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Ibrahimovic : "Non sono qui come mascotte. Sono molto più cattivo di prima"

Ibrahimovic riabbraccia il Milan. Maglia numero 21 e idee chiare. Lo svedese si presenta carico e motivato: "Non sono qui per fare la mascotte".

"Dopo l’ultima partita giocata a Los Angeles ho ricevuto la chiamata di Paolo Maldini, ne abbiamo parlato. A 38 anni ho ricevuto più richieste di quando ne avevo 28 ma a quest’ età non scegli per soldi ma solo se l’adrenalina è tanta. Poi ho parlato molto anche con Zvone Boban ma ancora non avevamo un accordo ufficiale. Poi dopo l’Atalanta le chiamate sono diventate tante. Io non avrei mai voluto lasciare il Milan ma oggi sono di nuovo qui per dare il mio massimo".

"La squadra secondo me non merita l’attuale classifica, i risultati non sono stati eccellenti ma come dico sempre gli obiettivi non sono per “sprinter” ma per “maratoneti”. Il nostro obiettivo deve essere quello di vincere ma anche di costruire una crescita sul campo costante".

"Perché con me le cose dovrebbero cambiare? Non ho perso passione per quello che faccio".

"Cosa mi ha fatto scegliere il Milan? Il Milan è sempre il Milan, l’immagine e la storia non si può cambiare. La squadra dopo Berlusconi non è cambiata, io sono ancora un calciatore e resto positivo perché quando decido di buttarmi in un’avventura lo faccio al 100% altrimenti non mi sarei seduto qui insieme a Zvone e Paolo. Certo, forse sarebbe stato meglio se giocassero ancora".

"La fiducia è importante, credo sempre in quello che faccio. Se un calciatore è intelligente sa che cosa può fare per rendere al massimo e oggi ho l’esperienza giusta per saperlo".

"È difficile dire da fuori cosa sia successo a questa squadra, lo scoprirò da oggi in poi. Da fuori quello che posso assicurarvi è che il Milan è sempre Milan". 

"Oggi sono un compagno molto più cattivo di prima, sono me stesso. Quando mi alleno o gioco credo nel saper soffrire e nell’allenarsi al massimo. Non tutti sanno farlo e per questo mi aspetto tanto dai miei compagni, talvolta anche più di quanto uno può dare". 

"Prima dell’infortunio avevo tanti pensieri ma dopo ho capito che sono molto contento di giocare a calcio anche perché c’era chi diceva che sarebbe stato possibile. Impossibile che io possa giocare come 10 anni fa, invece di correre puoi tirare da 40 metri". 

"Se giochi al Milan le pressioni sono altissime. Dai tifosi ai club, tutto il mondo si aspetta che tu faccia risultati. Si può e dobbiamo sicuramente fare di più, perché se giochi nel Milan non significa che sei solo stato fortunato ma che c’è qualcuno che ti ha ritenuto adeguato". 

"Sto bene, dopo l’ultima partita che ho fatto mi sono sempre allenato anche perché mi piace stare attivo. L’unica cosa che non ho fatto è giocare con il pallone ma quello lo so sempre fare. Sono contento di sfidarmi con Cristiano Ronaldo, vediamo cosa succede". 

"Kulusevski? Credo che il calcio svedese stia andando bene, se un calciatore nato in Svezia si trasferisce in una grande squadra è sempre un bel segnale. Ieri Milan e Juventus ne hanno ufficializzato uno. Quando vivi in America è difficile vedere le partite giocate in Europa, ho sentito però belle cose su Dejan". 

"Rimanere nel calcio italiano e nel Milan anche dopo la mia carriera? Non si sa mai, quando ti trovi bene in un posto e con le persone che ti circondano ogni scelta è più facile. Non sono qui per i prossimi sei mesi perché sono Zlatan Ibrahimovic, devo dimostrare di meritare il Milan: il passato non conta".

"La sfida è se riuscirò a fare la differenza ancora oggi. Per farlo occorre lavorare e avere la mentalità giusta, se dovessi andare in campo senza portare risultati allora sarò io stesso a sedermi in panchina. Non ho 25 anni, lo stile e il gioco è cambiato ma so cosa devo fare per fare bene qui". 

"Ieri ho visto il mister per pochi minuti, ho fatto tanti controlli e sono arrivato a Milanello tardi. Nei prossimi giorni parleremo per capire quale sarà lo schieramento giusto per permettermi di dare il massimo". 

"Tornare al Milan in passato? L’anno scorso ho parlato con Leonardo ma all’epoca non mi sentivo pronto per tornare. Dopo l’infortunio ho fatto un anno e volevo ancora restare a Los Angeles per sentirmi nuovamente pronto. Dopo due campionati giocati in America mi sono nuovamente sentito vivo". 

"Lasciare il Milan è stato uno dei momenti più difficili della mia carriera. A 38 anni firmare per il Milan non l’ho visto in tante occasioni, sono contento. Non vengo per fare la mascotte, sono qui per aiutare in campo". 

"Derby? Sono sempre belle partite, ho vinto sia con una maglia che con l’altra. Come andrà la partita non lo so ma è sempre bello giocare certe gare. Penso una gara alla volta". 

"Quando si inizia un campionato l’obiettivo è sempre quello di vincere qualcosa. Oggi vengo a metà stagione e proveremo a fare di tutto per vincere anche la Coppa Italia. L’obiettivo primario però è quello di aiutare la squadra e alzare il livello mentale in campo. Qua in 5-6 mesi proverò a fare di tutto per aiutare". 

"Un giocatore con cui potrò avere un feeling particolare? Non conosco ancora bene i giocatori attuali, una volta che li conoscerò saprò chi potrà essere il “nuovo Nocerino”. Vedremo anche come il mister deciderà di farci giocare". 

"Se non faccio gol cerco di farlo fare ai miei compagni. Il calcio è uno sport collettivo, non si gioca soli. Proviamo ad aiutare per cambiare i numeri attuali del Milan. Bisogna credere fortemente in quello che si fa, solo così le cose si fanno e cambiano".

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