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Il Sociale
Rifugiati, quando il comune accoglie: "Così salviamo l’economia locale"

La chiamano la “Valle accogliente”. E’la rete dei Comuni della Val Camonica che dal 2011 porta avanti progetti di microaccoglienza per migranti e richiedenti asilo. Attraverso un protocollo sottoscritto da 30 sindaci (ma al momento sono effettivamente 11 quelli che portano avanti l’iniziativa) è stato avviato un programma di ospitalità diffusa che coinvolge piccoli comuni e che prevede l’accoglienza in appartamenti e micro strutture. L’iniziativa partita quando l’Italia si trovò ad affrontare il primo consistente arrivo di richiedenti asilo con l’emergenza nord Africa, oggi è un modello che fa scuola. E che dimostra nei fatti, come ci sia un’ alternativa realizzabile e replicabile al cosiddetto “business dell’accoglienza”. Un’altra via possibile che fa bene sia all’economica locale, che all’integrazione dei migranti.

Uno dei maggiori sostenitori del programma è Paolo Erba, sindaco di Malpegno, Il suo comune di appena duemila anime, oggi ospita 10 rifugiati, in due appartamenti, trasformati di recente da centri per l’accoglienza straordinaria (Cas) a Sprar. “La logica con cui lavoriamo, insieme alla Caritas e alla cooperativa sociale Keybase in tutta la Val Camonica, è quella della microaccoglienza – spiega- L’obiettivo è dimostrare che se gli inserimenti vengono fatti con numeri piccoli possono avere una serie di vantaggi a livello locale. Dal punto di vista sociale, per esempio, è molto più semplice portare avanti programmi di integrazione e inserimento con poche persone. Questo non si può fare, invece con le accoglienze alberghiere, quando arrivano anche 30/40 persone per volta in comuni poco popolati”. Ma la ricaduta positiva è anche economica, spiega ancora il sindaco: “uno dei problemi in alcuni paesi è che ci sono pochi esercizi commerciali che reggono, per cui abbiamo fatto delle partneship coi negozi di vicinato per fare in modo che gli acquisti per le strutture di accoglienza vengano fatti lì. Inoltre – aggiunge Erba – per ogni appartamento in cui vengono ospitati i rifugiati siamo riusciti a ricavare un posto di lavoro per una persona del territorio che fa da tutor”.

In totale, quindi, dei 35 euro pro capite pro die, previsti per l’accoglienza di ciascun migrante, (tolto il pocket money di 2,50 euro), l’80 per cento della spesa resta sul territorio. Tutto ciò a costo zero: “Il mio comune non spende niente per la gestione, mentre ogni appartamento porta 4000 euro al mese. Tolti 2,50 al giorno, restano i soldi per pagare gli stipendi, permettendoci così di compensare il problema della disoccupazione e per il cibo. Inoltre l’energia viene comprata dalla multi utility e quindi resta qui, così come l’affitto che va a un proprietario di case del territorio – aggiunge Erba – Insomma di fatto accogliere aiuta la nostra economia”. Secondo il sindaco di Malpegno per avere ricadute positive non serve “fare un business sullo stile Mafia capitale”: “per riuscire a rendere replicabile il sistema noi esplicitiamo in maniera chiara come vengono spesi i soldi. E assicuro che anche con una gestione regolare si possono portare risorse sui territori e fare un’accoglienza molto più dignitosa”.

Fonte: Redattore Sociale

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rifugiati





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