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Closing Milan, Berlusconi ha venduto a Li. Italia non si (s)venda ai cinesi
CLOSING MILAN David Han Li, al centro il notaio, a dx Danilo Pellegrino

Closing Milan, Berlusconi ha venduto a Li. Italia non si (s)venda ai cinesi


È ufficiale. Il Milan è stato ceduto dalla Fininvest di Silvio Berlusconi alla Rossoneri Sport Investment Luxembourg. Nuovo presidente Li Yonghong. È vero che il fondo americano Elliott ha prestato alla cordata i soldi per il closing e avrà potere nella governance, ma la notizia è che le due squadre calcistiche di Milano sono di  proprietà  cinese.

Si guardi al centro sportivo “La Pinetina” di Appiano Gentile dove si allena l’Inter. All’ingresso campeggia la scritta Suning (nome del proprietario), anche e con caratteri cinesi. Ai lati del viale d’ingresso, bandiere blu col cubitale Suning. Opinabile la dichiarazione dell’ex calciatore e commentatore televisivo Billy Costacurta: “Dobbiamo produrre ricchezza per portare in Italia qualche campione”. Che ricchezza e lavoro porteranno in Italia Li Yonghong e Suning? (Si accolga il volo pindarico e con dovute proporzioni: quanta ricchezza e lavoro hanno creato per gli italiani i vari centri massaggi, ristoranti e bar   cinesi?).
 

Per tornare al calcio, si arricchiranno i calciatori milionari che verranno acquistati, i quali investiranno i loro guadagni in Internet e in banche e paradisi fiscali esteri. In generale svendendo ai cinesi, il Paese si impoverisce.  Certo, tutto regolare e nel rispetto della legge. Una società di calcio può essere venduta per 100/200/300 milioni, ma qui finisce il guadagno della proprietà. I cinesi quei 100/200/300 milioni li faranno diventare 200/400/600 poi 400/800/1.200 e così via. Semplificando, Italia più povera, Cina più ricca.

Per giunta – con tutto il rispetto per il singolo individuo cinese - la Cina è una dittatura, che pure adotta la concorrenza del libero mercato, una sorta di assurdo che evidentemente funziona (proprietà privata e liberismo sono due capisaldi della democrazia). Come sempre ci vorrebbe il solito pragmatico Donald Trump: “Il lavoro agli americani, basta la globalizzazione che ci impoverisce”. Non a caso il presidente cinese Xi Jinping (vero imperatore poiché capo dello Stato, dell’esercito e del Partito, unico e comunista) è un fautore della globalizzazione (come pure è pragmatico e infatti si è accordato nel recente incontro in Florida con Trump… e del resto quest’ultimo si è dimenticato del fatto che la Cina non è una democrazia).


CLOSING MILAN E DERBY CON L'INTER CINESE


Per tornare al calcio, una considerazione sui tifosi. Che cosa guadagneranno da tutto questo? Intanto il derby Inter-Milan si giocherà il prossimo sabato alle 12:30 per assecondare il pubblico televisivo asiatico, viste le proprietà cinesi. L’orario è scomodo. Alquanti protestano. In nome dei soldi e della globalizzazione i club calcistici vogliono giocare con gli spalti vuoti e con gli asiatici che li guardano in televisione nelle abitazioni di Giacarta, Nuova Delhi e Pechino? Se servisse un orario favorevole diverso, si giocherebbe alle 6:45?
 

 

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