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Finanza

Serve un approccio graduale alla questione del rischio sulla concentrazione dei titoli di Stato nei bilanci delle banche, riportavano pochi giorni fa i principali quotidiani europei. Ad affermarlo è Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, intervenendo al Parlamento europeo. “Non puoi chiedere alle banche che sono state strutturate in un dato modo di cambiare questo aspetto in tempi brevi. Non posso essere più preciso perché abbiamo solo iniziato le discussioni, e bisognerà lavorarci ancora (…) Se troviamo un terreno comune su come affrontare questo rischio, secondo me dovrà essere solo con un approccio graduale“.
E a proposito dell’Unione bancaria e dei provvedimenti sullo stato di crisi che dureranno presumibilmente fino al 2024, Dijsselbloem proseguiva: “Quindi usiamo gli anni rimanenti per gestire gradualmente rischi e squilibri che permangono e per introdurre passo dopo passo uno schema unico di garanzia dei depositi”.
Il Parlamento europeo ha prodotto una tabella che mostra Paese per Paese l'esposizione media delle banche (però la posizione delle singole banche può coprire un ampio spettro di valori) nei confronti del rischio sovrano del Paese di riferimento (bond, prestiti ecc.). Come sappiamo, ed è ulteriormente confermato da questa analisi, l'Italia è caratterizzata legame molto stretto tra banche e Stato. L’esposizione del settore bancario verso i titoli italiani è più che triplicata dal 2008 (da meno dell’8% a circa il 25% del Pil a fine 2015).
Diversa invece è la situazione dei Paesi nordici e della Germania, il cui governo infatti propone con insistenza di mettere un tetto alla presenza di titoli di Stato nel portafoglio delle banche.
In un suo veemente intervento su “Il Sole 24 Ore” Rossella Bocciarelli sostiene che “bene ha fatto il governo italiano ha minacciare di porre il veto. La proposta della Germania di porre il limite al 25% ai titoli di Stato in possesso delle banche è gettare benzina sul fuoco in una EU già in crisi con ritorno a spread altissimi e probabile default. Ma è possibile che chi fa queste proposte sia talmente incompetente e sprovveduto dei loro effetti nefasti? In realtà dietro queste misure si nasconde la malafede di Germania e Co, considerato che hanno tutto da guadagnare dall'aumento dello spread con conseguente crescita del bond. Stiamo in guardia: non ci facciamo turlupinare come al solito (bail in, immigrati...)”.
Una posizione, quella del governo italiano, che ha riscosso un certo successo nell’ambito del Parlamento Europeo, che in una mozione sull'Unione Bancaria ha proposto di valutare con attenzione le possibili modifiche, per non ridurre la possibilità di finanziamento degli Stati membri.
"E' una questione che deve essere risolta nell'ambito del processo di Basilea, a livello globale", aveva osservato il ministro Padoan durante la conferenza stampa al termine dell' ultimo Ecofin. "Stiamo parlando del comportamento di banche globali che fanno scelte di portafoglio a livello globale. Qualunque vincolo di bilancio imposto in modo meccanicistico avrebbe conseguenze negative".
Del resto anche Mario Draghi ha detto chiaramente che la riduzione del rischio, cioè la ponderazione dei titoli pubblici nei bilanci, e la condivisione del rischio, cioè la garanzia sui depositi, devono procedere in parallelo. In questa direzione si muove anche il prof. Emilio Barucci del Politecnico di Milano che, in un’intervista rilasciata a formiche.net, dichiara che in linea di principio “Germania e Olanda hanno ragione quando dicono di voler spezzare la commistione tra Stato e banche” limitando i bond domestici nei bilanci delle banche dell’Eurozona “ma bisogna arrivare a questo traguardo per gradi: una misura del genere applicata subito sarebbe una vera e propria tagliola e avrebbe un effetto devastante per il nostro Paese”.

Paolo Brambilla

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