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Giro d'Italia, a San martino vince Chaves, Nibali insegue

Giro d'Italia, a San martino di Castrozza vince colombiano Esteban Chaves

​Vince in solitaria la 19esima tappa del Giro d'Italia (Treviso-San Martino di Castrozza 151 km) Esteban Chaves. Il ciclista colombiano taglia il traguardo in 4h01'32".

Carapaz resta in maglia rosa, Nibali e Roglic inseguono

Dopo la 19esima tappa, da Treviso a San Martino di Castrozza (151 km), l'ecuadoriano Richard Carapaz ha conservato la maglia rosa. A sei minuti dal vincitore è arrivato il gruppetto dei big con Roglic che ha preceduto, Carapaz, Nibali e Landa. In classifica generale Carapaz resta al comando davanti a Nibali (+01:54), Roglic P. (+02:16) e al compagno di squadra Landa (+03:03). Domani la ventesima e penultima frazione della corsa rosa, la Feltre-Croce d'Aune (Monte Avena) di 194 chilometri con sei gran premi della montagna. Ultimo tappa per scalatori prima della cronometro conclusiva di domenica a Verona. 

Domani tappone dolomitico, dove iniziò leggenda Coppi e Bartali

Domani il Giro d’Italia affronta la penultima tappa, le Dolomiti bellunesi, dove potrebbe decidersi al corsa rosa (anche se domenica ci sarà una cronometro vera). La frazione da Feltre a Croce D’Aune (194 km), penultima tappa della 'corsa rosa', rappresenta l’ultima occasione per gli scalatori e l’ultima tappa di montagna della corsa. Il gruppo dovrà affrontare cinque salite lunghe e impegnative, con gli uomini di classifica che saranno costretti a raccogliere le ultime energie rimaste per provare a fare la differenza.    Richard Carapaz cercherà di difendere la maglia rosa aiutato dal compagno di squadra Mikel Landa, mentre Vincenzo Nibali tenterà di sferrare l'attacco decisivo e Primoz Roglic cercherà di non perdere terreno per giocarsi poi la vittoria nella cronometro di domenica dove parte favorito.    Le Dolomiti bellunesi sono un libro di storia del Giro d'Italia, che cominciò nel 1937, con il primo attraversamento della provincia veneta nella tappa Vittorio Veneto-Merano, dominata da Gino Bartali. Nel 1940 la prima vera e propria frazione, con arrivo e partenza a Pieve di Cadore, appena cinque giorni prima che Benito Mussolini annunciasse da Palazzo Venezia a Roma l'entrata in guerra dell'Italia. È in territorio bellunese che iniziò l'amicizia-rivalità tra Fausto Coppi e Gino Bartali, in quell'anno entrambi con la maglia della Legnano.    Sui tornanti del Falzarego, Coppi andò in crisi e venne aiutato da un Bartali molto attardato in classifica. Sei anni più tardi l'Airone restituì il favore a Ginettaccio. E nel 1949 il bellunese Dino Buzzati, commentando il Giro d'Italia, paragonò i due ad Achille ed Ettore, dopo che l'anno prima a Cortina d'Ampezzo, Fiorenzo Magni, il “Leone delle Fiandre”, aveva piazzato la sua zampata sul Giro. 

Il Giro ha regalato in provincia di Belluno altre gesta eroiche. Dal campione silenzioso Franco Balmamion fino alla cavalcata dei Monti Pallidi del 1962, tappa che vide il clamoroso ritiro del grande scalatore Charly Gaul. Nel 1964 la spuntò un giovane Marcello Mugnaini sui più blasonati Jacques Anquetil e Vito Taccone, in un Croce d'Aune infernale che vide oltre 300 forature. Quattro anni più tardi, Eddy Merckx confermò il soprannome di Cannibale sulle rampe delle Tre Cime di Lavaredo.    Le montagne bellunesi hanno accompagnato anche i gesti tecnici di "cuore matto" Franco Bitossi, costretto a fermarsi per far diminuire le palpitazioni cardiache mentre era in fuga sul Pordoi, e di Felice Gimondi, che nella tappa di Falcade non riuscì a vincere il Giro. Indimenticabile, infine, la folla sul rettilineo prima dei tornanti del Fedaia, quando Marco Pantani scattò prima del rifugio Capanna Bill nel 1998.   Tornando ai giorni nostri, il Giro si risolve al rush finale come negli ultimi tre anni: Froome l’anno scorso con la cavalcata solitaria partita sul Colle delle Finestre, nel 2016 Nibali con l’attacco iniziato a Risoul e concluso a Sant’Anna di Vinadio, l’anno successivo Tom Dumoulin strappò la maglia rosa a Nairo Quintana nella crono finale dall’Autodromo di Monza a Milano. Richard Carapaz ha un buon margine di vantaggio su Nibali e qualcosa in più su Roglic. Inoltre, l'ecuadoriano può contare sull'apporto della sua squadra, la Movistar, che non ha mai sbagliato un colpo e che ha in Mikel Landa il gregario perfetto per vincere il Giro sulle montagne. 

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