Lampedusa, eritrei morti: salme ancora non restituite ai familiari
Perché le salme delle vittime del naufragio a largo di Lampedusa (avvenuto lo scorso tre ottobre) non sono ancora state ancora restituite ai familiari? A cinque mesi da quel drammatico giorno la comunità eritrea in Italia è tornata a chiedere che i corpi possano finalmente tornare in patria, così da permettere ai parenti di avere un luogo dove dare una sepoltura ai propri cari. Ma al momento è tutto fermo. Per restituirli infatti serve la prova del Dna, sia sui corpi che sui familiari in Eritrea. Laà dovrebbe occuparsene la Croce rossa, ma serve una collaborazione tra governo italiano e governo eritreo.
Padre Mussieu Zerai, presidente dell’associazione Habescia spiega: “Abbiamo chiesto più volte il rimpatrio delle salme, ma la situazione è ancora in alto mare. Sappiamo che le autorità italiane hanno deciso di restituire le salme ai familiari che fanno richiesta, dopo essersi sottoposti però alla prova del Dna. Ma per fare questo serve la collaborazione del governo eritreo, perché la raccolta del Dna viene fatta lì attraverso la Croce rossa. E per ora è tutto fermo. Ma torneremo a far sentire la nostra voce, perché è una situazione davvero assurda”.
Josè Angel Oropeza, direttore dell’ufficio di coordinamento dell’Oim per il Mediterraneo, non sembra molto ottimista sui tempi. “Stiamo seguendo con interesse il tema, ma il problema è complesso e sarà diffcile ottenere la collaborazione del governo eritreo. Noi avevamo offerto anche la nostra disponibilità per effettuare i test perché vogliamo che questi corpi tornino al più presto in patria”.
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