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Finanza

Il rendimento del Bund tedesco a 10 anni tocca un nuovo minimo storico e scende al di sotto del fatidico zero. Tutti i bond governativi dell'area euro sono stati ben acquistati per qualche seduta, ma non con l'intensità del decennale tedesco. E’ partito anche il piano di acquisti delle obbligazioni societarie non bancarie da parte della Bce, nell'ambito del Qe, con l'obiettivo di portare a 80 miliardi di euro gli acquisti mensili. Bisogna però vedere se veramente si riuscirà a raggiungere almeno i 5 miliardi di euro di corporate bond, perché un livello sotto i 3 miliardi verrebbe letto come un insuccesso.

I consistenti acquisti sul Bund riflettono la riduzione dei bond governativi che possono essere acquistati nell'ambito del Qe. I paletti sono il rendimento non inferiore allo 0,40% e il tetto del 30% dei titoli di un'emissione. Ad esempio sono fuori dal Qe i titoli tedeschi con scadenze fino a cinque anni.

D’altra parte i rendimenti in tutti i mercati stanno crollando, in Europa e in USA. Anche a Tokyo la domanda di JGB a 15 anni li ha fatti scivolare sotto lo zero di rendimento. Ricordiamo che per le loro caratteristiche i Japanese Government Bonds sono molto simili agli U.S. savings bonds: sono molto richiesti dagli investitori con basso profilo di rischio, ma anche da investitori abituati a rischi maggiori, proprio per bilanciare i propri portafogli.

Radicali cambiamenti politici delle banche centrali sono raramente accolti con favore dalle banche nazionali. Con l'economia globale che ancora sta cercando di scrollarsi di dosso gli effetti persistenti della grande recessione, a distanza di oltre sette anni dal micidiale evento di Lehman Brothers, non c'è da meravigliarsi che le autorità monetarie siano alla ricerca di nuove direzioni nei loro sforzi di stimolo all’economia. Recentemente, questa spinta si è mossa nella direzione di punire i risparmiatori che scelgono forme investimento privo di rischio. Una mossa del genere, senza precedenti, ha preoccupato anche le banche per la sicurezza dei propri depositi.

In una serie di articoli, Analytics Moody ha cercato di valutare, in modo un po’ empirico, quanto i cambiamenti politici radicali influenzino i depositi. In generale, si è osservato che questi movimenti spesso hanno un impatto significativo sulla forma di depositi, ma non un effetto particolarmente grande sul loro ordine di grandezza. Anche se i tassi negativi causeranno sensibili modifiche nei comportamenti di investitori e risparmiatori sui mercati finanziari, questo effetto sarà più che compensato da un aumento dei depositi a vista.

Come abbiamo detto, a fronte dei cali dell'economia globale, con molte aree sull'orlo della recessione, le banche centrali sono alla ricerca di nuovi modi per aumentare l'attività economica e allontanare la deflazione. "Dobbiamo trovare - è l'appello di Draghi - nuove strade per ricostruire la fiducia tra gli Stati membri e tra le genti in Europa, una strada che a partire dalle istituzioni esistenti garantisca meglio che i bisogni della gente comune vengano accolti".

Il primo approccio tentato sulla scia della crisi finanziaria globale è stato il Quantitative easing (allentamento quantitativo), che probabilmente ha goduto di qualche modesto successo negli Stati Uniti, ma che è stato visto (giustamente o ingiustamente) come un fallimento in varie altre aree importanti del mondo. Salvo smentite, sempre possibili, pare che in Europa abbia comunque funzionato.

Più di recente, alcuni Paesi hanno provato un nuovo cambiamento di rotta che coinvolge il deposito di fondi di riserva nei sotterranei della banca centrale. Tali politiche sono state attuate in Giappone, che è stato un pioniere nell'uso delle tecniche di stimolazione monetaria radicali, la zona euro, la Svizzera, la Danimarca e Svezia. La possibilità che gli Stati Uniti possano tracciare una rotta simile non può essere del tutto escluso.

Secondo il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde a proposito dell’Europa "la crisi è stata contenuta, ma la sua eredità è ancora presente: è attesa una ripresa solo modesta della crescita dall'1,5% di quest'anno all'1,6% del 2017. Inoltre la disoccupazione rimane troppo alta, molti conti pubblici e privati sono deboli, i redditi sono per lo più stagnanti e c'è un crescente senso di disparità e timore che la prossima generazione possa trovarsi in condizioni peggiori".

"Il primo passo è garantire liquidità e ristabilire la stabilità del sistema bancario" conclude “e la Bce ha dato sostegno sostanziale e applicato politiche non convenzionali. Il nuovo meccanismo di supervisione è un grande passo avanti verso l'Unione bancaria, ma sono necessari maggiori sforzi per accelerare l'eliminazione delle sofferenze bancarie, che hanno frenato la crescita in molti Paesi dell'Eurozona".

 

Paolo Brambilla

 

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