Il Sociale
Carlo Marnini: "Aiuto prima gli italiani, ma non c'entra il razzismo"

Il terzo settore è fatto di tante realtà associative. Ma dietro a queste ogni tanto andrebbero raccontate le storie dei singoli. Non per loro, ma per l'effetto emulazione che possono (e dovrebbero) provocare. Gente normale che ha deciso di dedicare parte del proprio tempo agli altri. Carlo Marnini è uno di questi. Imprenditore di professione e volontario per passione. Una passione lunga, nata quando aveva 18 anni e che continua ancora oggi dopo 32 anni.
Marnini è uno che ti affascina quando ti racconta di come è stato folgorato, per caso, sulla strada del volontariato sociale. Per capirci, il giorno della maturità ha consegnato tre ore prima il suo compito perché doveva prendere servizio in ambulanza. E per 16 anni è stato presidente di una Onlus che opera nel servizio d'emergenza delle ambulanze e coordinatore Regionale dello stesso gruppo. Poi la decisione di creare una realtà propria, “Volontariamente onlus”, radicata nel territorio di origine, il quartiere milanese di Gratosoglio ma che si sta espandendo anche in altre zone e nell'hinterland . Ma quest'uomo ha anche un'altra peculiarità, è un militante della Lega Nord milanese, all'interno della quale è membro della commissione volontariato e welfare.
Partiamo dai Volontariamente, come è nata questa avventura?
Questa Onlus è nata nel Gennaio del 2013 sull'onda di un'esperienza personale di 32 anni di volontariato sulle ambulanze. Sono nel settore da quando avevo 18 anni e ad un certo punto ho voluto dar vita a quello che io chiamo un contenitore di buoni propositi. Tutti i volontari operano senza retribuzioni, non abbiamo dipendenti. Volontariamente nasce con la prerogativa di fare opere di carità, in primis la distribuzione del cibo che è diventata sempre più importante nella situazione di crisi in cui viviamo. Ma è anche l'opportunità che l'ha fatta diventare una grande famiglia allargata, un'opportunità di grande condivisione.
Quale sono le vostre peculiarità?
Ogni persona che collabora con noi può dedicarsi alle opere che sente più vicine. Ad esempio c'è una persona che legge le favole ai bambini, o c'è chi preferisce i servizi sociali, come accompagnare gli anziani all'ospedale per una visita. Spesso aiutiamo persone sole che non hanno nessuno a cui rivolgersi. Noi cerchiamo di intervenire in tutti i settori critici tenendo presente anche le affinità con i nostri volontari. Ma la nostra attività principale sono i pacchi alimentari. Si tratta di un'opera di Misericordia che occupa il 90% dell'attività dell'Associazione. Confezioniamo dei pacchi alimentari e una o due volte al mese consegnano a una media di 85 famiglie.
C'è un motivo dietro la scelta di concentrarsi sul cibo?
Si, anche io - come gli altri volontari - sento di occuparmi maggiormente delle carenze alimentari e quest'opera corrisponde a una grandissima necessità che ho riscontrato sul territorio. Il primo pacco alimentare l'ho fatto prendendo il cibo dal mio frigorifero. Così è nato tutto. Attualmente soddisfiamo il 50-60% delle richieste che riceviamo, è un buon risultato anche se ovviamente vorremmo aiutare più persone.
Chi sono i vostri volontari?
Sono persone che hanno deciso di dedicare qualche ora del proprio tempo agli altri. Ma la cosa straordinaria è che molti di questi sono persone che l'Associazione aiuta e che a loro volta decidono di dare una mano. In questo senso abbiamo cercato di creare un circolo virtuoso. Penso che una persona che riceve un aiuto non debba fermarsi li, se ha la possibilità è quasi tenuto a contribuire allo sviluppo dell Opere dell'Associazione. E' un insegnamento che noi diamo, se tutti ricevono e basta chi è che da? Si tratta di essere opportunità per gli altri oltre che per se stessi. Come Volontariamente vogliamo far sentire i volontari partecipi del progetto, da come gestire a come organizzare le attività. E anche la selezione dei nuovi volontari viene fatta in condivisione. La gente non è così egoista come a volte la si vuole dipingere, paradossalmente la crisi ha sviluppato un nuovo senso di eticità nelle persone, gente che ad esempio ti dice che non ha più bisogno del pacco alimentare e preferisce che venga dato ad altri. E che però continua a fare volontariato. Queste persone hanno capito l'importanza di un percorso di questo tipo che li ha aiutati in un momento di necessità, particolarmente grave nell'Italia attuale.
Chi è che riceve il vostro aiuto?
Il 95% delle famiglie che aiutiamo sono Italiane , sono quelli che hanno più bisogno. L'italiano che non era abituato e si vergogna anche di questo stato di crisi.
Qui esce fuori il suo essere un "volontario leghista"?
