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Il Sociale
In carcere per un furto da 60 euro: storia di Giacomo. E di 200 come lui

In carcere perché in Rems non c'è posto: storia di Giacomo. E di 200 come lui

E' detenuto illegalmente da quattro mesi, dopo aver scontato la pena a cui era stato condannato: da alcuni giorni è in isolamento, Giacomo Sy, 25 anni, destinato a una Rems ma, in mancanza di posti, dal 2 luglio 2018 rinchiuso a Rebibbia, dove da alcuni giorni è in isolamento, perché i suoi problemi psichiatrici (un bipolarismo aggravato dall'uso di sostanze) sono aggravati dalla detenzione prolungata e dalla mancanza di cure appropriate.

A denunciare la sua storia e combattere per i suoi diritti è la mamma Loretta Rossi Stuart, che anche con l'aiuto di alcune associazioni (Articolo 21, Psichiatria democratica ecc.), cerca di accendere i riflettori su “un'ingiustizia che non riguarda solo mio figlio, ma più di 40 persone soltanto nel Lazio. E tante di queste non hanno la possibilità di denunciare. Per questo, ho scelto di essere anche la loro voce, esponendomi in prima persona, nonostante la fatica che questo comporta”. 

Tra qualche settimana Loretta presenterà il suo docufilm, "Io combatto", in cui racconta la vicenda di suo figlio. Intanto, pochi giorni fa ha scritto una lettera, che ha diffuso tra le autorità competenti, ricevendo però finora solo una risposta dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria, peraltro “vaga e puramente formale”, riferisce.

“Come madre di un ragazzo cosiddetto 'internato' (ovvero trattenuto in carcere senza titolo perché in attesa di ingresso in Rems), chiedo al nuovo esecutivo e in particolare agli onorevoli Zingaretti, Speranza, Bonafede, Astorre, Amato, di mettere in luce con rigore la problematica relativa al contesto nebuloso delle competenze e responsabilità riguardo casi come quello di Giacomo - scrive - Sto studiando e approfondendo un argomento ostico perfino agli addetti ai lavori, prendendo atto come il doveroso superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari non trovi ancora una prospettiva e un’attuazione concreta”.

Le droghe “facili”

Il caso di Giacomo si inserisce nel contesto di quello che sta diventando “un problema dilagante - scrive - perché uno dei fattori scatenanti di queste situazioni è la facilità con cui i nostri ragazzi assumono droghe economiche e devastanti per il loro equilibrio psichico. Una battaglia che bisogna fare, una richiesta di chiarezza di intenti, per il bene della società tutta e delle future generazioni”. E' proprio l'uso di sostanze che infatti ha portato Sy in carcere: “Un furto da 60 euro – ci racconta la mamma – commesso per procurarsi la droga. Pochi giorni prima era stato rimandato a casa dal pronto soccorso, in cui lo avevo portato dopo che aveva tentato il suicidio. Non volevo che tornasse a casa, sapevo che avrebbe sbagliato ancora, per la disperazione chiesi un Tso, ma mi fu negato, perché mi spiegarono che dall'interno dell'ospedale non può essere disposto. Ma mio figlio aveva bisogno di un luogo sicuro e sorvegliato, dalla comunità era fuggito e quando avevo provato a riportarcelo lo avevano rifiutato. Ha rubato ed è finito in carcere: ma non condanno quel giudice, so che lo ha fatto per proteggerlo, per tenerlo al sicuro – ci racconta ancora Loretta – Ma mio figlio, nelle condizioni in cui si trova, non può stare in una struttura detentiva che non gli presti le cure di cui ha bisogno: perde la testa, non si controlla, si mette nei guai”.

In carcere perché in Rems non c'è posto

Ora Giacomo ha scontato la sua pena: da maggio dovrebbe essere in una Rems, per essere riabilitato e curato. “Io so che recupererebbe - ci spiega Loretta - e so che può salvarsi. E' un bambinone che va aiutato a risolvere i suoi problemi. Per questo non chiedo che torni a casa: chiedo che vada in un luogo sicuro dove possa essere aiutato”. Quello che lo stesso magistrato ha indicato: la Rems. “Peccato che non ci sia posto: così, da maggio, mio figlio è detenuto illegalmente. E questo non può che aggravare le sue condizioni. Sono preoccupata e ho paura”, ci confida Loretta.

Il problema ha quindi a che fare con l'applicazione della legge 81/2014, che ha disposto la chiusura degli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari) e ha reso il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) titolare dei programmi terapeutico – riabilitativi, con l’obiettivo di attuare i conseguenti trattamenti nel contesto territoriale. Ad oggi però la riforma promessa e l'insufficienza dei posti nelle Rems è uno dei tanti problemi che riguardano queste strutture.

200 persone in attesa di Rems in Italia...

“Coloro che attendono un collocamento utile per il ricovero in Rems sono circa 200 in tutta Italia – riferisce la magistrata Paola Di Nicola - Un numero irrisorio se valutato complessivamente, e a livello nazionale, tale da poter essere assorbito con la semplice predisposizione di altre dieci Rems e con l’investimento di cifre contenute”.

Il caso di Giacomo accende quindi una luce su una problematica complessa e generale: “In attesa che venga eseguita la misura di sicurezza detentiva, la cui esecuzione deve consistere un un ricovero presso un Rems, la carcerazione di fatto prosegue anche per mesi – riferisce Giancarlo Di Rosa, anche lui avvocato della famiglia - L'intollerabile stallo – fa notare – consegue banalmente alla insufficienza strutturale di posti disponibili nelle Rems, che hanno una capienza che non corrisponde al reale fabbisogno”.

… 43 nel Lazio

Intanto, secondo Gabriella Stramaccioni, garante del detenuto del comune di Roma, “Giacomo Sy non può e non deve stare in carcere. Il magistrato ha previsto per lui un provvedimento in Rems e tale prescrizione deve essere applicata. Il trattenimento in carcere è illegale. In una situazione simile a quella di Giacomo abbiamo 43 persone solo nel Lazio, dove sono previsti 80 posti letto, ma in questo momento ce ne sono solo 73 disponibili. E gli altri 7? Ho provato a chiederlo, ma non ho ricevuto risposta. Intanto Giacomo è il 19° in lista d'attesa: quanto tempo ancora dovrà restare illegalmente in carcere? Forse sarà chiamato quando ormai la sua situazione sarà risolta, quando sarà uscito dal carcere e, magari con l'aiuto dei servizi, avrà trovato una sua stabilità. Sì, perché il meccanismo automatico produce anche questo: che venga ammesso alla Rems chi ormai non ne ha più bisogno. Mentre Giacomo, in carcere, non può che peggiorare. E per lui siamo tutti preoccupati, visto anche il caso recente di un giovane detenuto che, al Regina Coeli, si è tolto la vita a soli 24 anni: era anche lui in attesa che si liberasse un posto in una Rems. Bisogna agire al più presto, non c'è tempo da perdere”. (cl)

da Redattore Sociale

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