno trovato ad aspettarli in ospedale decine di famiglie siriane scampate alla guerra, che per una tragica fatalità sono altresì costrette a rifugiarsi in un Paese straniero, senza una casa, senza un lavoro, senza amicizie e in più con un figlio gravemente cardiopatico al seguito.  Tra questi, c’è la piccola Rawan, 7 anni. Racconta Marco Di Terlizzi, vice presidente di Bambini Cardiopatici nel Mondo e team leader della missione: “Quando è entrata nello studio dove i medici stavano effettuando le visite era accompagnata dal suo papà e dalla sua mamma ed era vestita “a festa” con un completino azzurro. Mi è piaciuto immaginarla come se avesse scelto lei il vestito per quell’occasione, come succede anche in Italia quando le ragazzine nei giorni di festa si mettono il completo più bello per andare avanti e indietro nel viale centrale del paese”. 

Ammam, come tutte le grandi città, ha diverse vie e viali importanti, i mall per lo shopping e i ristoranti per festeggiare. Rawan però non è in città per tutto questo bensì per una visita cardiologica che possa in parte dare speranza al suo futuro già segnato dal dramma quotidiano che sta vivendo nonostante la sua piccola età. “La sua mente – sottolinea Di Terlizzi - è già piena di ricordi terribili: i bombardamenti su Aleppo, città dalla quale arriva, le fughe su camion improvvisati insieme a decine di altri profughi per fuggire dal terrore dell'Isis e approdare finalmente in un Paese pacifico come la Giordania che ti accoglie, donandoti una tenda tra altri 100 mila rifugiati. Ricordo bene quando arrivò il momento della sua visita: la bambina si lasciava visitare serenamente, stringendo tra le mani un cuore di gommapiuma dell'Associazione, l'unico regalo ricevuto in questi ultimi mesi e forse per questo ancora più prezioso. Ascolta le voci dei medici senza comprenderli, sorridendo a ogni parola e incuriosita da una lingua così diversa dalla sua. L’ecocardiografo dà il responso: il suo cuoricino batte e si contrae evidenziando un difetto ventricolare, ma non così grave da essere operato subito. Rawan può attendere ancora qualche tempo e aspettare con fiducia e senza rischi la prossima missione. Può tornare al campo con la certezza che il suo cuore in futuro troverà conforto nelle mani dei cardiochirurgi del team di Bambini Cardiopatici nel Mondo, che sapranno metterglielo a posto e restituirla a una vita che non sarà certamente facile ma che almeno non sarà compromessa da un cuore malato”.

E poi c'è il team, c'è la squadra vincente di Bambini Cardiopatici nel Mondo formata da medici e infermieri.  “Senza di loro nulla sarebbe possibile: senza la costanza, l'impegno, la passione e la dedizione volontaria di questi ragazzi il nostro lavoro non riuscirebbe a finalizzarsi nelle operazioni salvavita al cuore”- aggiunge Di Terlizzi. “Il team è come una squadra di calcio, con la stella Alessandro Frigiola, il suo prezioso e fidato allievo, diventato uno stimato cardiochirurgo, Tammam Youssef, e tutti i compagni che svolgono un lavoro altrettanto fondamentale e indispensabile per la riuscita di un intervento al cuore”.

Ad Ammam il team era composto da 15 elementi per coprire i turni per 6 giorni 24 h24 con una media di un paio di interventi al giorno e più di 60 visite diagnostiche effettuate: Ali (cardiochirurgo, Palestina), Matthias (intensivista, Germania), Violeta (infermiera, Romania), Laura (anestesista, Romania), Gladys (infermiera, Romania), Rudy (perfusionista, Romania), Fernando (infermiere, Perù), Diana (infermiera strumentista, Romania), Alexandre, Bassham (anestesista, Siria), Kandil (anestesista, libanese di nascita e oggi cittadino italiano), Giuseppe (cardiologo, Italia), Tomas (studente di Medicina, Francia). Si tratta di professionisti mossi dallo stesso impegno umanitario comune: salvare i cuori di quanti più bambini possibile grazie a un’esperienza maturata negli anni con le borse di studio finanziate dall’Associazione per dar vita a percorsi di formazione organizzata presso il Policlinico San Donato. 

Dopo la Giordania sarà la volta dell’Egitto, del Camerun e poi un altro Paese, lasciandosi dietro qualche decina di vite salvate, qualche speranza in più e l’avvio di progetti di formazione avanzata per medici e infermieri locali, che possa garantire continuità di cura per i bambini operati in missione e speranza di vita anche per tutti gli altri.

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bambini cardiopatici giordania





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