Non è il fatto di essere leghista o meno che mi porta ad aiutare prima gli Italiani ma la richiesta che arriva dal territorio. Paradossalmente aiutare uno straniero è più facile perché fare il contrario viene giudicato razzismo. Io, noi, abbiamo scelto una strada diversa, abbiamo scelto di guardare prima di tutto alle famiglie italiane in difficoltà. Questo non vuol dire che non aiutiamo gli stranieri ma cerchiamo di bilanciare la cosa in modo equilibrato. Ma oggi se non aiuti uno straniero ti dicono subito che sei razzista, mentre noi aiutiamo chi ha bisogno e credo che in questo momento gli italiani abbiano molto bisogno e non vanno esclusi, o venire spesso dopo , dal circuito degli aiuti
Dove prendete gli alimenti da distribuire?
Abbiamo un donatore che ci da la maggioranza delle provviste,come un'altro che ci elargisce una buona offerta mensile a copertura di parte dei costi .Poi ci sono alcuni piccoli donatori e un negoziante di generi alimentari a Gratosoglio che ci da una mano. C'è anche una parrucchiera che ci fa la spesa tutti mesi, come pure un avvocato.E' proprio in questi ultimi giorni si è avvicinata una famiglia del centro di Milano che ha iniziato a fornici derrate di vario genere che per noi sono fondamentali.Infine rimane costante l'autotassazione finchè potremo. All'inizio era tutto a carico nostro e della mia azienda ora invece più dell'80% arriva sotto forma di Donazione.
Quale è per lei il rapporto tra politica e volontariato?
C'è una grande differenza tra il mondo volontariato fatto bene e la politica in genere ( o meglio la mala Politica) ....Quest'ultima troppo spesso sembra avulsa dalla realtà a tal punto da non percepire nel modo corretto i problemi del territorio basandosi troppo sul fatto che a tanti problemi dia una risposta il Volontariato come se fosse solo un problema nostro farci carico delle opere di sostegno. Io di mio sono contento di fare un percorso in un movimento ( Lega Nord) in cui la vicinanza al prossimo è un sentimento una sensazione emergente. Un movimento che si è dimostrato sensibile ai problemi dei bisognosi.
Come si concilia l'attività politica con quella del volontariato?
L'attività politica ,come la vedo io, dovrebbe viaggiare vicina all'attività del del volontariato, acquisendo dal quel mondo la concezione che 'Uomo con le sue esigenze debba essere posto al centro sempre dell'agenda Politica.. Bisogna aumentare sempre di più la sinergia tra volontariato e istituzioni. Il mondo del volontariato dovrebbe essere coinvolto in prima persona nei processi decisionali, a tavoli sempre più diffusi e istituzionali . Il volontariato è trasversale, da nord a sud con un linguaggio comune che è l'aiuto al prossimo. La politica deve maturare in questo senso, anche con nuove proposte di politica sociale sul territorio.
Lei , da volontario e militante leghista, non è mai stato tacciato di razzismo ?
A me personalmente hanno anche detto che un leghista non può essere volontario . E vediamo come la faziosità ideologica offuschi anche le menti più sane. Ma sono molti i leghisti volontari e il Leghista è di fatto un Volontario . Altro sono le tematiche politiche della Lega , perché ci si vuole occupare dei territori e di chi ci vive. Ciò non significa non aiutare anche gli altri. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra le due cose. Il leghista tende ad essere più vicino alle esigenze del proprio territorio, e questo non significa non fare bene e con coscienza il volontario. Quando esco in ambulanza o dono il sangue, non mi pongo la domanda di chi vado ad aiutare. . Noi vogliamo aiutare chi ha bisogno, non chi se ne approfitta o chi viene strumentalizzato e questo oggi si declina in "guardare al nostro territorio"
Parliamo di integrazione
Io sono per l'integrazione, i flussi migratori c'erano anche 6mila anni fa, basta leggere i libri di Storia. Il problema non è l'immigrazione, ma come viene regolata e la sua gestione . Deve non solo essere corretta ma adeguata al territorio e assimilabile in funzione dei servizi e delle risorse che possiamo mettere a disposizione senza discriminare i residenti come troppo spesso succede. Bisogno tener conto del diritto alle proprie tradizioni e cultura di chi abita un determinato territorio. Il problema non è il fenomeno in se, ma le dimensioni insieme al totale squilibrio nella gestione
Hai ricevuto anche riconoscimenti
Nel 1996 ebbi l'attestato di benemerenza dal Comune di Milano e nel 2011 sono stato premiato con la Stella al Merito Sociale dall'associazione Cultura &Solidarietà, premi che ho condiviso con tutti i volontari, con tutte le persone che si occupano degli altri. Io non faccio niente di più di quello che mi sento e so per certo di fare molto meno di tanti altri che fanno più di me e che si occupano del prossimo in maniera importante. Parlo di quello che faccio anche solo per stimolare una persona in più ad occuparsi del prossimo
Lei è un cittadino che fa il volontario e allo stesso tempo il militante politico. Quale dovrebbe essere secondo lei il rapporto tra terzo settore e politica?
La classe dirigente politica dovrebbe essere ricercata maggiormente nel mondo del volontariato. E' indubbio che se la politica trae il suo insegnamento dall'esperienza del volontariato può essere solo migliore. Per fare meglio la propria attività i politici dovrebbero guardare al volontariato come un mondo da cui imparare, e la stessa società civile si deve sentire protagonista di un percorso anche politico finalizzato al benessere comune.
Andrea Bufo