L'ambasciatore albanese ad Affari: "In Serbia clima non sportivo"
Di Roberta d’Eramo
Dopo gli incidenti, che hanno condotto alla sospensione e al rinvio della partita valida per le qualifcazioni a Euro 2016 Serbia-Albania, giocata a Belgrado il 14 ottobre scorso, l’ambasciatore albanese in Italia Neritan Ceka ci tiene a descrivere la vicenda nel modo giusto, principalmente con l’Italia con la quale esistono ottimi rapporti commerciali che ci racconta in questa intervista esclusiva
Si può dire che la partita, considerata già ad alto rischio, sia diventata un caso politico?
“Si potrebbe dire che si tratti di interpretazione politica di un caso sportivo o di interpretazione sportiva di un caso politico. Il clima era tutto fuorchè sportivo. Per i rappresentanti albanesi vi sono state molte difficoltà già in aeroporto e l’albergo era assediato. Io sono stato anche ministro dell’Interno e posso dire con cognizione di causa che le misure prese in occasione del match si prendono solo quando si riceve la visita del presidente degli Stati Uniti. Nello stadio di Belgrado, poi, l’ambiente era troppo per così dire ‘poliziesco’. Nessuna possibilità per i tifosi albanesi di accedere allo stadio, composto solo di tifosi serbi, che sventolavano migliaia di bandiere. E neanche una bandiera albanese. Dalle tribune venivano gridate continuamente espressioni nazionaliste serbe e i tifosi urlavano ‘uccidete tutti gli albanesi’ oppure ‘Kosovo è Serbia’ lanciando oggetti. Tutto lo stadio era circondato dalla polizia. D’un tratto nello è apparso un drone telecomandato con appesa una bandiera non ben visibile, ma che è stata interpretata come albanese. Un giocatore serbo ha bloccato il drone e preso la bandiera. Ne è nata una specie di colluttazione con altri giocatori albanesi. Da quel momento il campo è stato invaso da tifosi serbi che si sono scagliati sui giocatori albanesi. In serata, poi, le dichiarazioni delle più alte personalità serbe hanno accusato l’Albania per l’incidente. Il Presidente serbo addirittura ha pronunciato espressioni megalomaniche affermando che ‘gli albanesi devono correre 5 secoli per arrivare in Europa’. In tutta questa vicenda, comunque, il Governo albanese si è dimostrato estremamente tollerante. Per un’intera settimana le dichiarazioni della stampa sono state tutte a favore della Serbia. Ma ci tengo a chiarire che il governo albanese non ha nulla a che fare con questo incidente”.
Tra Albania e Italia esistono ottimi rapporti e notevoli sinergie commerciali…
“L’Italia è nostro partner strategico. E’ il primo partner in tutti i campi. Il 50% del commercio estero è con l’Italia. Il 50% degli investimenti stranieri in Albania sono italiani. Il più grande numero di imprese straniere in Albania sono italiane, così come il più grande numero di compagnie straniere i cui sono impiegati lavoratori albanesi sono italiane. In campo politico il Governo italiano ha avuto sempre relazioni eccellenti con l’Albania supportandola, in questi 25 anni di sviluppo democratico, con aiuti e sostegno politico”.
La Comunità albanese in Italia è numerosa…
“Abbiamo mezzo milione di albanesi che vivono e lavorano in Italia. Si tratta di una comunità molto attiva, molto integrata. Di loro 38mila sono imprenditori di piccole e medie imprese. Abbiamo 100mila allievi albanesi che studiano in Italia. Quasi 20mila italiani vivono in Albania, come imprenditori e come lavoratori e sono presenti 1000 studenti italiani. C’è una comunicazione bilaterale. Da tutte e due le parti c’è un movimento positivo che contribuisce a creare questo grande progetto jonico-adriatico dell’Unione europea”.
E’ stato reso noto l’impegno di alcune grandi banche italiane per il rafforzamento della propria rete in Albania…
“Noi siamo interessati ad aumentare il ruolo delle banche e delle compagnie di assicurazione della grande industria italiana che non è ancora sufficientemente presente in Albania. C’è la volontà politica e 1 miliardo di euro che il governo italiano ha investito durante questi 25 anni in Albania. Ma noi speriamo anche che il volume della presenza economica italiana nel nostro territorio aumenti grazie anche alla costruzione del gasdotto Tap che parte da Azerbaijan e attraversa l’Albania.
A che punto siete con le riforme necessarie per raggiungere lo status di candidato all’Ue?
“Nonostante la dichiarazione dell’Unione europea in base alle quali non ci saranno nuovi membri prima di 5 anni, abbiamo già messo in atto i meccanismi per attivare le riforme. Sappiamo bene che l’Ue non è un albergo a 5 stelle dove si entra senza pagare, piuttosto si tratta di un campo in cui entrano in gioco compatibilità e competitività. Se vogliamo andare in questa direzione in economia c’è tanto da fare e bisogna essere preparati prima di affrontare la concorrenza europea in industria e agricoltura. C’è tanto da fare anche nel campo dell’istruzione. Sappiamo bene che anche la nostra giustizia ha tanta strada da fare e siamo tutti impegnati. Anche i privati stanno seguendo questo programma a medio e lungo termine per essere veramente competitivi nell’Europa del futuro”.